La diffusione delle auto elettriche e dei punti di ricarica in Italia nello “Smart Mobility Report” del Polimi. Secondo lo studio sembrano diminuire le immatricolazioni nel nostro Paese ma non in Europa.
L’auto elettrica in Italia ancora non decolla, anzi arretra. Si vendono meno veicoli elettrici degli anni precedenti, sostanzialmente perché i costi sono ancora troppo elevati, mancano gli incentivi e ci sono ancora troppi interrogativi sulla durata della ricarica elettrica e su dove, come e quando poter ricaricare il proprio veicolo. In Europa non è così: l’elettrico si sta gradualmente diffondendo. D’altra parte da noi continuano a crescere i punti di ricarica ad accesso pubblico e privato. Le realtà che se ne occupano sono diverse e, sul quel settore, il Paese si sta attivando, almeno nel centro-nord. “Siamo in un periodo di forte cambiamento – ha esordito Umberto Bertelé, ordinario di Strategia e presidente onorario del MIP al Politecnico di Milano – in un contesto di tensione generale sui mercati. Il settore dell’auto è sempre stato fondamentale, anche per l’occupazione. L’auto ‘verde’ va a cambiare le carte in gioco. E, come per ogni rivoluzione, cambiano i protagonisti”.
La diffusione delle auto elettriche continua a crescere in maniera molto accentuata a livello internazionale, talvolta superando i piani di sviluppo degli operatori. Non si può dire lo stesso per l’Italia, che nel 2022 ha registrato un deciso rallentamento delle immatricolazioni (-15% rispetto al 2021) e anche nel primo semestre del 2023 non mostra quel “cambio di passo” che invece sarebbe assolutamente necessario, non solo in vista dell’obiettivo al rialzo previsto dal nuovo PNIEC (6,6 milioni di auto circolanti al 2030, contro i precedenti 6 milioni, e una progressiva riduzione dei veicoli tradizionali), ma soprattutto per abilitare ricadute virtuose sul tessuto industriale nazionale.La diffusione delle auto elettriche continua a crescere in maniera molto accentuata a livello internazionale, talvolta superando i piani di sviluppo degli operatori. Non si può dire lo stesso per l’Italia, che nel 2022 ha registrato un deciso rallentamento delle immatricolazioni (-15% rispetto al 2021) e anche nel primo semestre del 2023 non mostra quel “cambio di passo” che invece sarebbe assolutamente necessario, non solo in vista dell’obiettivo al rialzo previsto dal nuovo PNIEC (6,6 milioni di auto circolanti al 2030, contro i precedenti 6 milioni, e una progressiva riduzione dei veicoli tradizionali), ma soprattutto per abilitare ricadute virtuose sul tessuto industriale nazionale.