Giovedì 25 giugno è stato presentato in videoconferenza il rapporto annuale "L'economia dell'Abruzzo".
La presentazione del rapporto è trasmessa in diretta video sul canale YouTube della Banca d'Italia.
Il quadro pre-crisi Covid-19
La pandemia di Covid-19, delineatasi nei primi mesi dell'anno in corso, ha colpito l'economia regionale in una fase di rallentamento. In base alle stime di Prometeia, nel 2019 il PIL ha ristagnato sui livelli dell'anno precedente. Il valore aggiunto è stimato in calo nell'industria dove, interrompendo il precedente trend positivo, le esportazioni sono diminuite, riflettendo principalmente il calo della domanda nei mercati della UE. Nelle costruzioni l'attività produttiva ha rallentato, anche per il minore sostegno fornito dalle opere di ricostruzione nell'area colpita dal sisma del 2009. Nel terziario l'attività ha complessivamente ristagnato. I prestiti alle aziende della regione sono lievemente diminuiti, riflettendo l'indebolimento della domanda di nuovi finanziamenti, in particolare di quelli finalizzati agli investimenti. La qualità del credito è ulteriormente migliorata.
Nel mercato del lavoro il numero degli occupati è lievemente diminuito, sebbene in un contesto di graduale miglioramento della qualità delle posizioni lavorative. Il tasso di disoccupazione è nuovamente aumentato, anche tra i lavoratori più giovani; è moderatamente cresciuta la partecipazione al mercato del lavoro.
La diffusione dell'epidemia di Covid-19
Dai primi mesi del 2020 il mondo affronta la più grave pandemia dell'ultimo secolo. L'Italia è stato il primo paese europeo in cui, dal 20 febbraio scorso, è stata accertata un'ampia diffusione del virus. Dall'epicentro in Lombardia, il contagio si è inizialmente diffuso ad alcune province di regioni limitrofe per poi gradualmente estendersi, anche sulla scia delle interconnessioni produttive e commerciali, a tutti i territori.
In Abruzzo la diffusione della malattia è stata inferiore rispetto al Centro Nord, ma più alta delle restanti regioni del Mezzogiorno. L'epidemia ha colpito in maniera eterogenea sul territorio: il contagio è stato più elevato in provincia di Pescara, mentre è stato di entità limitata in quella di L'Aquila. Focolai circoscritti, che sono stati fronteggiati dalla Regione mediante la temporanea delimitazione di specifiche "zone rosse", hanno interessato l'area vestina e quella della Val Fino, entrambe localizzate nella fascia pedemontana.
Come avvenuto nei paesi più colpiti dalla pandemia, il Governo italiano ha adottato stringenti misure di distanziamento fisico e di limitazione della mobilità dei cittadini volte al contenimento del contagio. Tali misure hanno frenato la diffusione dell'infezione e ridotto considerevolmente il numero dei decessi. Gli interventi, che hanno inizialmente riguardato le zone in cui sono emersi i primi focolai, sono stati estesi a livello nazionale con le restrizioni alla mobilità dal 9 marzo e con la chiusura di tutte le attività considerate non essenziali dal 25 marzo; vi è stato poi un graduale allentamento del fermo produttivo dal 4 maggio.
L'impatto dell'emergenza sull'economia regionale
Le misure di distanziamento sociale e la chiusura parziale delle attività nei mesi di marzo e di aprile hanno avuto anche in Abruzzo pesanti ripercussioni sull'attività economica. Stime della Banca d'Italia indicano una perdita complessiva di valore aggiunto nel periodo di sospensione delle attività non essenziali pari a oltre un quarto del totale, anche tenendo conto della prosecuzione di alcune attività avvalendosi del lavoro agile e degli effetti di filiera che hanno consentito a imprese dei settori non essenziali di continuare a produrre in quanto fornitrici di comparti rimasti operativi.
Le imprese
L'intensità con cui le restrizioni hanno colpito l'economia dei territori è stata funzione delle loro diverse vocazioni produttive. In Abruzzo alle unità produttive interessate dal blocco è riconducibile quasi il 60 per cento del valore aggiunto industriale, un dato superiore a quello del Mezzogiorno e in linea con la media nazionale. Secondo i risultati delle consuete rilevazioni annuali della Banca d'Italia, che quest'anno hanno previsto anche una specifica sezione dedicata all'emergenza Covid-19, le aspettative delle imprese manifatturiere abruzzesi sull'andamento del fatturato nell'anno in corso sono marcatamente peggiorate rispetto ai risultati registrati a consuntivo nel 2019. I programmi di investimento appaiono prevalentemente orientati al ribasso. Nel settore delle costruzioni il numero di ore lavorate si è più che dimezzato nel mese di marzo, in concomitanza con i primi provvedimenti di chiusura dei cantieri. Nel terziario, più intensamente colpito perché maggiormente caratterizzato da una più stretta interazione sociale, specie nei comparti della ristorazione, intrattenimento e accoglienza, gli effetti negativi delle sospensioni sono stati particolarmente profondi e potrebbero rivelarsi più duraturi a causa del protrarsi di parte delle restrizioni alla mobilità e all'aggregazione sociale.
