Nel 2019 il valore generato dalla second hand economy in Italia ha raggiunto quota 24 miliardi di euro, una cifra pari all’1,3% del PIL nazionale.
Nel 2019 il valore generato dalla second hand economy in Italia ha raggiunto quota 24 miliardi di euro, una cifra pari all’1,3% del PIL nazionale. Negli ultimi cinque anni, inoltre, è stata osservata una crescita del 33%, trainata soprattutto dall’online, che l’anno scorso ha generato valore per 10,5 miliardi.
Velocità, accessibilità, semplicità e convenienza sono le motivazioni principali alla base della scelta dei consumatori per la compravendita online, insieme ad una più generale attenzione alla sostenibilità, al riuso e al risparmio.
Se le giovani famiglie (75%) e la Gen Z (69%) si rivolgono sempre più spesso al mercato dell’economia dell’usato, i Baby Boomers non sono da meno, con oltre 6 italiani su 10 nella fascia di età 55-64 anni che comprano e vendono oggetti di seconda mano.
Questo è quanto emerge dalla sesta edizione dell’Osservatorio Second Hand Economy condotto da BVA Doxa per Subito, che ha fotografato lo stato dell’arte dell’economia dell’usato in Italia nel 2019.
Dopo il periodo di emergenza sanitaria che ha contraddistinto gli ultimi mesi, diventa fondamentale ripartire facendo leva su comportamenti virtuosi che incidano positivamente sulla ripresa. In questa direzione si inserisce la second hand economy, una forma di economia circolare sempre più rilevante e capace di generare valore reale in modo sostenibile. La conferma arriva dalla sesta edizione dell’Osservatorio Second Hand Economy condotto da BVA Doxa per Subito, che ha fotografato lo stato dell’arte dell’economia dell’usato in Italia nel 2019.
SECOND HAND ECONOMY IN ITALIA: NEL 2019 VALE 24 MILIARDI DI EURO – Nel 2019 il valore generato dalla compravendita dell’usato è stato di 24 miliardi di euro, pari all’1,3% del PIL italiano. Negli ultimi cinque anni, inoltre, è stata osservata una crescita del 33%, trainata soprattutto dall’online, che nel 2019 ha generato valore per 10,5 miliardi, cifra corrispondente al 45% del totale. Tra coloro che nel 2019 hanno acquistato o venduto oggetti usati, il 58% ha scelto di farlo attraverso l’online, considerato il canale privilegiato soprattutto per la sua velocità (77%), l’accessibilità (44%), la semplicità e la comodità di utilizzo (38%) e la convenienza (34%).
Rispetto a cosa gli italiani hanno comprato di più online nel 2019, la classifica è guidata dal settore Casa&Persona (73%), seguito da Sports&Hobby (63%), Elettronica (57%) Motori (42%), Arredamento e casalinghi (36%), Libri e riviste e Informatica (pari merito al 30%) e Abbigliamento e accessori (26%).
LA SOSTENIBILITÀ TRAINA LA SECOND HAND ECONOMY – Comprare e vendere usato si conferma al quarto posto tra i comportamenti sostenibili più diffusi tra gli italiani (49%), subito dopo la raccolta differenziata (95%), l’acquisto di lampadine a LED (77%) e di prodotti a chilometro zero (56%).
In linea con quanto rilevato nel 2018, continua a crescere l’importanza che viene data all’aspetto valoriale nella decisione di puntare sull’economia dell’usato, perché porta vantaggi non solo a livello personale, ma anche all’ambiente e alla società. La second hand economy è quindi sempre più una scelta sostenibile (44%), intelligente e attuale (40%), ma anche un modo per dare valore alle cose (37%).
In lieve calo, nel 2019, la quota di chi acquista second hand per risparmiare (59%), una motivazione che rimane comunque rilevante nella compravendita dell’usato e tutta da riverificare con la crisi economica del 2020. Cresce poi la volontà di trovare pezzi unici o vintage (51%), come anche la sensibilità nei confronti del riutilizzo (48%).
Sul fronte della vendita, invece, il primo driver resta sempre la necessità di liberarsi del superfluo (76%), mentre il 42% degli italiani vende perché crede nel riuso ed è contro gli sprechi. Il 37%, poi, vende l’usato per guadagnare qualcosa e il 16% perché desidera reinvestire il guadagno per comprare oggetti nuovi o usati. Tra le motivazioni che favoriscono la vendita di oggetti usati spiccano l’inutilizzo prolungato (73%), la voglia di passare a modelli superiori (32%), i cambiamenti familiari (22%) e i traslochi (18%). Infine, i soldi che vengono guadagnati dalla vendita vengono perlopiù conservati per l’economia di casa (47%) o utilizzati anche per acquistare altri oggetti usati (20%) oppure nuovi (17%).
LE GENERAZIONI PIÙ ATTIVE – Le giovani famiglie – 35-44 anni – si confermano le più propense a fare second hand (75%), con una preferenza per il canale online (47%). La principale motivazione che spinge questo segmento a puntare sull’economia dell’usato è la necessità di liberarsi di oggetti che non si usano più (82%), seguita dalla possibilità di risparmiare (67%) e di guadagnare qualcosa (46%), soprattutto in vista dell’ampliamento della famiglia o di cambiamenti lavorativi. La sensibilità nei confronti dell’impatto ambientale è comunque importante, tanto che il 56% delle giovani famiglie crede nel riuso e si dichiara contro gli sprechi.
Altro target decisamente attivo nella compravendita dell’usato è la Gen Z, in particolare nella fascia 18-24 (69%), nativi digitali per i quali il canale online è naturalmente il preferito per vendere (83%) e comprare (72%). Per loro il driver di acquisto principale è la possibilità di risparmiare (77%), ma anche la convinzione che la second hand sia un modo intelligente di fare economia che rende molti oggetti più accessibili (58%). La vendita avviene invece principalmente per guadagnare (51%).
Più attivi della media sono i Baby Boomers nella fascia di età compresa tra i 55 e i 64 anni (64%), per i quali l’offline è ancora il canale privilegiato sia per acquistare sia per vendere oggetti online (47%). Sono loro quelli più sensibili all’aspetto ambientale della second hand, tanto che il primo driver di acquisto corrisponde al riuso e alla lotta contro gli sprechi (57%), che si ritrova anche nella scelta di vendere (48%) insieme alla possibilità di liberarsi del superfluo (83%).
LE PROSPETTIVE FUTURE – A fronte della costante crescita degli ultimi anni, il 71% degli intervistati crede che la second hand economy sia destinata a crescere ancora nei prossimi cinque anni, diventando sempre più una scelta consapevole e green (48%), un ottimo strumento per risparmiare (47%) e per rendere i consumi accessibili a più persone (30%).