Dallo studio emerge una flessione del 14,7% del numero di richieste di credito presentate dalle imprese italiane nei primi 3 mesi dell’anno, a causa dell'incertezza derivante dalla pandemia di Covid-19 e dal lockdown
Dallo studio emerge una flessione del 14,7% del numero di richieste di credito presentate dalle imprese italiane nei primi 3 mesi dell’anno, con una dinamica negativa accentuata dall’incertezza derivante dalla pandemia di Covid-19 e dal conseguente lockdown che ha condizionato l’attività di numerosi settori dell’economia nazionale inducendo le imprese italiane ad adottare un approccio attendista.
La contrazione riguarda sia le Società di capitali, che nel trimestre hanno fatto segnare un -11,2%, sia le Imprese individuali, per le quali il calo è stato pari a -19,9%. Tra le regioni maggiormente colpite dall’emergenza sanitaria, la Lombardia mostra una contrazione delle richieste nel trimestre di osservazione pari a -18,9%, il Piemonte -18,5%, il Veneto -16,4% mentre in Emilia Romagna la flessione si ferma a -14,2%.
Dall’ultimo aggiornamento del Barometro CRIF emerge un altro dato interessante rappresentato dall’aumento dell’importo medio richiesto, che nel I trimestre dell’anno si attesta a 68.974 Euro nell’aggregato di Imprese individuali e società (nello stesso periodo del 2019 era risultato pari a 63.119).
Per quanto riguarda le Imprese individuali, le richieste di credito hanno visto un importo medio pari a 28.811 Euro contro i 93.371 Euro delle Società di capitali. Va sottolineato però come il 58,6% del totale delle richieste di finanziamento complessivamente presentate nei primi 3 mesi del 2020 abbia avuto un importo inferiore ai 20.000 Euro.
La dinamica in atto in questo primo scorcio d’anno è chiaramente legata a un evento eccezionale ma, a maggior ragione, è oltremodo rilevante che l’impegno di tutti debba essere orientato alla creazione delle condizioni per stimolare la domanda e facilitare l’accesso al credito per le Imprese più in difficolta così come per quelle che possono fungere da volano per far ripartire l’economia del Paese.
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