La trentaduesima edizione del Rapporto annuale sulla situazione del Paese traccia un bilancio degli effetti dell’emergenza sanitaria sulla società e sull’economia nel momento del suo superamento.
Nel 2023, la crescita del Pil mondiale è stata pari al 3,2 per cento, secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), rispetto al 3,5 per cento del 2022. Questo risultato compendia un sensibile rallentamento nelle economie avanzate – dal 2,6 all’1,6 per cento – e un lieve rafforzamento in quelle emergenti, dal 4,1 al 4,3 per cento (Figura 1.1a). Per il 2024 e il 2025 la previsione di aprile del Fmi è di un modesto recupero nelle economie avanzate (1,7 e 1,8 per cento rispettivamente) e il mantenimento di un ritmo di crescita superiore al 4 per cento annuo in quelle emergenti. Su queste previsioni pesano diversi elementi di rischio e incertezza, dai conflitti regionali (in particolare, le tensioni in Medio Oriente e la guerra in Ucraina), a una nuova impennata dei costi delle materie prime e una discesa più lenta del previsto dell’inflazione, dall’andamento dell’economia cinese (per la quale sono emersi rischi di deflazione accentuati dai problemi del settore immobiliare), a un possibile indebolimento dell’interscambio commerciale. Nel 2023, negli Stati Uniti e nell’Unione economica e monetaria europea (Uem) l’inflazione si è ridotta rapidamente, grazie all’allentamento dei vincoli dal lato dell’offerta e all’orientamento restrittivo della politica monetaria. In media, nel 2023, i prezzi sono cresciuti negli Stati Uniti del 4,1 per cento (8,0 per cento nel 2022) e nell’Uem del 5,4 (8,4 l’anno precedente); la previsione dell’Economic Outlook dell’Ocse di inizio maggio è di un calo al 3,0 e 2,3 per cento rispettivamente già nell’anno in corso. La discesa dell’inflazione è stata favorita dal calo delle quotazioni delle materie prime energetiche, mentre l’inflazione di fondo, al netto delle componenti più volatili, ha seguito un percorso più graduale..continua a leggere il Rapporto annuale Istat 2024