Le considerazioni di CDP rispetto alla dipendenza dell'Ue dalle importazioni di materie prime critiche, soluzioni per favorire l’autonomia.
Litio, Cobalto, Bauxite, Terre Rare: sono alcune delle materie prime critiche che rivestono un ruolo fondamentale per la transizione ecologica, essendo cruciali nella produzione ad esempio di pannelli fotovoltaici, batterie, turbine eoliche. Devono il loro nome sia alla loro importanza nell’ambito di molte tecnologie strategiche per raggiungere gli obiettivi europei di neutralità climatica e leadership digitale, sia al rischio di fornitura a loro associato.
Tuttavia, i Paesi dell’Unione europea evidenziano una dipendenza dalle importazioni di queste materie superiore all’80%, nonché un ruolo spesso marginale nelle catene del valore delle tecnologie che ne fanno uso. L’industria europea rischia, quindi, di non riuscire a primeggiare nelle filiere strategiche per la transizione ecologica e digitale, ma anche di compromettere la capacità di centrare gli obiettivi di sviluppo sostenibile, inclusivo e duraturo alla base di Green Deal e Digital Compass. Ci sono però alcune attività che, se messe in atto, potrebbero aiutare molto nella mitigazione dei rischi di approvvigionamento. Questi i temi principali su cui si concentra il brief degli analisti di CDP dal titolo “Transizione ecologica e digitale: il punto sulle materie prime critiche”. Il documento illustra l’importanza crescente che le materie prime critiche – tema già parzialmente affrontato in un’analisi pubblicata lo scorso anno – avranno per molte tecnologie strategiche nei settori delle energie rinnovabili, della mobilità elettrica, della difesa e dell’aerospazio e presenta le possibili aree di intervento per l’Europa e per l’Italia nella prospettiva dell’autonomia strategica indispensabile per la transizione ecologica e digitale.
In uno scenario coerente con la neutralità climatica, lo studio degli analisti di CDP segnala, a titolo esemplificativo, che secondo le stime della Commissione Europea al 2050 la domanda annua di litio da parte della UE potrebbe aumentare di 56 volte rispetto ai livelli attuali, quella di cobalto di 15, mentre per le terre rare potrebbe decuplicare.
Nell’attuale contesto di fragilità degli equilibri internazionali la UE risulta, dunque, esposta a potenziali interruzioni nelle forniture di materie prime critiche a causa della limitata produzione interna e della dipendenza dagli approvvigionamenti da Paesi caratterizzati da elevato rischio geopolitico.
Il tema è al centro del dibattito europeo e dovrebbe portare, nel mese di marzo, all’emanazione dello European Critical Raw Materials Act, incentrato sulla diversificazione degli approvvigionamenti e sulla promozione della circolarità. Anche in Italia, proprio nei giorni scorsi, è stato attivato il “Tavolo nazionale per le materie critiche” promosso nel nuovo format dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy e dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, con tutti gli attori pubblici e privati.
L’economia circolare, continua il brief di CDP, può fornire un contributo importante per attenuare il disallineamento tra domanda e offerta. Al 2040, tramite il riciclo delle batterie esauste, la UE potrebbe soddisfare oltre la metà della domanda di litio (52%) e di cobalto (58%) attivata dalla mobilità elettrica. In particolare, offre potenzialità interessanti il riciclo dei prodotti tecnologici dismessi, in forte crescita e a elevata concentrazione di materie prime critiche, così come quello dei rifiuti estrattivi, in Italia stoccati in grandi quantità e possibile fonte alternativa di materie prime seconde.
Il riciclo da sé non è, tuttavia, sufficiente ad assicurare l’autonomia strategica della UE. Si rendono necessarie ulteriori attività funzionali alla strategia di mitigazione dei rischi di approvvigionamento, quali: i) investimenti in tecnologie, capacità e competenze per gestire all’interno dei confini comunitari il ciclo di vita delle materie prime critiche, incrementando la resilienza degli ecosistemi industriali; ii) il rilancio delle attività di estrazione mineraria in chiave sostenibile sul territorio comunitario; iii) partenariati strategici che consolidino le relazioni commerciali con Paesi terzi ricchi di materie prime critiche.
Per approfondire il tema è possibile accedere alla versione integrale del brief al seguente link.