Varcondio, Presidente di Federalimentare, manifesta perplessità sulla Farm to Fork Strategy della CE perché il sistema appena approvato in Italia, il Nutrinform Battery, è l’unico che non si basa su profili nutrizionali.
“Federalimentare appoggia il progetto del Green Deal, che dovrebbe consentire all’intera filiera agroalimentare europea un’elevazione dei propri standard produttivi in termini di qualità e sostenibilità. Tuttavia, lasciano perplessi diversi aspetti della Farm to Fork Strategy, presentata mercoledì 20 maggio dalla Commissione Europea” - afferma il presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio.
“Alla luce dell’emergenza sanitaria, sociale ed economica causata dalla diffusione del Covid19 – sottolinea Vacondio - riteniamo che la Farm to Fork Strategy vada orientata tenendo conto della prioritaria necessità di aiutare le imprese della filiera agroalimentare, in particolare le più piccole, a riprendere slancio dopo la crisi della pandemia. Notiamo, al contrario, che sono rimasti impegni che impongono alle imprese oneri aggiuntivi, come ad esempio quelli relativi al packaging, in larga parte insostenibili nella situazione attuale. Le istituzioni europee, a nostro parere, dovrebbero tenere in maggiore considerazione il rischio che queste misure possano condurre ad una consistente perdita di competitività internazionale del settore agroalimentare dell’intera Unione Europea”.
Vacondio ha poi lamentato l’inclusione di elementi nutrizionali poco pertinenti con la sostenibilità e potenzialmente dannosi per l’industria alimentare italiana: “Nella Farm to Fork Strategy sono stati inseriti propositi relativi alla nutrizione molto insidiosi per l’industria alimentare italiana e lesivi della libertà di scelta del consumatore. Per quanto riguarda l’etichettatura fronte pacco, la Commissione propone l’adozione di un sistema armonizzato obbligatorio in tutta l’Unione. Apparentemente non viene indicato quale tipo di sistema si intenda adottare.
Lascia tuttavia molto perplessi che la Commissione abbia stabilito il varo di profili nutrizionali e il loro utilizzo non solo per la disciplina dei claim pubblicitari (che era il loro scopo originario) ma anche per l’etichettatura nutrizionale fronte pacco. Si tratta di una dichiarazione che ci preoccupa molto, perché il sistema appena approvato dalle istituzioni italiane, il Nutrinform Battery, è l’unico che non si basa su profili nutrizionali. Va sottolineato che l’Efsa, l’Autorità europea sulla sicurezza alimentare, con un’opinione del 2008, ha manifestato i propri dubbi sull’utilizzo dei profili nutrizionali, di cui rilevava “i limiti intrinseci”. Inoltre, nel 2016, il Parlamento Europeo si è espresso per ben due volte, a larga maggioranza, contro l’adozione dei profili nutrizionali.
La scelta della Commissione di insistere sulla strada dei profili, malgrado il loro quanto meno controverso fondamento scientifico, dà quindi l’impressione di favorire quei sistemi valutativi, come ad esempio il Nutriscore, che condizionano impropriamente le scelte dei consumatori, spesso peraltro in maniera fuorviante, e penalizzano i prodotti tipici della dieta mediterranea”.
Il presidente di Federalimentare ha poi espresso le proprie forti riserve contro il proposito di imporre la riformulazione obbligatoria dei prodotti attraverso la fissazione di limiti al contenuto di determinati nutrienti: “Se questa idea dovesse tradursi in realtà, sarebbe la fine per una serie di prodotti italiani di alta qualità che per tipologia o per tradizione non possono essere riformulati. Il tutto senza un vero beneficio per i consumatori, dato che è l’assunzione eccessiva di nutrienti nella dieta generale ad essere potenzialmente nociva per la salute, non certo i singoli prodotti. Ritengo sia sbagliato privilegiare l’attenzione ad un singolo prodotto invece che ad una dieta sana e varia, ed uno stile di vita corretto”.
“Alla luce di queste preoccupazioni – conclude Vacondio – invitiamo le istituzioni italiane a valutare attentamente le implicazioni della Farm to Fork Strategy così come formulata oggi, così da proporre opportuni correttivi volti ad impedire che essa si trasformi in un ostacolo alla ripresa economica o in un danneggiamento del made in Italy agroalimentare. Notiamo nella Farm To Fork un problema di metodo e di mancato ascolto non solo della scienza, ma anche dei settori interessati. In ragione di ciò, chiederemo un incontro al Governo per condividere una comune strategia con tutte le associazioni di categoria interessate, perché non si tratta di difendere gli interessi di uno o degli altri, bensì gli interessi di tutta la nazione”.
Va sottolineato che l’Efsa, l’Autorità europea sulla sicurezza alimentare, con un’opinione del 2008, ha manifestato i propri dubbi sull’utilizzo dei profili nutrizionali, di cui rilevava “i limiti intrinseci”. Inoltre, nel 2016, il Parlamento Europeo si è espresso per ben due volte, a larga maggioranza, contro l’adozione dei profili nutrizionali.
La scelta della Commissione di insistere sulla strada dei profili, malgrado il loro quanto meno controverso fondamento scientifico, dà quindi l’impressione di favorire quei sistemi valutativi, come ad esempio il Nutriscore, che condizionano impropriamente le scelte dei consumatori, spesso peraltro in maniera fuorviante, e penalizzano i prodotti tipici della dieta mediterranea”.
Il presidente di Federalimentare ha poi espresso le proprie forti riserve contro il proposito di imporre la riformulazione obbligatoria dei prodotti attraverso la fissazione di limiti al contenuto di determinati nutrienti: “Se questa idea dovesse tradursi in realtà, sarebbe la fine per una serie di prodotti italiani di alta qualità che per tipologia o per tradizione non possono essere riformulati. Il tutto senza un vero beneficio per i consumatori, dato che è l’assunzione eccessiva di nutrienti nella dieta generale ad essere potenzialmente nociva per la salute, non certo i singoli prodotti. Ritengo sia sbagliato privilegiare l’attenzione ad un singolo prodotto invece che ad una dieta sana e varia, ed uno stile di vita corretto”.
“Alla luce di queste preoccupazioni – conclude Vacondio – invitiamo le istituzioni italiane a valutare attentamente le implicazioni della Farm to Fork Strategy così come formulata oggi, così da proporre opportuni correttivi volti ad impedire che essa si trasformi in un ostacolo alla ripresa economica o in un danneggiamento del made in Italy agroalimentare. Notiamo nella Farm To Fork un problema di metodo e di mancato ascolto non solo della scienza, ma anche dei settori interessati. In ragione di ciò, chiederemo un incontro al Governo per condividere una comune strategia con tutte le associazioni di categoria interessate, perché non si tratta di difendere gli interessi di uno o degli altri, bensì gli interessi di tutta la nazione”.