Ieri l’audizione, presso la Commissione parlamentare d'inchiesta sul sistema bancario e finanziario, della Sottosegretaria di Stato al MEF, sul sistema bancario nel Mezzogiorno d'Italia.
Riportiamo di seguito per punti una sintesi di quanto emerso nel corso dell'audizione.
Di seguito un breve riepilogo dei temi emersi nel corso dell’audizione.
Profilo generali sul sistema finanziario meridionale
Il sistema economico del Mezzogiorno è caratterizzato da servizi pubblici meno efficienti e da imprese di dimensione e produttività minori rispetto al nord Italia. La struttura del sistema finanziario, centrato sugli istituti di credito, è caratterizzato dalla presenza di un elevato numero di operatori bancari di piccola dimensione. Inoltre, il numero degli sportelli è ridotto rispetto al centro/nord e le imprese meridionali hanno una maggiore dipendenza dal credito rispetto al resto del paese. La quota di prestiti bancari sul totale delle passività finanziarie per le imprese del territorio è del 70% rispetto al 50% del nord Italia. Sia per le famiglie che per le imprese il costo del credito è superiore alla media nazionale, questo vale anche per i mutui destinati all'acquisto di abitazioni, in Liguria, ad esempio, di media, il tasso applicato è pari a 1,44% rispetto all’1,77% della Sardegna.L’accesso al credito risulta più difficile e la minore dimensione delle aziende si associa spesso con la scarsa qualità delle informazioni economico-finanziarie rese disponibile ai finanziatori. Questo determina la minore capacità di autofinanziamento e una minore propensione degli operatori di mercato ad investire in capitale di rischio. La sottocapitalizzazione dovuta al maggiore livello di indebitamento incremente il livello di rischiosità che può, per giusta conseguenza, comportare costi più elevati.
Efficienza giudiziaria e recupero del credito
Un recente studio di Bankitalia sulla durata della procedura fallimentare rileva la minore efficienza del sistema giudiziario meridionale rispetto al resto del Paese, che incide sulle prospettive di recupero dei crediti e si riflette sui maggiori costi applicati dagli intermediari. La maggiore rischiosità nel finanziamento delle imprese nel meridione è dimostrata anche dal tasso di deterioramento dei crediti che resta stabilmente superiore rispetto alla media nazionale anche nei periodi di crescita economica.
Accesso al credito
La difficoltà di accesso al credito ad altre fonti di finanziamento non bancarie a lungo termine limita la possibilità di finanziare investimenti privati determinando un circolo vizioso sulla crescita dell’economia meridionale. Per tale motivo, il finanziamento degli investimenti nel Sud è affidato, più che in altri aree del paese, a fondi pubblici e ad attori istituzionali sia nazionali (ad esempio, CDP) che locali (società finanziarie partecipate dalle Regioni).
Attuale dinamica dei finanziamenti
Nella recente crisi, la dinamica dei finanziamenti innescata dalle misure di liquidità adottate dal governo è risultata più debole nel Mezzogiorno rispetto al resto del paese. Su circa 2 milioni di richieste di garanzie, solo il 25% provengono da Regioni meridionali, pari al 20% degli importi totali dei finanziamenti. Dal lato dell’offerta delle fonti di finanziamento, la struttura si caratterizza per la scarsa presenza di operatori non bancari. Ad esempio, l’emissione di minibond è solo per l’11,2% nel Sud e 88,8% nel centro-nord.
Settore bancario
Secondo l’ultima pubblicazione statistica di Bankitalia, gli istituti di credito operanti nel Sud Italia e nelle isole sono 91, per un numero di sportelli pari a 5.122, particolarmente concentrati in Sicilia, Campania e Puglia. In gran parte sono operatori bancari di piccole dimensioni, non quotati e con struttura proprietaria poco contendibile (soprattutto nel modello di banca popolare), fattori che aumentano i rischi di inefficienza e impediscono lo sfruttamento di economie di scala. Ciò comprime le possibilità di sostenere adeguatamente le imprese meridionali, soprattutto quelle di medie dimensioni con prospettiva di crescita. Si sottolinea che il processo di sviluppo del sistema finanziario nel Mezzogiorno potrebbe avvenire anche grazie all’utilizzo delle risorse del PNRR.
Rafforzamento patrimoniale MCC
Il Dl 142/2019 ha previsto un rafforzamento patrimoniale di Banca del Mezzogiorno Mediocredito Centrale (MCC) pari a 900 milioni destinato al rafforzamento del sistema finanziario di questa parte del paese, da realizzarsi anche attraverso il ricorso all’acquisizione di partecipazioni al capitale di società bancarie e finanziarie. Il primo intervento effettuato da MCC ha riguardato la Banca Popolare di Bari.
