Dopo l'aumento sostenuto registrato nel primo semestre dell'anno, l'espansione dell'attività è proseguita a ritmi più contenuti; i livelli di attività hanno superato di un punto percentuale quelli precedenti la pandemia.
Le prospettive economiche per l'anno in corso risentono ancora del forte aumento dei prezzi determinato dal rincaro delle materie prime e degli effetti prospettici sulla domanda aggregata del ciclo restrittivo della politica monetaria.
I settori e le imprese
Nel 2022 l'attività economica ha continuato ad espandersi, soprattutto nei comparti delle costruzioni, sostenute dagli incentivi fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici, e dei servizi, sospinti dall'ulteriore incremento dei flussi di turisti, in particolare di visitatori stranieri. L'espansione ha mostrato un lieve rallentamento nell'industria in senso stretto; vi ha inciso anche il rialzo dei prezzi e dei tassi di interesse. Sono aumentate le esportazioni, in particolare quelle dei servizi, ma meno che in Italia. I risultati dell'indagine statistica della Banca d'Italia indicano un aumento degli investimenti nell'industria in senso stretto e un indebolimento della spesa per accumulazione nei servizi; nel complesso la dinamica è stata lievemente peggiore della media del Paese.
La crescita del 2022 si è riflessa positivamente sulla redditività delle imprese dei servizi; per le imprese della manifattura, i forti rincari delle materie prime e dei beni energetici sono stati in parte compensati dall'incremento dei prezzi di vendita, preservando la capacità di rimborso dei debiti.
Dopo i primi mesi del 2022 i finanziamenti alle imprese hanno progressivamente rallentato la loro crescita, fino a ridursi alla fine dell'anno; la dinamica ha risentito dei rialzi dei tassi di interesse della BCE, del marcato calo della domanda di prestiti e di un lieve irrigidimento dei criteri di offerta delle banche.
Il mercato del lavoro
L'occupazione in regione è cresciuta, in misura analoga alla media italiana, recuperando quasi completamente i livelli precedenti l'emergenza pandemica. Il tasso di occupazione è aumentato, quello femminile più di quello maschile; la crescita ha riguardato tutte le fasce di età, tranne quella più avanzata, e tutti i livelli d'istruzione.
All'aumento occupazionale hanno contribuito i servizi e le costruzioni; si stima che queste ultime negli anni a venire possano continuare a trarre sostegno dagli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). L'occupazione dipendente, soprattutto quella a tempo indeterminato, si è ampliata, mentre quella autonoma si è ulteriormente ridotta. La Cassa integrazione è risultata in forte calo in tutti i settori.
L'offerta di lavoro è rimasta stabile; il tasso di attività è leggermente aumentato per il calo della popolazione in età da lavoro. L'aumento occupazionale si è tradotto in una diminuzione del tasso di disoccupazione e sembrerebbe aver riguardato anche i disoccupati con minori probabilità di trovare un impiego.
Le famiglie
Il miglioramento del mercato del lavoro si è riflesso positivamente sul reddito disponibile delle famiglie, ma il potere d'acquisto è stato eroso dal rialzo dei prezzi. I consumi sono cresciuti in termini reali, anche se non hanno ancora recuperato i livelli pre-pandemia. L'inflazione ha colpito di più le famiglie meno abbienti, in quanto sul loro paniere di spesa incidono maggiormente le voci essenziali (alimentari e utenze) che hanno subito i rincari più elevati.
I finanziamenti alle famiglie hanno continuato a crescere, in misura inferiore rispetto all'anno precedente; vi ha contribuito l'indebolimento della dinamica dei mutui nella seconda parte dell'anno.
Il mercato del credito
Nel complesso del 2022 i prestiti alla clientela regionale hanno rallentato, dopo il marcato aumento che aveva caratterizzato i primi mesi dell'anno, per effetto della riduzione dei prestiti alle imprese. Il tasso di deterioramento del credito ha continuato a registrare valori contenuti nel confronto storico, diminuendo lievemente sia per le famiglie sia per le imprese; anche la quota di finanziamenti che dal momento dell'erogazione hanno mostrato un incremento del rischio di credito (sul totale dei prestiti in bonis) è diminuita. I depositi bancari di famiglie e imprese hanno rallentato, soprattutto per effetto della marcata riduzione delle consistenze nei conti correnti delle imprese.
La finanza pubblica decentrata
Nel 2022 la spesa corrente degli enti territoriali del Lazio è aumentata, in misura più contenuta rispetto alle altre Regioni a statuto ordinario (RSO); vi hanno influito le spese per l'acquisto di beni e servizi, in particolare quelle effettuate dalla Regione e dalle Aziende sanitarie. Gli investimenti fissi lordi sono sensibilmente diminuiti, per effetto della riduzione delle spese realizzate dai Comuni.
Nell'ambito del PNRR e del Piano nazionale per gli investimenti complementari al PNRR (PNC), agli enti territoriali del Lazio è stato finora assegnato il 9 per cento delle risorse complessive nazionali. Nel periodo che va da gennaio 2021 a aprile 2023 le Amministrazioni locali hanno bandito gare o stipulato contratti relativi al PNRR per oltre un quarto degli importi complessivi che dovranno porre a gara.
Le entrate degli enti territoriali del Lazio sono nel complesso lievemente cresciute, ad eccezione di quelle della Regione.
Nel 2022 il debito delle Amministrazioni locali del Lazio è aumentato; in termini pro capite, il debito rimane significativamente superiore a quello medio nazionale.