Le raccomandazioni dell’EFRAG per l'elaborazione di uno standard europeo sulla divulgazione di informazioni non finanziarie.
L'European Corporate Reporting Lab @EFRAG (European Lab) è stato istituito dall'European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG), in risposta al Piano d’Azione per finanziare la crescita sostenibile. Il lavoro dell’European Lab dell’EFRAG consiste nel facilitare il dialogo tra aziende, investitori e altre parti interessate nonché nella pubblicazione di report riguardanti il contenuto e i risultati di questo dialogo.
A marzo del 2021 è stato pubblicato il rapporto “Proposals for a relevant and dynamic EU sustainability reporting standard-setting” della Project Task Force costituita in seno all’European Lab con l’obiettivo di condurre i lavori preparatori all’elaborazione di uno standard UE di rendicontazione non finanziaria per le aziende. L’iniziativa è stata avviata a partire dalla richiesta di consulenza tecnica presentata dalla Commissione Europea all’EFRAG nella cornice dell’aggiornamento della direttiva sulla rendicontazione non finanziaria (poi ribattezzata “Corporate Sustainability Reporting Directive” – CSRD nella proposta legislativa pubblicata il 21 aprile 2021). La task force multistakeholder è composta da un’ampia gamma di soggetti portatori di interesse per le informazioni di carattere non finanziario: esperti selezionati nel settore pubblico, nel settore privato, tra le PMI e la società civile. Oltre all’esperienza diretta dei membri, per la redazione del rapporto pubblicato a marzo sono stati prese in considerazione iniziative sul tema a livello globale, nonché il feedback ricevuto in occasione di una serie di eventi di sensibilizzazione organizzati dall’EFRAG in tutta l’UE.
Coerentemente con il mandato dell’European Lab, il rapporto pubblicato dalla task force propone una tabella di marcia per lo sviluppo di una serie completa e dinamica di standard per la rendicontazione delle informazioni di carattere non finanziario in Europa. L’obiettivo del documento, quindi, non è stabilire requisiti di disclosure, indicatori o metriche specifici, bensì individuare il perimetro di applicazione e l’architettura generale dei futuri standard, nell’ottica di contribuire al raggiungimento degli obiettivi strategici dell’UE. Il rapporto presenta raccomandazioni articolate in 54 proposte.
Innanzitutto, secondo la task force i prossimi passi dovrebbero essere attuati in uno spirito di cooperazione e partenariato con iniziative e realtà internazionali (per esempio il G-20, il Financial Stability Board e l’International Platform on Sustainable Finance) al fine di rafforzare l’impegno comune per la definizione dei criteri di rendicontazione, senza però rallentare le ambizioni dell’UE sul tema. La proposta legislativa sulla nuova CSRD prevede infatti l'adozione di un primo set di standard comuni di rendicontazione di sostenibilità già a partire da ottobre 2022.
Secondo la task force, la struttura degli standard dovrebbe basarsi su tre livelli di rendicontazione (indipendente dal settore, specifica per settore e specifica per organizzazione), tre aree di rendicontazione (strategia, implementazione e misurazione della performance) e tre fattori (ambientale, sociale e di buona “governance+”). Quest’ultima categoria (G+) è più ampia di quanto tradizionalmente considerato, e include l’etica aziendale, la qualità delle relazioni con gli stakeholder, l’innovazione, la reputazione e il brand management.
Inoltre, nel rapporto viene rivolta particolare attenzione all’analisi di materialità, alla stretta interconnessione tra il reporting finanziario e quello di sostenibilità e al concetto di “doppia materialità” (che rimanda all’influenza dei rischi ESG sulle performance economico-finanziarie delle aziende, da un lato, e alle ripercussioni del business aziendale sugli aspetti di sostenibilità, dall’altro). Un ulteriore tema analizzato è la rilevanza dell’orizzonte temporale: la task force raccomanda di esplicitare il riferimento temporale nella rendicontazione di sostenibilità, da determinare tenendo conto delle differenze fra settori, modelli di business e aree di intervento. Per esempio, in merito alla doppia materialità, la riduzione di alcuni impatti negativi sulle persone o sull'ambiente può verificarsi in un lasso di tempo inferiore rispetto agli effetti positivi dei temi ESG sul valore economico-finanziario dell’azienda.
La presentazione dei dati dovrebbe avvenire preferibilmente attraverso "dichiarazioni di sostenibilità" standardizzate e facilmente comparabili, che dovrebbero essere più facilmente accessibili grazie alla digitalizzazione.
I lavori preparatori svolti dall’EFRAG rappresentano un importante tassello per garantire coerenza nei criteri e nelle pratiche di rendicontazione non finanziaria delle aziende, in relazione non solo alla nuova CSRD ma anche alla recente entrata in vigore del Regolamento relativo all’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari (SFDR), alla tassonomia europea delle attività eco-compatibili e agli attesi requisiti di sostenibilità previsti in ambito di governance aziendale. La disponibilità di dati affidabili e di qualità rappresenta infatti una delle sfide principali per garantire un cambio di paradigma verso un modello di sviluppo sostenibile e inclusivo.