Confcommercio prevede per l’Italia una crescita del PIL dello 0,8% nel 2025 e dello 0,9% nel 2026, con consumi in aumento e un mercato del lavoro ai massimi storici.
L’incertezza globale è cresciuta bruscamente per effetto delle politiche commerciali annunciate dagli Stati Uniti, alimentando timori di rallentamento dell’economia mondiale. Il rendimento del decennale USA, stabile tra il 4 e il 5%, riflette le crescenti preoccupazioni su deficit e debito americani. Questo clima di instabilità può avere ripercussioni anche sull’Europa. In questo scenario l’Italia mostra segnali di stabilità: lo spread Btp-Bund si è ridotto grazie a una gestione prudente della finanza pubblica. Inoltre, l’economia italiana si trova oggi in una condizione di relativa solidità. I fondamentali macroeconomici evidenziano una dinamica positiva, ma il permanere di un quadro d’incertezza globale e una fiducia ancora debole da parte di famiglie e imprese rischiano di limitarne il potenziale.
Nonostante il clima globale, i fondamentali dell’economia italiana sono buoni, almeno nel breve periodo:
A questi elementi va poi aggiunta la politica accomodante della Bce, che ha riportato il tasso di riferimento ai livelli di fine 2022.
In questo scenario, le previsioni dell’Ufficio Studi indicano una crescita del PIL pari a +0,8% nel 2025 e +0,9% nel 2026, in assenza di nuovi shock su dazi o energia.
Secondo la stima dell’Ufficio Studi, nel 2025, i settori del commercio, della ristorazione e dell’alloggio non riusciranno a trovare circa 260mila lavoratori. Un dato in crescita rispetto al 2024 (+4%) che rappresenta una vera e propria emergenza perché rischia di frenare la crescita economica dei settori considerati e del prodotto lordo dell’intero sistema economico italiano. Tra le figure professionali più difficili da reperire in questi settori: commessi professionali, macellai, gastronomi, camerieri di sala, barman, cuochi/pizzaioli, gelatai, camerieri, addetti alla pulizia e al riassetto delle camere.
La propensione al consumo resta principalmente condizionata da fattori di fiducia, nonostante molte condizioni oggettive risultino favorevoli. I consumi sono sostenuti in larga misura dai servizi, secondo un processo strutturale di terziarizzazione delle relazioni economiche.
Tra gli elementi reali che frenano la potenziale crescita dei consumi vi è la perdita di potere d’acquisto, registrata tra il 2022 ed il 2023, dei risparmi accumulati, vale a dire la ricchezza finanziaria netta.
Perdita che, comunque, oggi stiamo recuperando (fig. 1 - cfr. slide 4). Il recupero della ricchezza netta potrebbe sostenere i consumi nei prossimi mesi e consentirci di cogliere quello 0,8 del PIL che ad alcuni sembrerà ottimistico.
Combinando la tenuta e i possibili effetti dei fondamentali economici con l’articolato e contraddittorio quadro che vede un calo della fiducia, ma una crescita delle dichiarazioni d’acquisto (vd. indagine Confcommercio-Censis), sembra possibile ancora raggiungere l’obiettivo di crescita dei consumi reali pari all’1% nel 2025 e nel 2026 (tab. 1). Nel giro dei prossimi 12 mesi dovremmo avvicinarci sensibilmente ai livelli massimi di consumo pro capite, in termini reali, del 2007. La crescita della spesa in serie storica lunga è sostenuta dai servizi. Più precisamente, aggregando le grandi funzioni di spesa emerge ormai che le famiglie desiderano meno oggetti e più soluzioni, competenze, tempo altrui, nell’ambito dell’arricchimento di benessere che deriva dalla fruizione del tempo libero o, meglio, liberato dalla routine, dagli affanni, dagli obblighi che la vita ci impone...continua a leggere sul sito di Confcommercio