Confindustria, con la nota mensile 'flash' su congiuntura e previsioni, rileva che "nel quarto trimestre si conferma una frenata dell'economia italiana. Tra le cause il caro energia e il virus.
Crescono i rischi lungo il sentiero scivoloso di risalita del PIL italiano: per l’industria pesa il caro-energia, per i servizi i nuovi contagi. Gli occupati dipendenti sono tornati ai livelli pre-crisi, i consumi sono alimentati dall’extra-risparmio accumulato, l’export è ripartito, ma c’è più incertezza sugli investimenti. L’inflazione è molto eterogenea nelle diverse economie, perciò la FED in America ha già accelerato sull’uscita dalle misure espansive, preludio al rialzo dei tassi, ma non la BCE in Europa. Lo scenario è diventato incerto per l’Eurozona, mentre gli USA sono in indebolimento.
L'economia italiana e internazionale in breve
- Un sentiero scivoloso di risalita. Nel 4° trimestre si conferma una frenata dell’economia italiana: preoccupano la scarsità di commodity, i prezzi alti dell’energia, i margini erosi, l’aumento dei contagi. Ma il trend di risalita dovrebbe proseguire: dopo il rimbalzo del 3° trimestre (+2,7%), il PIL italiano è a -1,3% dal livello pre-Covid (da un minimo di -17,9%) ed è previsto completare il recupero a inizio 2022.
- Industria: rischi da energia. Lo scenario per la manifattura sarebbe favorevole: a novembre il PMI è salito ulteriormente (62,8 da 61,1), indicando espansione, grazie agli ordini in aumento. Tuttavia, l’impennata abnorme del prezzo europeo del gas e, quindi, dell’elettricità in Italia (+572% a dicembre sul pre-crisi), se persistente, mette a rischio l’attività nei settori energivori. Anche perché si somma alla scarsità e ai rincari di vari input produttivi. Si registrano primi impatti sulla produzione industriale in Italia (-0,6% in ottobre, dopo la frenata nel 3° trimestre), come già accaduto in Germania e Francia.
- Servizi: rischi da contagi. Il PMI dei servizi ha recuperato a novembre (55,9 da 52,4), confermando che la risalita sta proseguendo. Per il turismo il recupero fino a ottobre è molto parziale (-22,9% i viaggi di stranieri in Italia dal 2019). In questo settore i rischi vengono dalla nuova ondata di contagi, che tiene alta l’incertezza e la prudenza delle famiglie, anche se finora le limitazioni restano moderate.
- Più incertezza sugli investimenti. Gli investimenti sono già oltre i valori pre-crisi (+6,9% nel 3° trimestre), grazie al contributo delle costruzioni. La loro espansione è attesa proseguire nel 4° trimestre, grazie al traino di PNRR e incentivi. Tuttavia, la risalita di quelli in macchinari e attrezzature potrebbe essere frenata dai margini esigui delle imprese e dal contesto di nuovo molto incerto.
- Export ripartito. L’export italiano di beni (+2,5% sopra il pre-crisi nel 3° trimestre) è rimbalzato in ottobre (+1,5% in valore), dopo il calo di settembre. A inizio 4° trimestre il livello è superiore al 3° in valore (+0,8%), ma inferiore in volume (-0,8%); ciò riflette il balzo dei prezzi di beni intermedi ed energia. In espansione le vendite intra-UE (+2,3% sul 3°), in calo le extra-UE (-0,8%), in particolare verso UK, Russia, Svizzera. Le indicazioni per fine 2021 restano positive, ma in un quadro incerto: robusta espansione della domanda, secondo gli ordini manifatturieri esteri, ma persistenti colli di bottiglia nelle forniture.
- Dipendenti ai livelli pre-crisi. L’occupazione è aumentata in ottobre (+35mila unità), confermando lo scenario positivo del mercato del lavoro nel 2021: il numero di occupati, al minimo a gennaio 2021, ha da allora recuperato buona parte della caduta (+625mila), ma registra ancora un gap (-217mila da fine 2019). I lavoratori dipendenti hanno recuperato i livelli pre-Covid, anche quelli permanenti, ma gli indipendenti continuano a calare, ampliando una contrazione iniziata già prima della crisi.
- Inflazione molto eterogenea. La dinamica dei prezzi al consumo è alta e radicata negli USA (+5,0% annuo, +4,1% la core al netto di energia-alimentari). Nell’Eurozona (+4,9%) la situazione è migliore, perché la core è salita poco (+2,6%). Il quadro è diversificato tra paesi: in Italia, con l’energia alle stelle (+30,7%), l’inflazione è salita meno (+3,8%) e la core quasi per nulla (+1,3%); la Germania subisce l’aumento maggiore (+6,0% e +4,1%). Il Giappone è fuori dal coro: l’inflazione è ostinatamente bassa.
- Tassi: cambio di rotta FED, non BCE. La decisione FED, a novembre-dicembre, di ridurre rapidamente gli acquisti di titoli, fa presagire un aumento dei tassi ufficiali USA nel 2022. Invece, la BCE si mantiene su una policy molto espansiva, avendo deciso a dicembre solo piccoli aggiustamenti del sentiero degli acquisti. Buona notizia per l’Italia, paese ad alto debito: il BTP resta basso e stabile (0,91% a dicembre).
- Eurozona: scenario incerto. La produzione industriale dell’area in ottobre è salita in modo rilevante, anche se meno delle attese (+1,1% da -0,2%), grazie al rimbalzo (+2,8%) di quella tedesca dopo quattro cali in cinque mesi. Anche le vendite al dettaglio sono risalite (+0,2% da -0,4%). Ma a dicembre il PMI manifatturiero, pur sopra i 50 punti, è diminuito (58,0 da 58,4) e peggio è andata per il PMI nei servizi (53,3 da 55,9). Inoltre, a dicembre la fiducia delle imprese è peggiorata (13,5 da 18,3, indice Sentix).
- USA in indebolimento. L’attività economica USA a novembre ha rallentato rispetto a ottobre (+0,5% da +1,7%). Dinamica influenzata dal settore manifatturiero (+0,7% da +1,4%), come confermato dal PMI di dicembre, ancora espansivo ma in calo (57,8 da 58,5), e dall’indice PhillyFed, più che dimezzato (15,4 da 39,0). Anche il PMI dei servizi è sceso (57,5 da 58,0), mentre la fiducia delle imprese è migliorata (61,1 da 60,8). I posti di lavoro creati a novembre si sono confermati sopra la soglia critica, 235 mila unità, ma in calo da ottobre. Le vendite al dettaglio hanno subito un’inattesa frenata (+0,3% da +1,7%), mentre la fiducia dei consumatori si è confermata molto alta (indice Michigan a 70,4 da 67,4).
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