Il calo del Pil del 4,7% nel primo trimestre, attribuibile completamente al mese di marzo, è un dato senza precedenti.
Il calo del Pil del 4,7% nel primo trimestre, attribuibile completamente al mese di marzo, è un dato senza precedenti. Nel primo trimestre del 2009, anno di eccezionale riduzione del Pil (-5,5%), la flessione fu del 2,8%. Un livello del Pil reale simile a quello della prima parte del 2020 si ritrova solo prima del 2000.
Non può consolare che dinamiche congiunturali analoghe a quelle italiane si siano registrate nelle altre economie europee. Anzi, questa circostanza rende difficile immaginare un’eventuale ripresa basata sulle sole esportazioni.
Non meno preoccupanti sono i dati sul mercato del lavoro di marzo, quando il numero di occupati è risultato già inferiore di 170mila unità rispetto a novembre 2019. D’altra parte, la relativa tenuta dei livelli occupazionali è frutto delle politiche messe in atto dal Governo, ma non si può ignorare la significa migrazione di parte dei disoccupati verso l’inattività. L’impossibilità, in questo momento, di svolgere reali azioni di ricerca di un lavoro ha presumibilmente avuto un impatto significativo su quella componente che si apprestava a svolgere lavori stagionali nel settore del turismo. E’ probabile che i peggiori effetti sull’input di lavoro si vedranno sulle ore effettivamente lavorate.
A completare il quadro si conferma l’assenza d’inflazione nel sistema. Questa situazione subirà un peggioramento nel secondo trimestre e, in particolare, nel mese di aprile. Diventa urgente che gli attori politici e istituzionali, nazionali e internazionali, provino a superare il falso conflitto tra sicurezza pubblica e ripresa economica, mettendo in campo protocolli credibili e condivisi che consentano, dove possibile e appena possibile, la riapertura delle attività produttive.
Questo il commento dell’Ufficio Studi di Confcommercio ai dati diffusi dall’Istat.