DL Recovery: audizione Ance

Posted on 16/11/2021 in Economia by Ance

L'Ance valuta in senso positivo la semplificazione, ma restano nodi irrisolti su opere pubbliche.

Si è svolta il 15 c.m. l’audizione informale dell’ANCE, in videoconferenza, presso la Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, sul disegno di legge di conversione del DL 152/2021 su “Conversione in legge del decreto-legge 6 novembre 2021, n. 152, recante disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e per la prevenzione delle infiltrazioni mafiose" (DDL 3354/C).

Il Vice Presidente ANCE per le opere pubbliche, Edoardo Bianchi, ha espresso, in premessa, apprezzamento per il decreto-legge che prevede una serie di misure puntuali, principalmente relative all’attivazione dei finanziamenti europei, necessarie per il raggiungimento degli obiettivi previsti entro fine anno e il conseguente ottenimento della prossima tranche di risorse europee.

Ha tuttavia evidenziato che restano ancora senza soluzioni alcuni nodi irrisolti in materia di opere pubbliche che, a parere dell’Ance, devono essere risolti entro la fine dell’anno per assicurare un efficace avvio del PNRR, favorendo la concorrenza e la trasparenza. Tra questi figurano in particolare le misure relative:

  • Avviso per le procedure negoziate per interventi PNRR
  • Opere a rete e suddivisione in lotti quantitativi
  • Caro materiali
  • Fidejussioni per le opere pubbliche – Introduzione del sistema alla francese
  • SAL Mensili emergenziali
  • Collegio Consultivo Tecnico sotto-soglia (ADR in generale)
  • Responsabilità verso terzi dei componenti di un raggruppamento
  • Maggiori oneri Covid
  • Illecito professionale (c.d. “articolo 80”)

Rimane infine il nodo irrisolto dell’effettiva disponibilità di progetti da realizzare con i fondi del PNRR; nodo rispetto al quale è opportuno trovare rapidamente soluzioni (al momento assenti nel decreto).

 

Il decreto-legge di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) si inserisce in un contesto in cui il PNRR comincia a delinearsi. Dal punto di vista della programmazione, uno studio ANCE, aggiornato al 30 settembre 2021, ha evidenziato che circa la metà dei 108 miliardi di euro destinati ad interventi di interesse per il settore delle costruzioni risulta “territorializzato”, ovvero per 55,7 miliardi di euro è possibile individuare i territori nei quali le risorse europee produrranno effetti in termini di investimenti realizzati.

In merito alla distribuzione geografica dei 55,7 miliardi di euro territorializzati, emergono le regioni del Mezzogiorno e del Nord, rispettivamente con 24,2 miliardi (43%) e 23,3 miliardi (42%) di euro di investimenti, seguite da quelle del Centro con soli 8,2 miliardi (15%).

Con riferimento alle amministrazioni competenti, lo studio evidenzia l’operato del MIMS che ha già distribuito ai territori il 92% delle risorse in soli 4 mesi. E’ un buon risultato perché accorciare il più possibile la fase di programmazione e distribuzione delle risorse, che è da sempre uno dei punti deboli della catena degli investimenti, è necessario per rispettare le tempistiche molto stringenti previste per la realizzazione del PNRR.

Se dal punto di vista della programmazione sono stati compiuti importanti passi in avanti, con il decreto legge sono introdotte alcune riforme che modificano in modo significativo le procedure attualmente vigenti e dovrebbero consentire un più rapido avvio degli investimenti del Piano. E’ il caso delle misure relative alle infrastrutture ferroviarie, come la riforma dell’iter di approvazione del Contratto di programma RFI. Le modifiche, secondo quanto indicato dallo stesso Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili (MIMS), consentirebbero di ridurre a otto mesi i tempi necessari all’approvazione del documento programmatico, che in passato hanno richiesto anche tre anni.

La riforma risponde ad un’esigenza più volte manifestata dall’Ance, che per anni ha denunciato l’impossibilità di utilizzare risorse regolarmente stanziate nel bilancio dello Stato a causa delle lungaggini del processo di approvazione del Contratto di programma di RFI che prevedeva ben 12 passaggi procedurali.

Una parte delle disposizioni del testo risponde all’esigenza di adeguare i programmi di spesa già previsti a legislazione vigente e ricompresi nel PNRR alle tempistiche (fine lavori 31 marzo 2026) e alle disposizioni per la gestione, il monitoraggio e il controllo previste per il piano europeo, nonché agli obiettivi di sostenibilità ambientale.

Nel condividere le modifiche apportate che consentiranno di accelerare la realizzazione degli investimenti, occorre evidenziare, però, la necessità di semplificare al massimo le procedure necessarie per assolvere gli obblighi suddetti per non gravare sulle amministrazioni competenti.

Il decreto, inoltre, declina a livello normativo la linea di intervento, prevista nella Missione 5, relativa ai Piano Urbani Integrati che prevede il finanziamento di progetti di rigenerazione urbana, destinati alle Città Metropolitane, anche con la partecipazione dei privati, attraverso il meccanismo del Fondo dei Fondi gestito da BEI. Permane peraltro un’eccessiva frammentazione dei programmi riguardanti la rigenerazione urbana nel PNRR. Le linee di investimento previste, seppur meritorie negli obiettivi, risultano eterogenee e prive di una regia nazionale, più volte evocata anche dallo stesso Governo.

Nello specifico, il programma Piani urbani integrati è molto ambizioso e segna un cambio di impostazione sia nella programmazione che nella gestione, dando ampia evidenza a quelli che sono i nuovi obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale.

In merito al coinvolgimento dei privati, la previsione del meccanismo del Fondo dei fondi è sicuramente positiva perché consentirà di generare un importante effetto leva sulle risorse europee con il vantaggio di coinvolgere la “finanza paziente” che potrà investire anche su quei territori che hanno meno appeal sugli investitori.

Occorrerà porre attenzione alla governance di tali operazioni, per garantire la massima trasparenza sia nella fase di selezione dei progetti, sia in quella di esecuzione dei lavori.

In tema di legalità, la novella legislativa attua un opportuno contemperamento fra le esigenze connesse all’adozione delle misure di prevenzione antimafia, con quelle derivanti dall’occasionalità delle condotte censurate. In particolare, il nuovo istituto della vigilanza collaborativa, evitando l’applicazione di misure che interverrebbero sull’intera attività d’impresa (come un’interdittiva) pone le basi affinché la tutela della legalità sia perseguita in piena sinergia l’esercizio dell’attività d’impresa, con interventi mirati e puntuali, evitando una generalizzata paralisi di quest’ultima, in attesa che si chiariscano le situazioni penalmente rilevanti.

 

Per le valutazioni Ance sulle singole disposizioni del testo, nonché per le proposte in materia di materia di lavori pubblici, digitalizzazione e sicurezza sul lavoro si rinvia al documento, in allegato, consegnato agli atti della Commissione.

 Testo completo Audizione

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