Green Economy e Covid - 19, spinta o freno?

Posted on 31/03/2021 in Economia by Marco Magnani - Luiss Open

Negli ultimi anni la sensibilità verso i temi di sostenibilità ambientale e cambiamento climatico è aumentata enormemente e la questione energetica è diventata in molti paesi un tema centrale del dibattito politico.

L’improvvisa emergenza sanitaria del Covid-19 rischia di rallentare questa tendenza. Ma, d’altro canto, rappresenta anche una grande opportunità per accelerare la transizione alla green economy.

Le proposte green

Negli Stati Uniti l’energia è stato uno dei temi centrali della campagna per le elezioni alla Presidenza. Donald Trump ha difeso petrolio e shale gas, il cui boom negli ultimi anni ha creato molti posti di lavoro e consentito agli Stati Uniti di raggiungere l’indipendenza energetica, e ha etichettato le fonti alternative come costose e inaffidabili. Joe Biden, vincitore delle elezioni, ha sostenuto l’esigenza di programmare la transizione energetica da fonti fossili a rinnovabili, completandola entro il 2050.

Nell’Unione Europea, il pacchetto del Green Deal lanciato nel dicembre 2019 fissa obiettivi rigorosi per ridurre le emissioni – in linea sia con i target di ONU e Accordi di Parigi – e limitare il riscaldamento globale a +1,5°C tra oggi e il 2050. Il progetto è ambizioso perché riguarda non solo il settore energetico, ma anche infrastrutture, urbanistica, trasporti, waste management. È stata avviata la revisione del Trans-European Network – nato negli anni ’80 per sostenere il mercato unico mediante lo sviluppo di infrastrutture integrate per trasporto, telecomunicazioni ed energia – al fine di estenderne gli obiettivi, per esempio prevedendo la creazione di reti digitalizzate per l’idrogeno, la cattura del carbonio e lo stoccaggio di energia. E per il biennio 2020-22 sono previste iniziative che vanno dalla progressiva de-carbonizzazione delle fonti energetiche alla costruzione di città più sostenibili, dall’introduzione di forme di trasporto meno inquinanti a un maggiore utilizzo di materiali riciclati. I progetti green non mancano, ma per avere successo devono avere un senso economico e raccogliere consenso politico. Ciò richiede la disponibilità di risorse finanziarie e la scelta di strumenti di policy adeguati.

L’opportunità dei fondi post-Covid

L’emergenza sanitaria causata dal Covid-19 può rappresentare un’opportunità per la transizione energetica, soprattutto per la possibilità di destinarvi ingenti risorse finanziarie.

Negli Stati Uniti una parte dello stimolo fiscale potrebbe essere rivolto a investimenti in fonti di energia rinnovabile. Il bilancio UE 2021-27 è fortemente incentrato su transizione digitale e “verde”, con il 25% dei complessivi 1.074 miliardi di euro destinati all’azione climatica. Il bilancio è stato inoltre integrato dal Next Generation EU, uno strumento di emergenza che mette a disposizione 750 miliardi di euro di finanziamenti provenienti dai mercati finanziari per sostenere il rilancio dell’economia e favorire una crescita sostenibile e resiliente. Vi è poi il Just Transition Fund della Banca Europea per gli Investimenti (BEI) – che sta diventando una vera e propria “banca per l’azione climatica” – che indirizza 50 miliardi di euro nel triennio 2021-24 a favore di una transizione basata sull’energia pulita. Le risorse finanziarie per la green economy quindi non mancano. Ma non è solo una questione di soldi.

Le scelte di policy

La disponibilità di risorse è importante, ma altrettanto lo è la scelta degli strumenti adottati dai policy maker per conciliare crescita e sostenibilità ambientale.

Il ventaglio dei possibili interventi è molto ampio. In alcune situazioni sono necessarie regole chiare che proibiscano comportamenti non sostenibili e prevedano, in caso d’inosservanza, sanzioni pesanti e certe. L’alternativa, anziché sanzionare, è quella di tassare le esternalità negative, per esempio introducendo una carbon tax che colpisca fonti energetiche che emettono biossido di carbonio. In altre circostanze può essere più efficace promuovere la conversione dei cicli produttivi e premiare economicamente i paesi che diminuiscono le emissioni nei tempi richiesti. C’è poi chi auspica l’abolizione dei tanti sussidi tuttora erogati per lo sfruttamento di risorse naturali. Tale decisone, tuttavia, in diversi casi potrebbe danneggiare nel breve periodo i soggetti o i paesi più deboli e un beneficio ambientale potrebbe avere una ricaduta sociale o politica dannosa. È il caso di molti sussidi per agricoltura, pesca e trasporti – diretti o mediante minore tassazione del carburante – che talvolta sorreggono attività economiche, e relativi posti di lavoro, ai limiti della sopravvivenza. Infine, la Behavioral Economics insegna che talvolta – anziché introdurre regole, tasse e incentivi – può essere sufficiente e più efficace un’azione di persuasione che spinga gli attori economici ad adottare comportamenti virtuosi. La scelta del giusto mix di meccanismi di policy è fondamentale per perseguire obiettivi di sostenibilità senza pregiudicare quelli di crescita economica.

Rischi e opportunità

La pandemia potrebbe rallentare la transizione energetica dato che emergenza sanitaria e recessione economica introducono nuove priorità su cui concentrare investimenti e consenso politico. Quali, per esempio realizzare un vaccino, migliorare le infrastrutture sanitarie, diminuire la disoccupazione. D’altra parte la pandemia potrebbe essere determinante per far comprendere l’importanza di perseguire una crescita più sostenibile e di costruire un modello di società più resiliente.

La chiave sta nell’inserire gli obiettivi di sostenibilità in un piano di ripresa economica, associando la green economy a crescita del pil e creazione di nuovi posti di lavoro. La necessità di aumentare gli investimenti pubblici e privati non è incompatibile con la possibilità di ripensare alcuni sistemi di produzione e di trasporto. Agli interventi di stimolo dell’economia, immediatamente necessari per uscire al più presto dalla crisi causata dalla pandemia, è possibile affiancare un programma – con un orizzonte di più lungo periodo e che faccia uso dell’innovazione tecnologica – che consenta di conciliare crescita e sostenibilità. Per cercare di progettare il futuro anziché subirlo.

 

 

Marco Magnani insegna International Economics e Monetary & Financial Economics presso la Luiss, Senior Research Fellow Harvard Kennedy School. È autore, fra gli altri, di L’onda perfetta. Cavalcare il cambiamento senza esserne travolti (Luiss University Press, 2020) e Fatti non foste a viver come robot (Utet, 2020).

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articolo apparso su Affari Internazionali

 

 

 

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