Italiani più poveri, il ceto medio crolla al 27%

Posted on 18/03/2021 in Dati di Settore by CNEL

Ceto medio al collasso in Italia, crescita tensione sociale, donne vero sistema di welfare italiano, paura e attesa sono il sentiment prevalente, questo emerge dal Rapporto Ipsos-Flair 2021 presentato ieri al CNEL.

Lo smottamento del ceto medio, passato da quasi il 40% del pre-pandemia al 27% di oggi; la crescita della tensione sociale, che cova sotto la cenere ma che intanto è salita al 73% e potrebbe esplodere da un momento all’altro; il dato che le donne sono il vero (e non riconosciuto) sistema di welfare italiano (61% contro il 21%); la paura (28%) e l’attesa (33%) sono i due sentimenti dominanti del momento, seguiti da altre due pulsioni negative come delusione (24%) e tristezza (22%); la rabbia ribolle nel 13% delle persone, mentre serenità, dinamismo e passione animano, ciascuna, il 5% dell’opinione pubblica.

Sono i numeri più significativi, su un campione di 1000 persone rappresentativo della popolazione italiana per ogni quesito, che emergono dal Rapporto Ipsos-Flair 2021 presentato oggi al CNEL dal presidente Tiziano Treu, Nando Pagnoncelli ed Enzo Risso, presidente e direttore scientifico Ipsos, e commentato da Vladimiro Giacché, responsabile Comunicazione, Studi e Marketing strategico Banca del Fucino; Linda Laura Sabbadini, editorialista La Repubblica e Marco Tarquinio, direttore Avvenire.

Il rapporto 2021 parla metaforicamente della “danza immobile di un Pase al bivio” e come ogni anno prova a decodificare i mutamenti in corso attraverso i valori, i comportamenti, le trasformazioni dei singoli individui e della società italiana nel suo complesso.

“L’Italia è un Paese ambiguo sul da farsi, incompleto nella sua capacità di agire, avvolto, come in un eterno ossimoro, in una danza immobile, in cui i personaggi in scena lottano per le proprie maschere”, ha detto Pagnoncelli.

“Molti dei danni collaterali del Covid li cominciamo a intravvedere, ma non riusciamo ancora a pesarne fino in fondo la portata. Non sappiamo quando, se e come finirà la pandemia. Non sappiamo ancora il reale impatto economico, tantomeno quello di lungo periodo: quanti saranno i nuovi disoccupati, quanti professionisti commercianti, operatori turistici o piccoli imprenditori perderanno la propria impresa o attività. Non riusciamo a definire in tutte le sue sfaccettature, la dimensione dei danni arrecati al sapere, alla formazione delle future classi dirigenti, né riusciamo a quantificare gli effetti futuri sui comportamenti sociali, culturali e sui consumi”, ha affermato Risso.

Per il presidente Treu, “Lo scenario delineato dal Rapporto Ipsos, che è emerso anche dai documenti presentati dal CNEL negli ultimi mesi al Parlamento e al Governo, ci obbliga a correre e recuperare il tempo perduto. Milioni di imprenditori e lavoratori, soprattutto donne e giovani, aspettano risposte che tardano ad arrivare. Le prospettive di ripresa sociale e personale dalle ferite della pandemia sono più complesse dei processi di mera ricostruzione economica e richiedono quindi misure altrettanto complesse di protezione e di promozione umana affinché la transizione epocale in atto sia effettivamente giusta e non si limiti a innovare nelle scelte della economia, ma sappia aiutare le persone a sostenere l’impatto delle novità economiche e tecnologiche e a beneficiarne”.

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