Dopo un lungo periodo di discesa dei tassi di default delle imprese, a dicembre 2023, secondo l'analisi di Crif il tasso di default medio sale al 2,39%.
L’elevato livello dei tassi di interesse, confermato dalla BCE anche negli ultimi mesi, associato a un’economia globale in lenta ripresa dopo gli anni della pandemia e alle variabili geopolitiche dei conflitti in atto, hanno generato una serie di effetti sull’imprenditoria e sulle PMI italiane. Sul fronte della rischiosità del credito, dopo un lungo periodo di discesa dei tassi di default, a partire dal 2022 si è assistito a un’inversione di tendenza che ha portato a un rialzo del tasso di default medio delle imprese italiane, seppur attenuato nel corso del 2023. Ciò nonostante, sul fronte del credito erogato si registra un aumento del numero di finanziamenti nel 2023 rispetto all’anno precedente. Queste alcune delle evidenze emerse dall’Osservatorio sulle Imprese realizzato da CRIF, che fornisce periodicamente una fotografia puntuale dei principali indicatori relativi all’andamento del credito di un campione di oltre 2,5 milioni di imprese, costituito da ditte individuali, società di persone e società di capitali italiane, elaborati sulla base del patrimonio informativo del Sistema di Informazioni Creditizie EURISC.
RISCHIOSITÀ DELLE IMPRESE: DEFAULT IN RISALITA LENTA MA COSTANTE
Dopo un lungo periodo di discesa dei tassi di default delle imprese, che hanno registrato un punto di minimo a fine 2021, fortemente influenzato dalle misure di sostegno governative in risposta alla pandemia di COVID-19, a dicembre 2023 il tasso di default medio delle imprese italiane sale al 2,39%. Più precisamente il 2023 si chiude con un tasso di default al 2,49% per le imprese individuali, 1,62% per le società di persone e 2,58% per le società di capitali. L’inversione di tendenza si era già notata a partire dal 2022, con un trend di lenta ma costante crescita. Per il 2024, CRIF Ratings, agenzia di rating del credito autorizzata da ESMA, prevede che il tasso di default delle società di capitali possa aumentare e attestarsi attorno al 3,5%.
“La crescita del tasso di default sarà influenzata dal permanere di un contesto di instabilità a livello globale e da uno scenario economico domestico ancora fragile. In particolare, i fattori rilevanti che potrebbero avere impatti sulla rischiosità delle imprese sono l’evoluzione delle tensioni in Medio Oriente, le decisioni da parte delle banche centrali in termini di politica monetaria su cui si intravedono i primi segnali di possibile allentamento nei prossimi mesi, l’esito delle elezioni negli Stati Uniti e del Parlamento Europeo, la traiettoria economica e politica della Cina” – commenta Luca D’Amico, CEO di CRIF Ratings...continua a leggere la notizia sul sito di Crif