Sommerso, MEF: nel 2021 è in ripresa a 173,9 miliardi

Posted on 18/01/2024 in Economia by Mef

Il Ministero ha pubblicato sul proprio sito l'aggiornamento della Relazione 2023 sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva, cresciuta di 16,5 miliardi di euro.

È stato pubblicato il documento che aggiorna la Relazione  sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva per gli anni 2016-2021 a seguito della revisione dei Conti Nazionali apportata dall’Istat diffusi lo scorso mese di settembre.


AGGIORNAMENTO DELLA STIMA DELL’EVASIONE FISCALE E CONTRIBUTIVA
Come anticipato in occasione della predisposizione della Relazione sull’economia non
osservata e sull’evasione fiscale e contributiva per l’anno 2023 (di seguito Relazione 2023), trasmessa al Governo il 28 settembre u.s., la Commissione ha aggiornato le stime del tax gap alla luce dei nuovi dati diffusi dall’Istat lo scorso 21 settembre1.
La politica delle revisioni correnti dei Conti nazionali prevede un ciclo semestrale, con
diffusione delle stime all’inizio di marzo e alla fine di settembre. In quest’ultima versione sono incorporate l’insieme delle informazioni relative ai risultati economici delle imprese (tratte dal registro statistico Frame-SBS) in versione definitiva per il 2021. Poiché le informazioni relative al periodo t-2 non sono disponibili al momento dell’elaborazione del primo rilascio, le revisioni effettuate a seguito del rilascio di settembre generalmente risultano, soprattutto a livello di risultati per settore di attività economica, non trascurabili.

In particolare, la diffusione dei dati di Contabilità nazionale aggiornati a settembre 2023, avvenuta a ridosso dell’approvazione della Relazione, è stata caratterizzata da un aggiustamento di portata straordinaria (con un incremento del PIL per il 2021 di circa 40 miliardi di euro). Di conseguenza, la Commissione ha ritenuto di rinviare al presente aggiornamento la pubblicazione delle stime del gap 2021, in modo da consentire l’integrazione di tali dati aggiornati nel calcolo.

In questa nota si illustrano le principali evidenze derivanti da tale aggiornamento e vengono riproposte (mantenendone la numerazione originale) tutte le tavole già pubblicate nella Relazione influenzate dalla revisione.

Sulla base dei Conti nazionali pubblicati a settembre del 2023, il valore aggiunto generato dal sommerso economico nel 2021 mostra una ripresa, attestandosi a 173,9 miliardi di euro, in aumento di 16,5 miliardi rispetto al 2020 (cfr. Tabella II.2.1). La sua incidenza sul Pil si è mantenuta costante al 9,5%, 0,7 punti percentuali al di sotto di quanto osservato nel 2019 (10,2%) (cfr. Tabella II.2.2). L’analisi disaggregata viene fornita con riferimento all’incidenza dell’economia sommersa sul valore aggiunto che differisce dal PIL perché non considera le imposte indirette (e, in particolare, l’IVA).

Le componenti più rilevanti dell’economia sommersa sono quelle legate alla correzione della sotto-dichiarazione del valore aggiunto e all’impiego di lavoro irregolare. Nel 2021 esse generano, rispettivamente, il 52,6% e il 39,2% del valore aggiunto complessivo attribuito all’economia sommersa. Meno rilevante, ma comunque significativo (8,3%), è il contributo delle altre componenti (mance, fitti “in nero” e integrazione domanda-offerta) (cfr. Figura II.2.1).A livello settoriale, si registra una riduzione importante di 1,2 punti percentuali del peso del sommerso in Agricoltura, Costruzioni e Commercio, trasporti, alloggio e ristorazione; mentre, si osserva un significativo incremento nei Servizi professionali, scientifici, tecnici e di supporto alle imprese (+1,2 punti percentuali), negli Altri servizi alle persone (+0,6 punti percentuali) e nei Servizi di
informazione e comunicazione e Attività finanziarie e assicurative (+0,5 punti percentuali, in entrambi i settori) (cfr. Figura II.2.2).

Nel complesso, sulla base del suddetto aggiornamento, l’evasione fiscale e contributiva nel 2021 risulta pari a 83,6 miliardi di euro, di cui circa 73,2 miliardi di mancate entrate tributarie e 10,4 miliardi di mancate entrate contributive, con una diminuzione di 2,7 miliardi (-3,1%) rispetto al 2020, di cui 2,2 miliardi sono relativi all’evasione fiscale (-2,9% rispetto al 2020) e 0,5 miliardi all’evasione contributiva (-4,3% rispetto al 2020). L’aumento del gap IRPEF di circa 2,1 miliardi di euro, di cui 0,1 miliardi per i lavoratori dipendenti irregolari e quasi 2 miliardi per lavoratori autonomi e le imprese, si contrappone alla riduzione del gap IVA (-3,9 miliardi), del gap da locazioni (-336 milioni) e del gap IMU (-135 milioni); parallelamente, si registra una sostanziale stabilità del gap in livelli per l’IRES (+33 milioni), l’IRAP (+86 milioni) e le accise (+31 milioni).

Nel triennio 2019-2021, la propensione al gap diminuisce dal 18,4% del 2019 al 15,3% del 2021 (cfr Tabella I.2), con una riduzione di 1,9 punti percentuali. Rispetto al 2020, l’andamento riflette una riduzione della propensione per tutte le principali imposte; più precisamente, si registra una rilevante diminuzione per il gap IVA e da locazioni (4,8 punti percentuali), per il gap IRES (4,3 punti percentuali) e per il gap IRPEF (2,2 punti percentuali).

Questo dato si presenta in apparente controtendenza rispetto a quanto osservato tra il 2016 e il 2020 e va spiegato alla luce dell’aumento del valore assoluto del gap IRPEF, per circa 2,1 miliardi di euro citato in precedenza. La riduzione della propensione al gap IRPEF, è spiegabile con il fatto che, nel 2021 è cresciuta in forte misura l’IRPEF potenziale e tale crescita ha più che compensato l’aumento in valore assoluto del gap IRPEF2.

Una minore ma altrettanto importante riduzione si registra anche per il gap IRAP e accise (1,4 punti percentuali), canone RAI (un punto percentuale) e IMU (0,8 punti percentuali).

Se si analizza il fenomeno su un orizzonte temporale maggiore la riduzione del gap risulta più marcata. Infatti, nel periodo 2016-2021, la propensione al gap diminuisce dal 21,0% al 15,3%, con un calo di 5,7 punti percentuali e di circa 23,6 miliardi in valore assoluto. La propensione al gap al netto delle imposte immobiliari e delle accise, che rappresenta l’indicatore rilevante ai fini del raggiungimento degli obiettivi previsti nell’ambito del PNRR, diminuisce nel 2021 al 15,2%, con una riduzione del 18,2% rispetto al 2019 (anno di riferimento negli indicatori di riduzione del tax gap nel PNRR).

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