Lo smart working durante la fase più acuta della pandemia ha permesso a milioni di lavoratori di poter continuare a lavorare senza interruzioni, consentendo un’adeguata protezione dal pericolo di contagio. Adesso deve essere regolato più compiutamente negli aspetti giuridici e perfezionato nei profili di prevenzione e sicurezza, facendo tesoro dell’esperienza maturata nel periodo emergenziale. In altre parole, si tratta di una grande opportunità da organizzare e saper gestire bene. Sul lavoro agile, sulle sue peculiarità e sui suoi rischi, si è focalizzato il secondo webinar organizzato martedì 5 ottobre dall’Ispettorato nazionale del lavoro (Inl) e dall’Inail nell’ambito della campagna informativa “L’impatto della Pandemia - I cambiamenti sul lavoro e sulla salute e sicurezza”.
Barbarello: le indicazioni del G20 per capire le evoluzioni in atto. L’iniziativa è promossa dal network G20 Occupational safety and health (OSH) e le motivazioni della campagna sono state ricordate da Carmelo Barbarello, consigliere diplomatico del Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, che ha rimarcato l’impegno dell’Italia, nell’anno di Presidenza del G20, per la diffusione della cultura della salute e sicurezza anche in un mondo del lavoro in continuo mutamento.
Parisi: “Dallo smart working in emergenza spunti per la corretta applicazione del lavoro agile”. Per Orazio Parisi, direttore centrale tutela, sicurezza e vigilanza del lavoro Inl, “l’esperimento sociale del lavoro da remoto in emergenza non ha risposto alle caratteristiche del lavoro agile, che ordinariamente supera i canoni tradizionali del lavoro subordinato e assicura la migliore conciliazione delle esigenze di vita con quelle di lavoro. Va oltre la logica dell’adempimento e impone una capacità organizzativa programmatica attraverso autonomia e responsabilizzazione. Occorre quindi – ha concluso – trarre spunto dall’esperienza pandemica per regolamentare meglio il lavoro agile”.
Rotoli: “Dalla Ue un impulso per affrontare le nuove sfide su lavoro e salute”. Una prospettiva su cui ha concordato anche il direttore centrale prevenzione Inail, Ester Rotoli. La nuova Strategia Ue su salute e sicurezza sul lavoro 2021-2027, approvata dalla Commissione europea nel giugno scorso, ha sottolineato Rotoli, ha evidenziato che la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori, oltre a essere un diritto sancito dai documenti comunitari, rappresenta “una condizione fondamentale per conseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e per rispondere alle nuove sfide. Sono tre gli obiettivi trasversali individuati dalla Commissione: anticipare e gestire il cambiamento nel mondo del lavoro determinato dalle transizioni verde, digitale e demografica; migliorare la prevenzione degli incidenti e delle malattie professionali; accrescere la preparazione per ogni potenziale futura crisi sanitaria”.
Dati e criticità nel lavoro svolto a casa in pandemia. Nel suo intervento, il direttore centrale Rotoli ha citato alcuni dati recenti sull’utilizzo del lavoro agile. Secondo Eurostat, nel 2020 il 12,3% degli occupati Ue fra i 15 e i 64 anni ha lavorato da casa per la maggior parte della settimana. In Italia, l’Istat ha stimato che il lavoro agile ha coinvolto oltre 4 milioni di lavoratori nel secondo trimestre 2020 con un’adesione del 19,4% della forza lavoro totale rispetto al 4,6% dell’anno precedente. “L’utilizzo di questa modalità di lavoro ha messo in evidenza opportunità e criticità, che in Inail abbiamo potuto analizzare e confrontare con studi internazionali e anche con l’esperienza condotta sul campo, poiché in Istituto l’adesione allo smart working è stata elevata”. In particolare, ha proseguito Rotoli, il progetto “Lavoro agile in Inail”, ha messo in evidenza alcuni aspetti su cui intervenire: il digital gap, da superare con adeguate dotazioni tecnologiche e competenze digitali; il diritto alla disconnessione; il rischio di isolamento; il bilanciamento del lavoro con la vita privata; i rischi ergonomici.
Lavoro agile e fondamenti normativi. Moderato da Antonio Allegrini (dirigente della direzione centrale tutela, sicurezza e vigilanza del lavoro Inl) e Tommaso De Nicola (vicario della direzione centrale prevenzione Inail), il seminario è proseguito offrendo una panoramica completa sulle caratteristiche del lavoro agile, soffermandosi sia sugli aspetti normativi e organizzativi che su quelli di prevenzione sanitaria e di sicurezza lavorativa. Sui primi sono intervenuti il giuslavorista Lorenzo Fantini e Ilaria Feola, dirigente della direzione centrale coordinamento giuridico Inl.
L’isolamento sociale tra i rischi più avvertiti. I rischi psicosociali sono stati analizzati da Isabella Corradini, psicologa del lavoro. Il modo di lavorare di oggi, ha osservato, va oltre lo spazio fisico, si smaterializza e digitalizza, impattando sulla vita quotidiana e di relazione. Analizzando i dati di uno studio recente condotto fra i lavoratori di vari comparti produttivi impegnati in smart working, l’isolamento sociale è emerso come rischio maggiormente sentito.
Disturbi alla vista e all’apparato muscolo-scheletrico i pericoli maggiori. Delle altre ricadute del lavoro agile sulla salute dei lavoratori ha parlato Francesco Draicchio, direttore di laboratorio di ergonomia e fisiologia del lavoro presso il Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale Inail, che ha analizzato gli aspetti connessi alle corrette posture da adottare, ai miglioramenti logistici da prevedere e all’attività fisica da praticare. Grazia Genga Mina, medico della Sovrintendenza sanitaria centrale Inail, si è soffermata infine sui principali rischi in smart working. Fra questi, risaltano il maggiore impegno degli occhi, lo sbilanciamento muscolo-scheletrico e lo stress mentale, per i quali sono indicate idonee misure di protezione e prevenzione.