Presentato l’Outlook ABI-Cerved sui crediti deteriorati

Posted on 08/03/2021 in Dati di Settore by ABI

L'ABI evidenzia come le misure straordinarie durante la pandemia hanno finora impedito un'impennata dei default. Solo nel 2021 è atteso un aumento di crediti deteriorati, con un miglioramento parziale nel 2022.

Le misure straordinarie a sostegno delle imprese adottate durante la pandemia hanno finora impedito che il blocco delle attività economiche e le successive restrizioni dovute all’emergenza sanitaria si traducessero in un’impennata dei default delle aziende e in un aumento della rischiosità del credito. Solo nel 2021 è atteso un aumento dei nuovi flussi di crediti deteriorati, con un miglioramento parziale nel 2022. 

​In base ai dati, nel 2020 i tassi di deterioramento delle imprese italiane sono scesi verso i minimi storici (2,5%). Con la fine delle misure di emergenza, i tassi di deterioramento sono attesi in crescita nell’anno in corso (4,3%), per poi tornare a calare nel 2022, quando si attesteranno comunque su livelli (3,7%) superiori a quelli pre-Covid. Comunque i nuovi flussi di crediti in default si manterranno su livelli ben distanti rispetto ai picchi raggiunti nel 2012 (7,5%). Gli impatti più pronunciati al termine del biennio interesseranno le aziende di media dimensione e le imprese operanti nell’edilizia e nei servizi, settori particolarmente colpiti dalla pandemia, mentre le piccole imprese e le aziende operanti nel comparto industriale risulteranno relativamente meno segnate dalla crisi. 
È questa, in estrema sintesi, la fotografia dell’Outlook ABI-Cerved sui crediti deteriorati delle imprese italiane, che presenta stime e previsioni sull’andamento dei tassi di deterioramento del credito erogato alle società non finanziarie con dettagli dimensionali, per settore, per area geografica e un orizzonte temporale che comprende previsioni fino al 2022. 
I tassi di deterioramento delle società non finanziarie, cioè la quota di crediti in bonis passati allo status di deteriorati, hanno registrato una contrazione portandosi nel terzo trimestre del 2020 al 2,5% (dal 2,9% del terzo trimestre 2019), a livelli molto distanti dai picchi raggiunti nel pieno della crisi economica (7,5% a fine 2012). A partire dal 2021, al termine degli effetti di contenimento delle moratorie e delle altre misure eccezionali adottate dalle autorità di vigilanza e dai governi, questa lunga fase di miglioramento si interromperà, con inevitabili riflessi sui tassi di deterioramento del credito. 
Secondo le previsioni, nel biennio 2021-22 i tassi di deterioramento delle società non finanziarie torneranno a crescere: nel 2021 l’incidenza dei flussi di nuovi prestiti in default sul totale dei prestiti in bonis è prevista al 4,3%, con un calo nel 2022 (3,7%) che terrà i tassi di deterioramento su livelli più alti rispetto al pre-Covid (2,9%) ma decisamente più bassi rispetto ai precedenti massimi del 2012 (7,5%). 
L’impatto del Covid sui tassi di deterioramento nel biennio 2021-22 risulterà più significativo per le medie imprese (dall’1,7% del 2019 al 2,9% del 2022) e per le microimprese (dal 3,1% del 2019 al 3,9% del 2020), e relativamente più contenuto per le piccole imprese, che al termine del periodo di previsione si attesteranno al 2,6%, un valore più alto del 2019 (2,1%) ma inferiore rispetto al 2007 (2,9%).
 

 
A livello settoriale, i comparti più colpiti saranno i servizi (dal 2,8% del 2019 al 3,8% del 2022) e le costruzioni (dal 4,0% al 4,9%) mentre l’industria, pur aumentando i tassi dal 2,3% del 2019 al 2,9% del 2022, si manterrà su livelli inferiori a quelli del 2008 (3,3%). Le piccole imprese operanti nel settore terziario rappresentano l’unico cluster di imprese che al termine del periodo di previsione farà osservare tassi di deterioramento inferiori al periodo pre-Covid (2,0% nel 2022 contro 2,1% nel 2019).
Le previsioni a livello territoriale evidenziano gli incrementi più marcati nelle regioni del Centro, dove la percentuale di crediti in default sul totale dei prestiti in bonis raggiungerà il 4,4% nel 2022 (dal 3,0% del 2019). Nel Nord-Ovest e nel Nord-Est il rialzo dei tassi risulterà nell’ordine dello 0,7% rispetto al 2019 (rispettivamente 3,1% e 2,8% nel 2022). Il Sud si conferma al termine del periodo di previsione l’area territoriale caratterizzata dai tassi di deterioramento più alti.
 
“I dati presentati oggi - ha dichiarato Giovanni Sabatini, Direttore Generale di ABI - confermano gli effetti positivi, per l’economia, delle iniziative assunte dalle autorità, nazionali ed europee, e dalle banche. In uno scenario che resta incerto è necessario che le misure attivate per far fronte alla crisi siano mantenute in vigore sino al definitivo superamento dell’emergenza sanitaria e, successivamente, sarà comunque fondamentale applicare la massima gradualità nella loro rimozione. È altrettanto importante intervenire sul quadro regolamentare affinché incentivi le banche a concedere misure di agevolazione a favore di famiglie ed imprese, evitando il rischio che queste posizioni, seppur solo in una fase di difficoltà momentanea, debbano essere riclassificate come deteriorate”. 
“Le misure di contenimento finora hanno funzionato bene, minimizzando l’impatto sul settore bancario ed evitando fallimenti a catena”, ha commentato Andrea Mignanelli, Amministratore Delegato di Cerved. “Ora però viene il difficile: il Covid ha impresso una forte accelerazione ad alcune tendenze, come la digitalizzazione, che hanno il potenziale di cambiare la struttura della nostra economia. È necessario selezionare gli interventi, favorendo una transizione verso le imprese e i settori più produttivi: Cerved è pronta a supportare le istituzioni e le banche a prendere decisioni basate su informazioni affidabili, puntuali e con una forte capacità prospettica”.

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