Sergio Nicoletti Altimari, Capo del Dipartimento Economia e Statistica della Banca d'Italia, ha tenuto un'audizione preliminare all'esame del Def 2024 davanti alle Commissioni riunite V della Camera dei Deputati.
1. Il quadro macroeconomico
Sull’attività economica mondiale continuano a pesare gli effetti delle politiche monetarie restrittive e dell’incertezza alimentata dai conflitti in corso. La crescita del prodotto è superiore alle attese negli Stati Uniti, mentre in Cina è tuttora ostacolata dalla crisi del settore immobiliare. Il commercio globale risente della debolezza del ciclo manifatturiero e rimane in parte frenato dai rincari del trasporto marittimo dovuti alle tensioni nel Mar Rosso. Alcuni segnali positivi sono emersi nei mesi recenti dagli indici dei responsabili per gli acquisti, in aumento soprattutto per il settore dei servizi. Secondo le stime diffuse ad aprile dal Fondo Monetario Internazionale, la crescita del PIL mondiale si stabilizzerebbe poco al di sopra del 3 per cento quest’anno, come nell’anno passato, inferiore a quella non particolarmente elevata del decennio precedente la crisi pandemica. L’economia dell’area dell’euro è in sostanziale stagnazione dall’ultimo trimestre del 2022 e i dati disponibili per la prima parte di quest’anno, pur con qualche segnale di ripresa, ancora non suggeriscono un deciso ritorno alla crescita. Questo andamento risente in particolare della debolezza del ciclo a livello globale e in Germania. L’inflazione dell’area è diminuita nel 2023 (al 5,4 per cento, dall’8,7 del 2022) e ha continuato a calare anche nei primi mesi di quest’anno, scendendo al 2,4 per cento in marzo. Vi ha inciso la dinamica della componente energetica, che si è fortemente ridimensionata grazie alla normalizzazione del prezzo del gas naturale, tornato ai valori dell’estate del 2021, prima delle interruzioni dei flussi dalla Russia. Il prezzo del petrolio, pur in un contesto di domanda debole, è stato recentemente sospinto dai tagli alla produzione dell’OPEC+, e risente della persistente incertezza connessa con i conflitti in atto nell’area mediorientale. Anche la dinamica dei prezzi al netto dei beni energetici e alimentari (inflazione di fondo) si è ridotta, scendendo sotto al 3 per cento il mese scorso, un livello inferiore di oltre due punti rispetto ai massimi registrati un anno fa. Contribuisce al processo di disinflazione la restrizione monetaria attuata dalla BCE. Nelle proiezioni di marzo degli esperti della BCE il PIL dell’area aumenterebbe dello 0,6 per cento nel 2024, per accelerare intorno all’1,5 nel 2025 e all’1,6 l’anno seguente; l’inflazione scenderebbe al 2,3 per cento nella media del 2024 e si riporterebbe appena sotto al 2 nel prossimo biennio. Nella riunione di aprile il Consiglio direttivo della BCE ha deciso di lasciare invariati i tassi di riferimento. Il Consiglio direttivo ha annunciato anche che l’attuale grado di restrizione della politica monetaria potrà essere ridotto qualora le prospettive di inflazione, la dinamica dell’inflazione di fondo e l’intensità della trasmissione della politica monetaria consolidino ulteriormente la fiducia che l’inflazione stia convergendo stabilmente verso l’obiettivo. I mercati si aspettano un primo taglio di 25 punti base in giugno e un calo complessivo di circa 100 punti base entro la fine dell’anno. Nel nostro paese, la crescita nel quarto trimestre del 2023 è stata dello 0,2 per cento, in linea con il tasso medio osservato in corso d’anno e in calo rispetto al precedente. Alla contrazione dei consumi, indeboliti dagli effetti dell’elevata inflazione, si è contrapposto l’aumento delle altre componenti della domanda, in particolare degli investimenti, che hanno segnato una forte espansione nel comparto edilizio. Il valore aggiunto è molto aumentato nelle costruzioni, verosimilmente anche per l’accelerazione impressa ai lavori di ristrutturazione edilizia in vista del ridimensionamento degli incentivi fiscali a partire da quest’anno; è rimasto pressoché stabile sia nell’industria in senso stretto sia nei servizi, mentre si è contratto nell’agricoltura. Sulla base delle informazioni più recenti, la crescita sarebbe rimasta modesta nei primi mesi dell’anno in corso. La produzione manifatturiera sarebbe diminuita nel primo trimestre, frenata dalla fiacchezza della domanda. Per contro, l’attività avrebbe beneficiato di un recupero nei servizi e di una ulteriore espansione nel comparto delle costruzioni, dove la produzione è però diminuita in febbraio; secondo le indagini condotte dall’Istat, l’ammontare dei lavori in corso o ancora da eseguire resta elevato, nonostante il calo delle nuove commesse. L’occupazione, salita molto alla fine dello scorso anno soprattutto nei servizi e nelle costruzioni, è rimasta stabile nei primi due mesi del 2024. Al contempo, l’inflazione si è marcatamente ridimensionata nel corso del 2023 e rimane molto contenuta nella media del primo trimestre (intorno all’1 per cento); quella al netto delle componenti più volatili ha continuato a scendere, portandosi al 2,2 per cento in marzo (da 2,6 in febbraio). Secondo le nostre proiezioni, diffuse all’inizio di aprile, la crescita sarebbe quest’anno dello 0,6 per cento e si collocherebbe in media poco al di sopra dell’1 per cento nel prossimo biennio. L’attività sarebbe sostenuta principalmente dall’espansione dei consumi, che beneficerebbero della ripresa dei redditi reali, e dalla graduale accelerazione delle vendite all’estero. Si attenuerebbe il contributo degli investimenti, che risentirebbero nella componente delle costruzioni degli effetti della riduzione degli incentivi alla riqualificazione delle abitazioni. Proseguirebbe il buon andamento degli investimenti in beni strumentali e di quelli pubblici, che beneficerebbero dell’impulso fornito dalle misure previste dal PNRR. In prospettiva, un progressivo miglioramento delle condizioni di finanziamento potrebbe rimuovere uno dei fattori che attualmente frenano l’accumulazione di capitale...continua a leggere