Nel 2020 il sistema produttivo italiano ha fortemente risentito degli effetti della pandemia di Covid-19. Le vendite sono diminuite dell'8,6 per cento; la contrazione del fatturato ha interessato la maggior parte delle imprese ed è stata più intensa per quelle operanti nei settori più direttamente interessati dalle misure di contenimento dei contagi. A fronte di un calo delle ore lavorate del 10 per cento, il numero di occupati è diminuito solo del 2,4 per cento, grazie al blocco dei licenziamenti e all'ampio ricorso agli strumenti di integrazione salariale. La crescita media dei prezzi di vendita si è ridotta allo 0,9 per cento.
Lo scoppio della pandemia nei primi mesi dell'anno ha generato un'incertezza eccezionalmente elevata sulle prospettive economiche, che ha da subito determinato un diffuso ridimensionamento dei piani di investimento rispetto a quelli formulati precedentemente. Nel complesso, la spesa per investimenti si è ridotta dell'8,6 per cento, a fronte delle previsioni di espansione formulate alla fine del 2019.
Per l'anno in corso, le imprese anticipano una ripresa delle vendite, che però recupererebbero solo in parte la flessione registrata nel 2020, e un deciso aumento degli investimenti, sia nei servizi sia nell'industria, a fronte della sostanziale stazionarietà dell'occupazione. I prezzi di vendita registrerebbero in media una sensibile accelerazione.
La produzione nel settore delle costruzioni si è contratta del 7 per cento, nonostante l'espansione nel comparto delle opere pubbliche. Vi si è associato un calo della redditività e un aumento della domanda di finanziamenti. Il numero di addetti è comunque aumentato. Le imprese si attendono un marcato recupero della produzione nel 2021, sia nell'edilizia pubblica sia in quella privata.