Il sistema produttivo regionale sta tuttavia affrontando la crisi attuale in condizioni finanziarie migliori rispetto al passato: nell'ultimo decennio il graduale ritorno su livelli di redditività soddisfacenti ne ha supportato la ricapitalizzazione. L'indebitamento è calato e vi è stata una ricomposizione delle passività a favore della componente a più lungo termine; si è pertanto complessivamente ridimensionata la quota di imprese con profili di vulnerabilità finanziaria. I provvedimenti di blocco delle attività hanno tuttavia sottoposto le aziende coinvolte a un elevato stress finanziario, accrescendone il fabbisogno di liquidità. In base a nostre elaborazioni, le imprese abruzzesi a rischio di illiquidità nei settori sottoposti a chiusura sono state circa un quarto del totale, prevalentemente concentrate nelle attività di alloggio e ristorazione.
A fronte del ridimensionamento degli investimenti, gli interventi di nuova finanza garantita, le moratorie e il maggiore utilizzo dei margini disponibili sulle linee di credito a breve termine hanno attenuato il calo della domanda di credito delle imprese nel primo trimestre, soprattutto per le unità produttive di minori dimensioni, verso cui si sono concentrati gli aiuti. Le condizioni di offerta praticate dalle banche sono rimaste nel complesso favorevoli sia nelle indicazioni degli intermediari sia in quelle fornite dalle imprese.
Il mercato del lavoro e le famiglie
Le ripercussioni sul mercato del lavoro sono state considerevoli, in un contesto già caratterizzato dall'interruzione dell'espansione dell'occupazione. Secondo nostre elaborazioni sui dati Istat, circa un terzo degli occupati in regione è stato interessato dal blocco delle attività produttive non essenziali. Nei mesi di marzo e aprile, secondo i dati sulle Comunicazioni obbligatorie, il numero delle nuove posizioni lavorative dipendenti attivate nel settore privato si è dimezzato rispetto all'anno precedente. Il numero complessivo di occupati nel primo trimestre è sensibilmente diminuito. Nel primo quadrimestre del 2020 il numero di ore autorizzate di Cassa integrazione guadagni è aumentato di quindici volte rispetto allo stesso periodo del 2019.
Le condizioni economico-finanziarie delle famiglie si presentavano complessivamente favorevoli all'avvio dell'emergenza sanitaria. Il reddito disponibile ha continuato a crescere nel 2019, consolidando la ripresa in atto da alcuni anni, e la sua distribuzione si presenta in regione meno diseguale rispetto alla media nazionale. Il grado di indebitamento delle famiglie abruzzesi risulta contenuto nel confronto con il dato italiano, per effetto della minore incidenza dei prestiti per l'acquisto di abitazioni. È elevata la quota della ricchezza finanziaria delle famiglie impiegata in attività prontamente liquidabili in caso di necessità. Nel primo trimestre dell'anno le nuove erogazioni di mutui sono diminuite. Il credito al consumo ha rallentato, in connessione con il calo della spesa per beni durevoli.
Il mercato del credito
Nel primo trimestre del 2020 è proseguita la lieve flessione del credito ai residenti in regione registrata nell'ultima parte dell'anno precedente. La dinamica del credito alle imprese è rimasta debole. I prestiti alle famiglie hanno ulteriormente rallentato, soprattutto a partire dal mese di marzo, quando si è manifestata l'emergenza sanitaria. Durante la fase di lockdown le banche hanno continuato ad assicurare i propri servizi all'economia locale, avvalendosi in misura crescente dei canali telematici di contatto con la clientela.
La qualità del credito appare al momento migliore rispetto alla situazione osservata all'inizio della precedente crisi, sebbene il tasso di deterioramento si collochi ancora al di sopra della media nazionale. A tale risultato ha contribuito un mutamento della composizione degli affidati verso le imprese con bilanci progressivamente più solidi.
La finanza pubblica decentrata
A seguito dei provvedimenti adottati dal Governo per fronteggiare l'emergenza Covid-19 sono aumentate le risorse per il finanziamento del sistema sanitario regionale: il numero dei posti in terapia intensiva e il personale medico e infermieristico sono aumentati in linea con le accresciute esigenze. Anche al picco dell'epidemia non si è mai giunti fino a saturare la capacità degli ospedali di accogliere i pazienti in condizioni più gravi. La Regione ha disposto diversi interventi finanziari a sostegno delle piccole imprese, dei lavoratori autonomi e dei nuclei familiari maggiormente colpiti dai provvedimenti rivolti a contenere il diffondersi del contagio.
Nel 2020 gli equilibri di bilancio dei Comuni abruzzesi risentiranno significativamente degli effetti connessi all'emergenza sanitaria; a fronte di spese in gran parte incomprimibili, gli enti si sono trovati a fronteggiare uno slittamento degli incassi, con effetti negativi sulla situazione di liquidità, a cui si sono associate perdite di gettito. Secondo nostre stime, per i Comuni abruzzesi la perdita di entrate correnti inciderebbe in misura lievemente inferiore alla media nazionale.