Pubblicata la 14esima edizione del report Market Watch NPL. Nuovi flussi di deteriorato per 41 miliardi di euro nel 2022 e 32 miliardi nel 2023, molto inferiori ai 71 miliardi di euro registrati nel solo 2013
Le misure anticrisi hanno contenuto l’impatto dei crediti deteriorati sui bilanci bancari italiani: un impatto che sarà gestibile grazie alla maggiore efficienza del sistema bancario italiano e allo sviluppo del mercato NPL e dell’industria del servicing. È quanto emerge dal Market Watch NPL di Banca Ifis diffuso stamani nel corso di «Recovery Builders», la decima edizione dell’NPL Meeting tenutasi a Villa Erba a Cernobbio davanti a 300 ospiti in presenza e mille in collegamento streaming. Stando alle stime del report, l’Italia raggiungerà nel 2021 un NPE ratio (rapporto tra crediti deteriorati e totale crediti) di poco inferiore al 5% che si svilupperà in leggera salita al 5,9% nel 2023. Numeri che dimostrano la resilienza del settore finanziario italiano: secondo il Market Watch NPL i nuovi flussi di deteriorato – 41 miliardi di euro nel 2022 e 32 miliardi di euro nel 2023 – saranno molto inferiori ai 71 miliardi di euro registrati nel solo 2013, sia in valore assoluto sia in termini percentuali.
«Quello che diffondiamo oggi è il 14esimo Market Watch NPL, un documento chiave per comprendere come, in questo settore, negli ultimi dieci anni siano profondamente cambiati volumi, dinamiche e protagonisti - ha detto il Vice Presidente di Banca Ifis Ernesto Fürstenberg Fassio in apertura -. Etica, sostenibilità e trasparenza sono alla base del nostro lavoro ed è importante continuare a sviluppare questa attività che genera economia e nuova occupazione nel Paese e può contribuire alla ripresa».
«Il governo e le istituzioni hanno adottato misure straordinariamente efficaci nel traghettare il Paese fuori dalla crisi economica. I dati del Market Watch NPL lo confermano, evidenziando un flusso di crediti deteriorati non solo inferiore ai volumi delle precedenti crisi ma anche minore rispetto alle previsioni del 2020 – ha precisato Frederik Geertman, Amministratore Delegato di Banca Ifis -. L’impatto sui bilanci bancari sarà gestibile grazie al derisking operato dagli istituti e alla presenza dell’industria di investimento e servicing degli NPL che si è specializzata investendo in competenze e tecnologie. Oggi questi attori sono in grado di assorbire i crediti deteriorati con efficacia ed efficienza e si rendono protagonisti della ripresa. Ci sono, inoltre, poche industrie che possono vantare una crescita di reddittività e occupazione come l’NPL Industry. La sfida è dotarsi di sempre più efficaci strumenti finalizzati a una gestione attiva, sostenibile e professionale dei crediti deteriorati».
In sintesi, le principali evidenze del Market Watch NPL:
- Il credito deteriorato nelle banche italiane: alla fine del 2021, lo stock dei crediti deteriorati nei bilanci bancari si attesterà a 90 miliardi di euro con un NPE ratio inferiore al 5% e un incremento a 113 miliardi di euro alla fine del 2023 (NPE ratio al 5,9%). Questo trend è la conseguenza dell’aumento del tasso di default nel 2022 per il termine delle moratorie, destinato a diminuire già nel 2023. I nuovi flussi di deteriorato, pari a 41miliardi nel 2022 e a 32 miliardi nel 2023, saranno comunque inferiori ai 71 miliardi registrati nel solo 2013 sia in valore assoluto, sia in termini percentuali. A settembre 2021 i finanziamenti ancora in moratoria sono il 25% (71 miliardi di euro) delle richieste effettuate inizialmente (280 miliardi di euro), per il 77% in capo a imprese. Dal 2022 lo stock degli Utp sarà superiore al volume delle sofferenze.
- Lo stock complessivo di NPE: il totale delle esposizioni deteriorate (NPL e UtP) a fine 2021 dovrebbe attestarsi in Italia a 345 miliardi di euro cui 90 miliardi ancora sui libri bancari e il resto ceduto agli operatori del settore che giocano un ruolo importante nella stabilità del sistema finanziario. Lo stock nel 2023 dovrebbe toccare i 430 miliardi di euro di cui solo un quarto pesa sui bilanci bancari.
- Transazioni NPL e UtP: nel 2021 le cessioni di portafogli NPL potrebbero raggiungere i 34 miliardi di euro, con un’incidenza del 26% del mercato secondario sempre più dinamico. Nel biennio 2022-23 si stimano vendite per 80 miliardi di euro di valore. In crescita a 11 miliardi di euro anche le operazioni su portafogli UtP (20 miliardi le transazioni stimate per questa asset class tra 2022 e 2023). L’aumento medio dei prezzi degli NPL unsecured riflette la migliore qualità dei portafogli in termini di documentazione e minore vintage. Invece, il pricing medio dei portafogli secured e Utp resta condizionato da grandi operazioni e dalle transazioni assistite da Gacs. Nei primi nove mesi del 2021 sono state finalizzate transazioni NPL per 8 miliardi di euro. La pipeline vede ancora 26 miliardi di euro di operazioni attese entro fine anno. Sul fronte UtP, si annunciano 10 miliardi di vendite entro dicembre 2021.
- L’industria del servicing: il settore dell’Industry NPL cresce a ritmo elevato dal 2013: +21% i ricavi, +12% le masse in gestione, +35% gli investimenti, +14% l’Ebitda e +16% l’occupazione. Nel 2021 gli operatori stimano una crescita dei fatturati del 6% e dei margini del 15%. Alla fine del 2020 i primi dieci servicer gestivano oltre 300 miliardi di crediti deteriorati. I primi tre investitori (Amco, Ex Quaestio capital management e Banca Ifis) hanno acquisito 80 miliardi di euro di volumi dal 2015 a settembre 2021.
- Focus sulle Gacs: con la proroga di un anno delle Gacs si prevedono circa 7 miliardi di nuove operazioni garantite per un ammontare totale di 94 miliardi di euro di portafogli cartolarizzati dal 2016 a oggi. Sette i servicer impegnati nei deal realizzati finora, l’80% di questo ammontare è concentrato sui primi 4 operatori: Dovalue, Prelios, Cerved e Credito Fondiario. Le performance di recupero nel 2021 sono generalmente in calo, a eccezione di due portafogli: solo POP npls 2018 e BCC NPLs 2019 superano il target.
- Focus sulla Giustizia e mercato immobiliare: il clima di ripresa si riversa sul mercato immobiliare: le compravendite potrebbero arrivare, nel 2021, a 600mila unità immobiliari residenziali. Inoltre, l’anno 2021 potrebbe chiudersi con 125.000 immobili in asta per 11 miliardi di valore. Il Covid-19 ha ridotto l’attività giudiziaria in questo settore: si stimano, per la diminuzione di aste e pignoramenti, qualcosa come 13 miliardi di euro di valore immobiliare fermo nelle corti di tribunale (cash in court). La buona notizia arriva invece dagli effetti positivi generati dall’avvio del processo telematico e della riforma del 2015, con la riduzione di circa due anni, tra il 2018 e il 2020 del tempo medio di chiusura delle aste che scontano comunque ancora 5,8 anni di vita media.
In allegato il comunicato stampa completo.
Il report Market Watch NPL è scaricabile a questo link.