Audizione di Banca d'Italia su struttura finanziaria imprese

Posted on 18/03/2021 in Normativa by Redazione

Si è svolta oggi, presso la Commissione Finanze, l’audizione Banca d'Italia sullo squilibrio della struttura finanziaria delle imprese italiane che rischia di essere determinato dalla pandemia da Covid 19.

In rappresentanza della Banca d’Italia è intervenuto il Dott. Alessio De Vincenzo, Capo del Servizio Stabilità.

Riportiamo per punti  quanto emerso nell’audizione.

  • Quadro generale – Nel decennio 2011-2019 si è assistito ad un rafforzamento della struttura finanziaria delle imprese italiane. Al momento dello scoppio della crisi pandemica le imprese si trovavano in una posizione relativamente migliore rispetto alla crisi finanziaria globale del 2007-2008 e alla crisi dei debiti sovrani del 2012-2013. I punti che hanno caratterizzato questo rafforzamento sono, prevalentemente, la riduzione della leva finanziaria (grazie ad un maggiore ricorso al capitale di rischio) e la diversificazione delle fonti di finanziamento. In particolare, si è assistito ad una riduzione della quota di debiti finanziari in capo alle banche e ad un aumento delle quote di debiti facenti capo ad intermediari non bancari, soprattutto attraverso le obbligazioni. La quota di debiti rappresentata dalle obbligazioni, tuttavia, seppur in linea con l’area euro, è ancora inferiore rispetto ai mercati dei capitali più sviluppati, come la Francia o i Paesi anglosassoni. Il rafforzamento della struttura finanziaria delle imprese ha beneficiato di importanti misure adottate nel corso del decennio:

o   l’Aiuto alla crescita economica (ACE), introdotto nel 2011, ha introdotto la possibilità di dedurre dall’imponibile delle società il rendimento figurativo degli aumenti di capitale;

o   l’emissione di minibond ha contribuito a ridurre la dipendenza dal credito bancario in senso stretto;

o   gli incentivi fiscali per le imprese che si quotano in borsa hanno contribuito a sviluppare il mercato azionario;

o   l’introduzione dei PIR ha incentivato la destinazione del risparmio privato verso le imprese.

  • Gli effetti della pandemia – Questi provvedimenti, tuttavia, hanno cessato di produrre risultati soddisfacenti per effetto della pandemia. Il Governo ha quindi varato un corposo numero di misure volte a ridurre i rischi di insolvenza, contenendo i costi delle imprese (cassa integrazione, moratoria sui finanziamenti). Sul fronte dell’erogazione di nuovi prestiti, inoltre, grazie alle garanzie pubbliche e la politica accomodante della BCE, le banche sono riuscite a soddisfare la domanda di credito delle imprese. Le misure introdotte dal Governo nel corso del 2020 hanno prodotto una riduzione del numero di aziende che hanno registrato deficit di liquidità sull’anno, nonché il numero di aziende in deficit patrimoniale. Il credito bancario è cresciuto a ritmi elevanti nel 2020, quasi il 9% in più rispetto all’anno precedente. Vi sono inoltre evidenze che mostrano che gran parte dei prestiti garantiti si sono aggiunti, e non sostituiti, al credito in essere. Resta comunque evidente il fatto che l’aumento del debito delle imprese produrrà, nel medio periodo, degli effetti negativi sulla capacità delle stesse di investire.
  • Prospettive future – Le misure messe in campo dal Governo sono, ad oggi, ancora indispensabili in termini di stabilità finanziaria e sostegno alla domanda. La scelta del Governo di prorogare la moratoria e gli schemi di garanzia pubblici fino a giugno 2021 è quindi giusta e necessario. La cessazione della moratoria avrebbe delle ripercussioni sui flussi di cassa delle imprese, mentre un ritorno rapido agli schemi di garanzia pubblici pre-crisi potrebbe restringere significativamente l’offerta di credito bancario. È quindi opportuno che la dismissione di queste misure avvenga in modo graduale, consentendo alle aziende con prospettive di rilancio di continuare ad operare. Quando l’incertezza sulle prospettive economiche si sarà ridotta, tuttavia, sarà necessario rendere le misure di sostegno più selettive, in modo da evitare di destinare risorse a imprese prive di prospettive di rilancio. Per questa ragione la Banca d’Italia suggerisce di mantenere le garanzie pubbliche modificando nel tempo le modalità di accesso alle stesse in termini di costi e di coperture, e valutare l’opportunità di mantenere l’accesso ai prestiti garantiti per le imprese che hanno fatto ricorso alla moratoria, quando questa sarà conclusa.
  • Politiche di medio periodo – Superata la situazione di emergenza attuale, il Dott. De Vincenzo ha invitato il legislatore a valutare l’opportunità di introdurre interventi per favorire la ristrutturazione delle aziende con prospettive di rilancio, rafforzandone al contempo la capitalizzazione, rafforzando – ad esempio – l’Aiuto alla Crescita economica (ACE).

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