La Banca d'Italia ha svolto due tavole rotonde, rispettivamente con le banche e gli altri intermediari finanziari vigilati, sui rischi climatici e ambientali.
L'attualità e la pervasività di tali rischi richiede di mantenere alto il livello di attenzione e aperto il dialogo tra le autorità di vigilanza e gli enti vigilati, favorendo lo scambio di esperienze e la definizione di buone prassi.
Le tavole rotonde proseguono il dialogo tecnico avviato lo scorso anno e rientrano in un più ampio quadro di iniziative di vigilanza a livello nazionale ed europeo. Nel 2020 la BCE aveva pubblicato una specifica guida sulle modalità di integrazione del rischio climatico e ambientale nella strategia e nel modello industriale, nei processi di governo aziendale e di gestione dei rischi delle banche significative e ha condotto numerosi esercizi e attività di supervisione sul tema. Analoga iniziativa è stata adottata dalla Banca d'Italia lo scorso anno, con riferimento alle banche italiane meno significative e agli intermediari finanziari non bancari vigilati.
Nell'intervento di apertura Paolo Angelini, Vice Direttore Generale della Banca d'Italia, ha ricordato come nei mesi più recenti l'azione di supervisione condotta sia proseguita intensamente, in linea con le priorità strategiche pubblicate nel gennaio 2023; si è fatto leva sulle sinergie tra l'azione di supervisione volta a monitorare l'allineamento degli intermediari vigilati alle aspettative di vigilanza e il contributo dell'Istituto ai lavori internazionali e nazionali sulla finanza sostenibile e sulla misurazione dei rischi climatici. Ha ribadito che gli sviluppi normativi in corso in Europa su questi temi, in particolare la proposta di Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD), hanno un forte impatto potenziale non solo sugli intermediari ma anche e soprattutto sul tessuto produttivo delle imprese, europee e nazionali (cfr. intervento del 15 novembre 2022). In particolare la CSDDD imporrà una serie di obblighi in materia di sostenibilità e diritti umani alle grandi imprese, ma chiederà loro di rispondere anche della loro catena del valore, inducendole quindi a esercitare pressioni anche sulle piccole e medie imprese (PMI). Angelini ha quindi invitato gli intermediari a prepararsi per tempo alle nuove regole, sottolineando l'esigenza di cooperare con le imprese non finanziarie sul tema dei piani di transizione e a tenere sotto controllo la crescita dei rischi legali connessi con la regolamentazione di sostenibilità.
Nel corso delle riunioni sono stati affrontati numerosi temi, tra cui lo stato di avanzamento dei progetti posti in essere dagli intermediari per la gestione dei rischi climatici e ambientali, le sfide poste dall'evoluzione della normativa in materia ESG, la valutazione - anche dal punto di vista contabile - delle implicazioni dei rischi climatici e ambientali.
In generale, durante il dibattito è emersa una diffusa consapevolezza degli intermediari circa la rilevanza strategica di questa tipologia di rischi. Le iniziative descritte nei piani d'azione hanno confermato buoni progressi rispetto all'anno scorso, ancorché graduali ed eterogenei tra gli intermediari. È emersa inoltre una sostanziale convergenza di opinioni sulle principali sfide e criticità che andranno affrontate nei prossimi anni, anche in un'ottica di rafforzamento del dialogo e delle sinergie con le imprese non finanziarie.
Il tema della reperibilità e qualità dei dati ESG è stato tra quelli maggiormente enfatizzati nel dibattito. La quasi totalità degli intermediari ha riferito di utilizzare dati acquistati da fornitori professionali. Molti hanno sottolineato di non fare affidamento sui punteggi ESG di sintesi relativi alle singole imprese, preferendo utilizzare i dati di base per effettuare proprie analisi. Numerosi intermediari hanno riferito di avere allo studio algoritmi proprietari di valutazione dei rischi di sostenibilità e prime metodologie per tenerne conto nei processi del credito e della selezione dei portafogli. Molti intermediari integrano i dati acquistati da fornitori esterni mediante questionari indirizzati alle imprese; alcuni interventi hanno sottolineato l'importanza di promuovere la standardizzazione di tali questionari, auspicando iniziative consortili in materia. In proposito, è stato ricordato che la standardizzazione della reportistica di sostenibilità predisposta dalle PMI non quotate è uno degli obiettivi del Tavolo per la finanza sostenibile tra i ministeri e le autorità di vigilanza istituito lo scorso anno su iniziativa del MEF.
Un altro tema importante sollevato nel dibattito ha riguardato l'attuale architettura della tassonomia europea sul clima, che potrebbe scoraggiare gli investimenti verso quelle attività economiche per le quali non sono attualmente presenti i criteri di vaglio tecnico che consentono di determinarne il contributo alla lotta ai cambiamenti climatici. Su tale aspetto, può assumere un ruolo importante la proposta di modifica della tassonomia europea elaborata dalla Platform on Sustainable Finance nel marzo del 2022, che mira a ricomprendere un perimetro più ampio di attività economiche rispetto alle attuali regole.
Nell'intervento conclusivo Giuseppe Siani, Capo del Dipartimento Vigilanza Bancaria e Finanziaria, ha ricordato come l'attività di vigilanza sia volta a favorire un progressivo adeguamento del sistema finanziario nel suo complesso alle aspettative emanate nel 2022 dalla Banca d'Italia e ha ribadito l'esigenza di mantenere un confronto con l'industria sulle criticità rilevate e sull'emersione progressiva di buone prassi aziendali secondo un percorso iterativo pluriennale. Ha inoltre confermato come la Vigilanza continui a perseguire un approccio pragmatico, nel rispetto del principio di proporzionalità e nella consapevolezza del ruolo che il sistema finanziario avrà nell'agevolare il processo di transizione ecologica; continuerà altresì a considerare le tematiche di sostenibilità nell'ordinario dialogo di vigilanza, monitorando i progressi che saranno compiuti nell'attuazione dei diversi progetti.