Mercoledì 1° luglio é stato presentato in videoconferenza il rapporto annuale "L'economia delle Marche".
La presentazione del rapporto è trasmessa in diretta video sul canale YouTube della Banca d'Italia.
Il quadro pre-crisi Covid-19
La pandemia di Covid-19 ha colpito l'economia marchigiana quando era già in corso un rallentamento dell'attività. Secondo le stime di Prometeia, nel 2019 il PIL regionale, dopo un biennio di crescita, è risultato stazionario.
Nell'industria la produzione è leggermente scesa, interrompendo una moderata fase espansiva in atto da un quinquennio; risultati peggiori sono stati ancora riportati dal comparto calzaturiero. L'indebolimento congiunturale e l'incertezza delle aspettative hanno negativamente condizionato l'accumulazione di capitale, frenando i nuovi investimenti. Al presentarsi dell'emergenza sanitaria era in crescita il settore delle costruzioni; l'accelerazione della ricostruzione post-sisma, ancora nella fase iniziale, fornirebbe un significativo impulso allo sviluppo del prodotto regionale. Nel 2019 il settore dei servizi ha nel complesso ristagnato, registrando però una ripresa dei flussi turistici. La redditività e la liquidità delle imprese si sono mantenute su buoni livelli nel confronto storico e, assieme alla minore propensione a investire, hanno contenuto la domanda di credito delle imprese. Nel complesso, i prestiti bancari all'economia regionale sono lievemente diminuiti: il calo del credito alle imprese è stato solo in parte compensato dalla crescita dei prestiti alle famiglie. La qualità del credito è ulteriormente migliorata.
Nel 2019 si è interrotta la fase espansiva dell'occupazione, risultata in lieve flessione in media d'anno. Nel settore privato vi è stata una stabilizzazione dei rapporti di lavoro dipendente, soprattutto per effetto delle numerose trasformazioni di contratti a termine in posizioni permanenti. In presenza di un'accresciuta partecipazione al mercato del lavoro, il tasso di disoccupazione è tornato a salire, restando però inferiore alla media italiana.
Le imprese
La diffusione della pandemia di Covid-19 e le misure adottate per farvi fronte hanno avuto pesanti ripercussioni sull'attività economica marchigiana nella prima parte del 2020. L'incidenza di addetti e valore aggiunto nei comparti la cui attività è stata sospesa a seguito dei provvedimenti governativi di marzo risulta più elevata della media nazionale, per effetto dell'accentuata specializzazione regionale nell'industria e, all'interno di questa, nei comparti della moda, dei beni durevoli per la casa e della metalmeccanica, ambiti produttivi classificati dalla normativa come non essenziali. Considerando anche gli effetti di filiera e il ricorso al lavoro agile da casa, il blocco delle attività ha riguardato il 30 per cento del valore aggiunto regionale. La domanda interna è risultata in forte calo nella prima metà del 2020; nel primo trimestre anche le vendite all'estero hanno registrato una forte diminuzione. Le informazioni tratte dall'indagine straordinaria realizzata dalla Banca d'Italia tra la metà di marzo e la metà di maggio suggeriscono che nelle Marche la caduta del fatturato industriale nel primo semestre del 2020 possa essere stata considerevole e superiore alla media italiana. Tra i comparti manifatturieri più colpiti vi sono le tradizionali specializzazioni della regione, quali il calzaturiero, afflitto da una crisi quasi decennale, e quello dei beni per la casa (elettrodomestici e mobili); l'alimentare e la chimica-farmaceutica, la cui attività non è stata sospesa, hanno invece conseguito risultati migliori. Nel terziario, risultano assai svantaggiate le attività che comportano l'aggregazione sociale e la circolazione delle persone, quali la ristorazione, i trasporti e il turismo. Nelle Marche l'attività turistica si concentra nella stagione estiva; nel confronto con l'Italia, l'impatto negativo della pandemia potrebbe essere attenuato dalla minore dipendenza dal turismo internazionale.
Le imprese regionali hanno pianificato il ridimensionamento degli investimenti per l'anno in corso, a causa dell'incertezza che circonda l'evoluzione della pandemia e delle principali variabili economiche. Le aziende, peraltro, affrontano l'attuale congiuntura con una struttura finanziaria più solida rispetto alla vigilia della doppia recessione del 2008-2013. Nell'ultimo decennio, infatti, il grado di indebitamento è diminuito, le scadenze medie dei prestiti si sono allungate e l'incidenza degli oneri finanziari sulla redditività operativa è scesa su livelli storicamente contenuti. L'elevato peso delle attività liquide nei bilanci delle imprese può avere concorso a fronteggiare il fabbisogno di liquidità emerso con la caduta dell'operatività; le condizioni finanziarie delle aziende saranno inoltre sostenute dalle misure governative per contenere i costi, facilitare l'accesso al credito e dilazionare il rimborso dei prestiti. Nel marzo 2020 il credito alle imprese regionali è tornato a crescere, sostenuto soprattutto dai finanziamenti concessi alle maggiori imprese dei comparti industriali sottoposti a sospensione.
