Le proposte: "Tagliare l'Irap, pagare i debiti della P.a alle imprese private, sbloccare i fondi già finanziati per le opere pubbliche"
"Siamo molto delusi" da questa Fase 2, "le risorse non arrivano, non hanno i loro effetti, lo Stato non ha ancora pagato la Cig".
Lo ha detto Carlo Bonomi, neo presidente di Confindustria, intervenendo a Piazzapulita, su La7, definendo "Abbiamo chiesto espressamente un taglio dell'Irap. Abbiamo chiesto qualcosa di urgente, di immediato. Perchè fare una miriade di interventi a pioggia non serve". Si può fare in occasione degli acconti di giugno, vale "9 miliardi.
E' semplice, automatico, lo Stato non deve fare nulla". E' "una semplificazione". Per il presidente di Assolombarda che il prossimo 20 maggio verrà eletto presidente di Confindustria dovrebbero essere queste la priorità negli interventi del Governo per sostenere il sistema produttivo di fronte alla sfida del Covid-19. E' poi netto il no del prossimo leader degli industriali aduna eventuale patrimoniale.
"Se la strada è la patrimoniale è come chiudere veramente il Paese, perchè quel poco di fiducia che ha il sistema economico verrebbe meno. Dobbiamo avere l'ossessione della crescita". Con la sua designazione si è inasprito il rapporto tra Confindustria e Governo? "Chiariamo una cosa - risponde-. Noi non siamo all'opposizione del Governo". "Non ci interessa" chi c'è al Governo; "Noi ci confrontiamo con il Governo del momento, noi vogliamo discutere sui temi economici e abbiamo la sensazione che si voglia sempre spostare l'accento sulla part epolitica per non entrare nel merito dei provvedimenti economici. Siamo i primi che diciamo che dobbiamo stare uniti, lavorare per il Paese, ma bisogna essere concreti e seri. Quando sentiamo certi annunci da parte di alcuni componenti del Governo francamente rimaniamo perplessi".
E nelle relazioni industriali "il Governo deve essere arbitro, quando pensa di diventare anche giocatore vuol dire che qualcosa non funziona". Il Governo "deve ascoltare. Credo che stanno prendendo delle decisioni sulla scorta delle consulenze di grandi multinazionali americane e non ascoltano gli imprenditori italiani. Già il metodo non mi piace".
E a Bonomi non piace che un eventuale intervento diretto nel capitale delle imprese non si limiti al sostegno ma punti alla gestione. E' giusto porre delle condizioni, come sulla distribuzione di dividendi o sui compensi dei manager, dice. Ma a chi nella politica pensa "vogliamo sederci nei cda delle aziende e condizionane le decisioni" il presidente designato di Confindustria risponde: "L'ultima volta che ho sentito queste affermazioni forse esisteva ancora un certo muro nell'Est dell'Europa".
Il rapporto con le banche: "Dobbiamo fare un grande patto ed evitare l'errore del 2008 quando lo scontro è stato tra imprese e banche. Invece dobbiamo lavorare insieme". Il problema di questi giorni nell'accesso al credito è "in come è stato fatto il decreto", nella burocrazia, nei "19 documenti" e nelle condizioni che prevede. Si sarebbe candidato alla presidenza di Confindustria se avesse saputo di quello che sta accadendo, di questa enorme sfida da affrontare? "Si. Abbiamo un dovere tutti in questo momento di pensare cosa possiamo fare per il nostro Paese. Io sono sempre stato appassionato di civil servant, oggi ancora dipiù mi sento responsabilizzato in questa missione sociale. Se tutti noi avremo la capacità di lavorare insieme, che è quello che ci chiedono i nostri concittadini, forse faremo di nuovo grande questo Paese come hanno fatto i nostri padri".
"Con le banche dobbiamo fare un grande patto ed evitare l'errore del 2008, quando lo scontro è stato tra imprese e banche, invece noi dobbiamo lavorare insieme, in partnership. Il problema è come è stato fatto il decreto", dal momento che "se nei 19 documenti" richiesti per il prestito "uno è il business plan, che deve essere a supporto del piano del finanziamento, parliamo di 6 anni, ma chi lo sa che cosa succederà domani...".