Banca Popolare di Bari: amministrazione straordinaria
La Banca è nata come società cooperativa per azioni, nel 1960 e dalla sua fondazione è diventata un gruppo creditizio autonomo del Sud. Nonostante superasse la soglia massima di attivo (8 mld) prevista dalla riforma del 2015 delle banche popolari, Banca Popolare prima dell’Assemblea del 2020 non aveva ancora realizzato la trasformazione in S.p.A. Negli ultimi anni la situazione aziendale ha registrato un deterioramento: in ragione delle gravi perdite patrimoniali, la Banca d'Italia, con decisione del 13 dicembre 2019, l'ha sottoposta ad amministrazione straordinaria.
Intervento MCC e Fondo interbancario
A fronte di tale situazione, è stato coinvolto il MCC nell’ambito di un piano di rilancio della Banca, che prevedeva l’intervento straordinario del Fondo interbancario di tutela dei depositi. In questo contesto, il 31 dicembre 2019 è stato sottoscritto da parte del MCC e del Fondo Interbancario e della Banca popolare di Bari un accordo quadro volto a dare esecuzione ad un’operazione avente la finalità di ricapitalizzare la Banca e riportandola ad una situazione di sostenibilità. L’obiettivo dell’operazione è quello di rilanciare la banca e di porre le basi per successive integrazioni con altri istituti di credito. L’intervento complessivo del Fondo interbancario e del MCC ha previsto la ricapitalizzazione per un importo totale di 1,6 mld, di cui 677 mln versati a copertura delle perdite e 933 mln conferiti a titolo di sottoscrizione dell’aumento di capitale. La quota dell’intervento di pertinenza del Fondo interbancario si è attestata a 1,17 mld. Nel ripartire l’intervento, i due soggetti avevano due vincoli: per quanto attiene l’intervento del MCC, le modalità e l’entità dell’intervento sono state definite in funzione di una remunerazione attesa del capitale investito ancorata a logiche di mercato (coerente con i vincoli della disciplina europea in materia di aiuti di stato); d’altra parte, il Fondo interbancario ha agito rispettando il principio del minor costo. Oltre alla ricapitalizzazione, è stata realizzata una cessione di circa 2 mld di NPL ad AMCO S.p.A, con l’obiettivo di favorire il processo di smobilizzo degli NPL e il miglioramento della asset quality della banca.
Trasformazione BPB in S.p.A
L’operazione di ingresso di MCC nel capitale della banca si è conclusa nella trasformazione della Banca in Società per azioni, approvata nell’Assemblea del 29 giugno 2020. Nell’ottobre 2020, cessata l’amministrazione straordinaria, si è proceduta alla nomina dei nuovi organi sociali e nel febbraio 2021 è stato rinnovato il CdA della Cassa di Risparmio di Orvieto, partecipato dalla Banca popolari di Bari. Nel marzo 2021, Bankitalia ha registrato il gruppo bancario MCC nel relativo albo e il gruppo comprende anche la Popolare di Bari e la Cassa di Risparmio di Orvieto.
Piano industriale e prospettive Gruppo MCC
Il piano industriale 2020-2024 del Gruppo MCC, aggiornato a febbraio, ha delineato una strategia per il Sud Italia e ha confermato per la Banca Popolare di Bari un modello tradizionale di operatività sul territorio, delineando un modello di business focalizzato sulle famiglie e sulle PMI e prevedendo un intervento di razionalizzazione dei costi (tra le altre cose, riduzione spese amministrative, nuovi modelli di servizio e revisione processi interni). L’effetto combinato di questi elementi sono alla base del previsto raggiungimento dell’equilibrio economico e del ritorno alla redditività. Il piano prevede un ulteriore specializzazione dell’operatività del MCC nell’assistenza finanziaria delle PMI meridionale: si intende sfruttare le possibilità che si creeranno con l’attuazione del PNRR e porsi come intermediario per le imprese che parteciperanno all’attuazione dei progetti ivi previsti. Il Piano, inoltre, prevede l’integrazione della Popolare di Bari e della Cassa di Orvieto nella catena di distribuzione dei servizi offerti da MCC alle imprese. L’integrazione di MCC con Popolare di Bari costituisce un primo passo per la costituzione di un polo finanziario meridionale che potrebbe contribuire a migliorare le condizioni e le fonti di accesso dei finanziamento.