Il mercato del lavoro
Il mercato del lavoro marchigiano risulta particolarmente esposto agli effetti dell'emergenza sanitaria, in considerazione dell'elevata quota di occupati nei settori sospesi. Dai dati amministrativi delle comunicazioni obbligatorie risulta che tra il 23 febbraio e il 23 aprile del 2020 le attivazioni di nuovi rapporti di lavoro dipendente nel settore privato si sono più che dimezzate rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Si è fatto ampio ricorso agli ammortizzatori sociali, come le indennità di disoccupazione e la Cassa integrazione guadagni (CIG): nel solo mese di aprile le ore di CIG ordinaria autorizzate sono state quasi pari a quelle dei cinque anni precedenti. Al fine di ampliare la platea dei beneficiari rispetto agli strumenti ordinari, sono state attribuite risorse aggiuntive alla Cassa integrazione in deroga e sono state introdotte indennità per categorie meno tutelate, come i lavoratori autonomi, che nelle Marche incidono più che nella media italiana.
Le famiglie
Le condizioni economico-finanziarie delle famiglie rimangono favorevoli. La ricchezza complessiva, sebbene inferiore al livello del 2008, supera di oltre 7 volte il reddito disponibile. Si è osservata una ricomposizione del portafoglio delle famiglie a favore di attività più liquide o diversificate; ciò potrebbe attenuare l'impatto negativo delle turbolenze registrate sui mercati finanziari all'insorgere dell'epidemia.
Nel primo trimestre del 2020 la crescita dei finanziamenti alle famiglie marchigiane ha rallentato, in connessione con il deterioramento delle condizioni del mercato del lavoro, con il calo dei consumi e con il blocco delle transazioni immobiliari nelle fasi più acute dell'emergenza. Gli accessi alle moratorie governative e al Fondo di solidarietà per i mutui per l'acquisto della prima casa hanno fornito un sostegno alle condizioni finanziarie delle famiglie. La loro esposizione ai rischi finanziari resta contenuta: da un lato le condizioni di accesso al credito rimangono accomodanti, dall'altro vi è stata una significativa ricomposizione dell'indebitamento per l'acquisto di abitazioni verso mutui a tasso fisso, che mitigano il rischio di rialzo dei tassi d'interesse.
Il mercato del credito
Il crescente ricorso avvenuto negli ultimi anni alla tecnologia nell'interazione con la clientela ha facilitato lo svolgimento delle relazioni creditizie nella fase emergenziale, quando l'operatività degli sportelli è stata rimodulata per assicurare il distanziamento fisico dei dipendenti e della clientela.
Nel primo trimestre del 2020 il credito al complesso dell'economia regionale è tornato lievemente a espandersi. Il tasso di deterioramento dei prestiti si è portato a fine 2019 su un livello storicamente basso, anche se resta leggermente più elevato nel confronto col Paese. L'incidenza dei crediti deteriorati nei bilanci bancari si è di molto ridotta nell'ultimo triennio: oltre ai minori flussi in ingresso, anche per un mutamento della composizione degli affidati verso imprese con bilanci più solidi, vi hanno contribuito le ingenti operazioni di cancellazione delle sofferenze dai bilanci bancari. Anche i tassi di copertura dei prestiti deteriorati e di quelli in sofferenza hanno raggiunto livelli molto elevati, permettendo agli intermediari bancari di affrontare la crisi in atto in condizioni rafforzate rispetto al passato.
La finanza pubblica decentrata
A partire dalla crisi dei debiti sovrani, le esigenze di consolidamento dei conti pubblici avevano limitato le possibilità di spesa degli enti territoriali, determinando un forte ridimensionamento soprattutto degli investimenti pubblici locali. Nel 2019 i margini di manovra sono tornati ad ampliarsi, grazie all'abolizione della regola del pareggio di bilancio, al ripristino della facoltà di disporre incrementi delle aliquote sui tributi propri e alla rimozione dei vincoli sul turnover del personale. Anche la spesa per investimenti ha mostrato segnali di recupero.
La crisi legata al Covid-19 potrebbe determinare effetti significativi sui bilanci degli enti territoriali. A seguito della contrazione dell'attività economica sul territorio, le entrate potrebbero subire una diminuzione significativa; i recenti provvedimenti governativi mirano a contrastare tali effetti. Sul lato della spesa, la gran parte degli esborsi straordinari per fronteggiare la crisi, che hanno riguardato in larga misura il comparto sanitario, sono stati finora finanziati attraverso trasferimenti statali.
Gli enti territoriali della regione affrontano la crisi a partire da una situazione finanziaria nel complesso solida ed equilibrata. Il sistema sanitario regionale ha mostrato una buona capacità di tenuta di fronte alle sfide poste dall'emergenza, anche grazie all'incremento delle risorse tecniche e umane mobilitate nella fase acuta dell'emergenza. I Comuni, le cui entrate potrebbero subire un calo relativamente meno intenso rispetto a quello medio nazionale, possono inoltre fare affidamento sugli avanzi di bilancio accumulati in passato.