Banca d'Italia: rapporto dell'economia nel Lazio

Posted on 14/06/2024 in Economia by Banca d'Italia

La Banca ha presentato il rapporto annuale 2023 dell'economia nel Lazio.

Nel 2023 l'attività economica nel Lazio ha continuato a crescere, sebbene in misura molto più contenuta rispetto all'anno precedente, in linea con quanto accaduto nel resto del Paese. Il rallentamento ha riflesso un indebolimento della domanda interna per consumi e investimenti e una riduzione di quella estera di beni. L'indicatore trimestrale dell'economia regionale (ITER) della Banca d'Italia mostra una crescita in termini reali dello 0,9 per cento su base annua, analoga alla media italiana e inferiore a quella dell'anno precedente (3,7 per cento). La dinamica è risultata più intensa nel primo trimestre, per poi affievolirsi nella restante parte dell'anno. Nel confronto storico il prodotto regionale rimane ancora al di sotto di 5,5 punti percentuali rispetto al 2007.

I settori e le imprese

Le attività dei servizi hanno rallentato, pur fornendo il maggiore contributo alla crescita regionale. L'espansione è proseguita grazie soprattutto ai comparti legati al turismo; le presenze di visitatori sono infatti fortemente aumentate, superando i livelli del 2019. Nell'ultimo decennio i flussi turistici nell'area metropolitana di Roma sono cresciuti molto di più rispetto alle altre principali aree a vocazione turistica, anche per la diffusione di strutture ricettive extra-alberghiere; i visitatori si concentrano nel centro storico della capitale incrementando la densità di popolazione giornaliera presente nell'area.

Il comparto delle costruzioni ha mostrato maggiore vivacità, sebbene la crescita si sia ridotta rispetto all'anno precedente. In particolare, si è attenuato l'impulso fornito dagli incentivi fiscali per effetto della rimodulazione del Superbonus; hanno invece accelerato i lavori pubblici, anche grazie all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). L'analisi di lungo periodo mostra che dalla seconda metà dello scorso decennio la graduale ripresa degli investimenti in opere pubbliche ha contributo a interrompere una lunga fase recessiva che il settore aveva attraversato.

È invece calata l'attività nell'industria in senso stretto, riflettendo soprattutto l'andamento del comparto energetico. Il settore manifatturiero ha risentito della debolezza del commercio internazionale: le esportazioni sono diminuite e in termini reali sono ritornate al di sotto dei livelli del 2019.

L'indagine statistica della Banca d'Italia segnala una crescita della spesa per investimenti nei settori dell'industria in senso stretto e dei servizi.

Le condizioni economiche e finanziarie delle imprese regionali appaiono ancora positive, pur in presenza del rialzo del costo dei finanziamenti. La quota di imprese che ha chiuso il 2023 con un utile di esercizio è risultata alta e in lieve aumento rispetto all'anno precedente. Anche la liquidità è rimasta su livelli storicamente elevati. L'aumento dei tassi di interesse ha indotto una riduzione della domanda di credito bancario; le imprese hanno fatto ricorso prevalentemente alle risorse interne per finanziare gli investimenti.

Il mercato del lavoro e le famiglie

L'occupazione in regione è aumentata di oltre il 2 per cento, poco di più della media nazionale, recuperando i livelli precedenti lo scoppio della pandemia. A differenza di quanto accaduto nel resto del Paese, la crescita è stata alimentata soprattutto da posizioni temporanee. Le persone in cerca di lavoro sono diminuite, favorendo il calo del tasso di disoccupazione.

Negli ultimi quindici anni la popolazione residente in regione è aumentata grazie al contributo prevalente degli stranieri, i quali hanno fortemente sostenuto l'occupazione in regione. Per i prossimi due decenni la popolazione complessiva in età da lavoro è prevista in riduzione, con possibili ripercussioni negative sulle forze di lavoro e sull'occupazione.

L'ampliamento del numero di lavoratori ha favorito l'aumento del reddito delle famiglie in termini nominali; la dinamica sostenuta dell'inflazione, soprattutto nella prima parte dell'anno, ne ha però ridotto il potere d'acquisto. I consumi sono cresciuti in termini reali, pur se in misura inferiore rispetto all'anno precedente per effetto dell'esaurirsi del recupero post-pandemico e dell'aumento dei prezzi e dei tassi di interesse. La spesa delle famiglie è stata in parte sostenuta dalle risorse accumulate durante il periodo della pandemia: nel biennio 2020-21 il risparmio ha infatti raggiunto livelli ben più elevati della media degli anni precedenti.

