Secondo ASviS i recenti sviluppi delle normative europee in materia di rendicontazione di sostenibilità possono accelerare il cammino verso lo sviluppo sostenibile, incidendo su diversi ambiti della vita economica.
Recepire velocemente la nuova direttiva, partecipare ai processi di definizione degli standard, sostenere le imprese nella transizione informativa: queste alcune delle proposte del documento che fa il punto sulla rivoluzione in atto.
“Gli sviluppi degli ultimi due-tre anni in materia di informativa sulla sostenibilità rappresentano un cambiamento molto significativo nel campo della rendicontazione dell’attività aziendale, al punto da poter affermare di essere di fronte a una rivoluzione epocale del settore”.
Queste le parole contenute nel Policy brief ASviS "La rendicontazione di sostenibilità nel contesto europeo e italiano: una rivoluzione in atto”, curato dalla Fondazione organismo italiano di business reporting (Oibr) con il contributo del Gruppo di lavoro “Finanza per lo sviluppo sostenibile” dell’Alleanza, lanciato l’8 febbraio in occasione del seminario ASviS “Il Regolamento Tassonomia e i nuovi criteri di vaglio tecnico: l’impatto sui settori dell’economia italiana”.
Un documento nato con l’obiettivo di fornire un’analisi sintetica del complesso quadro europeo, extra-europeo e italiano rispetto all'evoluzione delle normative sul reporting di sostenibilità, per avanzare proposte e raccomandazioni alle istituzioni del nostro Paese.
Negli ultimi anni il panorama internazionale della standardizzazione del reporting di sostenibilità aziendale sta radicalmente e rapidamente mutando, anche grazie alle iniziative dell’Unione europea che ha scelto di assumere il ruolo di battistrada in questo ambito. L’approvazione della Corporate sustainability reporting directive (Csrd) entrata in vigore a gennaio 2023 rappresenta una pietra miliare normativa in tal senso. La nuova normativa aggiorna infatti in profondità la precedente “Direttiva sulle informazioni non finanziarie” del 2014, cambiando addirittura la denominazione di questa forma di rendicontazione in “reporting di sostenibilità”.
Obiettivo di lungo termine della Commissione europea è infatti quello di equiparare progressivamente la rendicontazione di sostenibilità allo stesso livello di qualità e rilevanza del tradizionale reporting economico-finanziario. Sembra profilarsi in tal senso un’accelerazione verso lo sviluppo sostenibile: l’obbligo di una maggiore trasparenza e responsabilità dell’impatto delle imprese sulle persone e l’ambiente impone infatti di innovare i sistemi produttivi e i modelli di governance, con implicazioni profonde sulle scelte strategiche delle imprese, sui loro investimenti e anche sulle politiche economiche nazionali.
Nello specifico la Csrd estende in misura molto significativa l’applicazione di tale forma di rendicontazione a tutte le imprese, banche e assicurazioni europee quotate e non quotate, che nell’anno precedente superino due delle seguenti tre soglie: numero di addetti superiore a 250, attivo di bilancio superiore ai 25 milioni di euro e fatturato superiore ai 50 milioni di euro. Inoltre, dà ai Paesi membri 18 mesi di tempo, che scadranno a luglio 2024, per recepire i nuovi obblighi.
In questo contesto, il Policy brief ASviS propone alle istituzioni italiane di: