Confindustria riporta l'analisi sugli aggiornamenti legati all'economia italiana e internazionale in breve
Forze contrastanti. La dinamica del PIL italiano è l’incerta sintesi di fattori che spingono in direzioni opposte. Al ribasso: i rincari di energia e alimentari (accentuati dalla guerra), per l’impatto su costi e margini delle imprese e su inflazione e potere d’acquisto delle famiglie, i tassi di interesse più alti e lo spread sovrano più ampio, il commercio internazionale debole. Al rialzo: la fine delle restrizioni anti-Covid e la stagione calda che spingono il turismo, la crescita delle costruzioni, la resilienza dell’industria (grazie alla sua diversificazione e al traino dei primi due settori), il risparmio accumulato che protegge i consumi. L’euro indebolito sul dollaro aiuta l’export, ma alza i prezzi dei beni importati.
Energia vicina al picco. Il prezzo del petrolio è sceso di poco a luglio, a 112 dollari al barile (da 123 a giugno) ma resta molto alto rispetto ai valori di inizio anno (87 dollari). Il gas in Europa si è impennato a 171 euro/mwh a luglio (106 a giugno), sopra i valori medi di marzo, a seguito del calo dell’offerta russa.
Tassi alti. I rendimenti sui titoli pubblici nell’Eurozona erano scesi poco dal picco, dopo l’annuncio BCE “anti-frammentazione”: a luglio il BTP è a 3,19% in media (3,55% a giugno), restando molto sopra lo 0,97% di dicembre 2021. La lieve flessione è comune a tutti i paesi (Bund a 1,19% da 1,50%). Anche lo spread BTP-Bund era in calo, ma di recente è risalito per l’instabilità politica (+2,00 in media, da +2,05).
Industria: quadro complicato. Gli indicatori continuano a fornire segnali discordanti. Il PMI è in discesa (50,9 a giugno, da 51,9), ormai vicino alla stagnazione; l’indagine Banca d’Italia segnala un peggioramento della domanda e maggiore incertezza nel 2° trimestre; la fiducia delle imprese manifatturiere registra un piccolo recupero a giugno, dopo un lungo calo. La produzione industriale, in calo a maggio come atteso, è in aumento nella media del 2° trimestre (-0,7% nel 1°), con una dinamica nella prima metà del 2022 che, pur rallentando, è ben superiore a quella tedesca e francese. Le imprese industriali, dunque, mostrano resilienza. Prosegue, invece, il trend di espansione delle costruzioni, che sostiene anche il flusso di investimenti; di recente, però, è apparso qualche segnale di decelerazione.
Rimbalzo nei servizi. La spesa dei turisti stranieri in Italia ha ridotto in aprile il gap dal pre-Covid a -21% (era -25% a marzo). L’indicatore dei consumi ICC a maggio ha registrato un aumento del +3,4% annuo, trainato dai servizi (+18,3%) che beneficiano dei maggiori acquisti per il tempo libero grazie al calo delle restrizioni, ma frenato dai beni (-1,4%). Ciò sembra riflettere il fatto che, dato il reddito disponibile, i prezzi più alti impongono scelte tra acquisti di beni e servizi. Il PMI del settore continua ad indicare espansione, ma a un ritmo in rapida flessione (51,6 a giugno, da 53,7). Il rimbalzo dei servizi nel 2° e 3° trimestre potrebbe essere agevolato dal risparmio delle famiglie, ma limitato dall'inflazione.
Export: prospettive difficili. Il valore dell’export è in aumento, per la crescita dei prezzi, ma in volume la dinamica è piatta a marzo-aprile. In aumento le vendite extra-UE a maggio (+4,7%), con forte contributo del mercato USA dove le merci italiane sono favorite dall’indebolimento dell’euro; in calo, invece, le vendite in Russia e Cina. Le prospettive sono difficili: maggior calo a giugno degli ordini esteri del PMI manifatturiero e debole commercio mondiale (-0,3% a febbraio-aprile); in espansione l’import di USA e UK, stabile quello dell’Eurozona, in calo quello della Cina. Lo scenario per gli scambi è negativo: PMI globale sugli ordini manifatturieri in zona recessiva per il quarto mese a giugno. Ma ci sono segnali di allentamento dei colli di bottiglia negli approvvigionamenti, grazie alla ripresa dell’attività dei porti cinesi a maggio e alla risalita della produzione in Cina a giugno (solo +0,4% il PIL nel 2° trimestre).
Eurozona in crescita ma con segnali di debolezza. Nonostante le criticità dovute al conflitto e alle pressioni inflazionistiche, il PIL nel 1° trimestre è cresciuto di +0,6%. Tuttavia, continua a calare, da fine 2021, il sentiment economico, misurato dall’indicatore ESI (-5,9% nel 2° trimestre), prospettando nei prossimi mesi una crescita molto debole nell’Eurozona. Il deterioramento della fiducia è comune a tutti i principali paesi, in particolare Francia e Spagna (-5,9% e -5,7%), seguite dalla Germania (-4,5%). Un peggioramento è stato rilevato anche nelle aspettative sull’occupazione (-2,3% nel 2° trimestre).
USA: si abbassa la crescita. La FED ha rivisto fortemente al ribasso le previsioni sul PIL nel 2022 (+1,7% da +2,8%) e nel 2023 (+1,7% da +2,2%), tenendo invariato il 2024 (+1,9%), con una minor crescita dell’1,7% nel triennio. I segnali recenti per l’economia sono negativi: tutti gli indici di attività nel manifatturiero stanno continuando a scendere in modo rilevante (PMI a 57,0 a giugno, da 59,2; ISM a 53,0 da 56,1), così come la fiducia delle imprese NFIB (89,5 da 93,1). Inoltre, la fiducia dei consumatori a giugno è diminuita a 50,0 punti, molto sotto la media dell’ultimo anno.