L'indebitamento delle famiglie è rimasto sostanzialmente invariato. La flessione del potere di acquisto e il rialzo dei tassi di interesse hanno ridotto la domanda di nuovi mutui per l'acquisto di abitazioni. A differenza dell'anno precedente sono diminuite le richieste da parte dei giovani al Fondo prima casa. È invece rimasta vivace la dinamica del credito al consumo che ha contribuito a sostenere la spesa delle famiglie.

Il mercato del credito

In un contesto ancora restrittivo di politica monetaria, la domanda di finanziamenti da parte di famiglie e imprese è diminuita e i criteri di offerta del sistema bancario sono divenuti lievemente più rigidi. L'aumento dei tassi di riferimento avvenuto nel corso del 2023 si è trasmesso diffusamente sul costo del credito applicato alla clientela. La rischiosità complessiva dei prestiti ai residenti appare ancora molto contenuta: il tasso di deterioramento dei finanziamenti è rimasto su livelli bassi nel confronto storico. Sono però emersi lievi segnali di maggiore difficoltà da parte delle imprese nel rimborsare i debiti nei tempi previsti. Il rialzo dei rendimenti ha favorito una riallocazione del risparmio verso forme di investimento più remunerative: i depositi bancari di famiglie e imprese sono sensibilmente diminuiti, a fronte di un significativo aumento del valore complessivo dei titoli a custodia detenuti presso le banche, in particolare della componente relativa ai titoli di Stato.

La finanza pubblica decentrata

La spesa corrente degli enti territoriali del Lazio è aumentata, sebbene in misura inferiore rispetto alle altre Regioni a statuto ordinario (RSO). Gli investimenti fissi lordi hanno registrato una forte espansione, in particolare per il Comune di Roma Capitale, legata prevalentemente agli interventi previsti dal PNRR; nel confronto storico il valore degli investimenti risulta tuttavia ancora sensibilmente al di sotto di quelli raggiunti prima della crisi finanziaria mondiale.

Nell'ambito del PNRR a dicembre scorso erano stati assegnati a soggetti pubblici 10,3 miliardi euro (9,2 per cento del totale nazionale), per progetti da realizzare nel Lazio; oltre un terzo degli interventi per i quali era necessario procedere a una gara d'appalto risultava aggiudicato. La quota dei cantieri completati e lo stato di avanzamento medio dei lavori aperti risultavano superiori ai dati medi italiani.

I fondi attivati dal PNRR contribuiscono anche al rafforzamento delle infrastrutture digitali degli enti territoriali e all'ampliamento dell'offerta di servizi in modalità digitale: secondo l'Indagine sulla digitalizzazione delle Amministrazioni locali (IDAL) della Banca d'Italia, nel 2022 l'offerta di servizi online da parte dei Comuni del Lazio era lievemente superiore alla media nazionale e in linea con le regioni del Centro.

Le entrate degli enti territoriali del Lazio sono nel complesso cresciute. L'aumento è stato trainato dagli incassi della Regione mentre quelli dei Comuni sono risultati lievemente inferiori all'anno precedente.

Il debito delle Amministrazioni locali del Lazio si è complessivamente ridotto, riflettendo la contrazione della componente relativa ai Comuni. In termini pro capite il debito rimane ancora significativamente superiore a quello medio nazionale; vi incide significativamente la consistenza di competenza dell'ente Regione.

I primi mesi del 2024 e le aspettative

L'andamento di ITER per le regioni del Centro suggerisce per il primo trimestre dell'anno in corso la prosecuzione della fase ciclica espansiva, sebbene a ritmi ancora contenuti. Il tasso di inflazione in regione è rimasto su livelli bassi, pur in lieve rialzo rispetto agli ultimi mesi del 2023. Anche le aspettative per l'intero anno delle imprese rilevate dall'indagine della Banca d'Italia appaiono moderatamente positive.

Sulla dinamica del prodotto gravano tuttavia rischi al ribasso, legati soprattutto alle tensioni geopolitiche internazionali. La realizzazione delle opere del PNRR nei tempi previsti risulterà un fattore cruciale per il sostegno alla fase ciclica espansiva.

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