Dall'Outlook Abi-Cerved, emerge che i crediti deteriorati delle imprese, nell'anno in corso, sono in salita arrivando al 3,5%. Tuttavia si prevede che nel 2025 scenderanno al 3,2% e nel 2026 ancora giù segnando un 2,7%.
Il prolungamento della politica monetaria restrittiva, l’elevata incertezza del contesto geopolitico e il rallentamento della congiuntura economica contribuiscono a una nuova crescita dei crediti deteriorati che, in ogni caso, sarà meno intensa rispetto ad analoghe fasi del passato. Al 2026 il rischio aumenterebbe di più per il settore delle costruzioni, per le micro e medie imprese e nel Mezzogiorno; miglioramento atteso invece per le grandi imprese.
Il contesto economico ancora debole e l’elevata incertezza geopolitica portano ABI e Cerved a stimare che nel 2024 il tasso di deterioramento del credito delle imprese si assesterà al 3,5% (dal 2,4% registrato nel 2023), mentre nel 2025 un maggior tono della crescita economica e il minor livello atteso dei tassi di interesse porteranno a un lieve calo (3,2%), per concludere nel 2026 con un tasso di deterioramento previsto al 2,7%, tre decimi di punto più del dato del 2023 ma al di sotto del livello del 2019 (2,9%).
Nel 2024 gli aumenti più consistenti si stimano per le micro (dal 2,7% al 3,7%) e le medie imprese (dall’1,3% al 2,3%), per le attività che operano nelle costruzioni (dal 2,5% al 4,0%), soprattutto di media dimensione (dal 2,7% al 4,8%), e nel Sud Italia (dal 3,2% al 4,4%), con incrementi particolarmente marcati per le microimprese (dal 3,4% al 4,6%).
Sono questi, in sintesi, i principali risultati dell’Outlook ABI-Cerved 2024-26 appena presentato, un report che ABI e Cerved realizzano periodicamente sulle stime dei flussi dei crediti erogati alle imprese che nel corso dell’anno vengono classificati come deteriorati (dati che oltre alle sofferenze includono, dunque, anche i crediti che le banche devono classificare come inadempienze probabili o crediti scaduti), espressi in percentuale dei crediti in bonis ad inizio anno, con dettagli dimensionali, per settore e per area geografica.
Il clima sfidante in cui si trovano a operare le imprese è testimoniato dall’aumento, seppur ancora limitato, dei tassi di deterioramento delle società non finanziarie riportato da Banca d’Italia, che mostra un valore pari al 2,43% nel complesso del 2023 (contro il 2,18% dell’anno precedente). Il 2023 presenta inoltre una dinamica in crescita lieve ma costante anche per il comparto delle famiglie.
“Le nostre stime sull’evoluzione dei crediti deteriorati restituiscono un quadro ancora complesso per le imprese italiane, alle prese con tensioni geopolitiche e condizioni finanziarie restrittive”, afferma Carlo Purassanta, Presidente Esecutivo di Cerved. “Il livello atteso per quest’anno – prosegue Purassanta – resterebbe comunque lontano dai livelli record raggiunti in passato, a testimonianza di una migliore redditività e posizione patrimoniale delle imprese italiane nell’ultimo decennio. Il patrimonio informativo, la ricerca e le capacità analitiche di Cerved, di concerto con le istituzioni e le accademie, sono a supporto del Paese per l’interpretazione e l’analisi degli scenari e dei relativi impatti per il tessuto economico”.
“In uno scenario macroeconomico che resta sfidante, il livello del rischio di credito per il mondo bancario italiano risulterà, nel prossimo futuro, fisiologicamente superiore a quanto sperimentato nell’ultimo biennio”. Questo il commento di Gianfranco Torriero, Vice Direttore Generale Vicario dell’ABI, che aggiunge: “Grazie all’affinamento delle tecniche di gestione e prevenzione del rischio da parte delle banche e al significativo e strutturale miglioramento del merito di credito delle imprese, l’intensità di tale aumento risulterà, tuttavia, contenuta nel confronto storico”...leggi l'analisi completa sul sito dell'ABI.