osservazioni generali sullo stato delle politiche industriali in Italia, seguite da alcune valutazioni sul disegno di legge nella memoria di Bankitalia.
La politica industriale dell’Italia è profondamente mutata nel corso del tempo, adattandosi progressivamente ai cambiamenti della struttura dell’economia, delle tecnologie e delle istituzioni. Dal secondo dopoguerra fino ai primi anni ottanta del secolo scorso si è caratterizzata per un approccio interventista, basato su un esplicito sostegno statale alle imprese considerate strategiche o a settori nascenti, in un periodo di rapida industrializzazione. Dalla metà degli anni ottanta, in un contesto internazionale contraddistinto dall’aumento degli scambi commerciali e dalla crescente liberalizzazione dei mercati, l’intervento pubblico si è maggiormente orientato a lasciare operare i meccanismi di mercato con l’obiettivo di sfruttare i guadagni dovuti alla specializzazione e al commercio, alla riduzione dei costi di transazione e all’efficiente riallocazione degli input tra settori e imprese, anche in connessione con la nascita del Mercato unico europeo. Negli anni più recenti, la globalizzazione e l’innovazione tecnologica hanno determinato in molte economie avanzate non solo indubbi miglioramenti nel benessere dei cittadini ma anche un aumento delle disuguaglianze, cui le politiche pubbliche sono chiamate a dare una risposta adeguata. Inoltre, gli effetti sempre più visibili del cambiamento climatico e il riemergere dell’instabilità geopolitica hanno portato a un rinnovato interesse per le politiche industriali nei paesi avanzati con l’obiettivo di promuovere, oltre che l’innovazione e la crescita dei sistemi economici, anche la coesione, la sostenibilità e la resistenza agli shock... leggi il documento completo sul sito di Banca d'Italia