Dal primo di ottobre le imprese che operano nelle regioni del Mezzogiorno potranno beneficiare della decontribuzione del 30% per tutti i loro dipendenti e per i nuovi assunti.
Dal primo di ottobre le imprese che operano nelle regioni del Mezzogiorno potranno beneficiare della decontribuzione del 30% per tutti i loro dipendenti e per i nuovi assunti. La fiscalità di vantaggio è prevista per ora fino al 31 dicembre 2020, ma il Governo sta negoziando con Bruxelles la sua proroga, che potrebbe rientrare nella legge di Bilancio 2021.
Il decreto Agosto, ha infatti introdotto la fiscalità di vantaggio per il Mezzogiorno in via sperimentale per tre mesi, dal 1° ottobre alla fine dell'anno, quando scadrà la validità del Quadro temporaneo sugli aiuti di Stato su cui si basa la misura.
Il ministro per il Sud e la Coesione Giuseppe Provenzano ha però chiarito da subito l'intenzione di rendere la decontribuzione strutturale, anche sfruttando i fondi strutturali europei e il pacchetto per la ripresa dal Covid Next Generation EU.
La misura consiste in uno sgravio del 30% sui contributi pensionistici - con esclusione dei premi e dei contributi spettanti all’INAIL - per le aziende situate nelle otto Regioni meno sviluppate e in transizione, cioè Abruzzo, Basilicata, Campania, Calabria, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.
L'obiettivo, ha spiegato Provenzano rispondendo alle critiche di quanti contestano l'ennesima misura a carattere territoriale e temporaneo, è rispondere all'impatto della crisi del Covid in un Mezzogiorno che non ha ancora recuperato quanto perso durante la recessione seguita alla crisi finanziaria del 2008.
Secondo le ultime stime diffuse dalla SVIMEZ, il Sud sperimenterà infatti un calo dell’occupazione di circa il 6%, a fronte del 3,5% al Centro-Nord e, in assenza di un intervento straordinario rischierebbe di uscire dalla fase di emergenza con una “jobless recovery”, una ripresa senza occupazione che minerebbe alla base le possibilità di riavviare “un processo di sviluppo forte, durevole e sostenibile”. Oltre a rilanciare la domanda di lavoro dopo la contrazione determinata dalla pandemia, inoltre, la misura potrebbe favorire l'emersione del lavoro nero ed intercettare il fenomeno del back-reshoring, il rientro in Italia di imprese che avevano delocalizzato le proprie attività produttive.
Queste le ragioni che giustificano la dimensione territoriale della misura. Quanto alla durata dell'agevolazione, il Governo ha già avviato il confronto con la Commissione europea per prorogare la fiscalità di vantaggio fino al 2029, con un'intensità di aiuto decrescente a partire dal 2025. “Abbiamo avuto già segnali positivi e inseriremo la proroga nella legge di bilancio”, ha dichiarato Provenzano in un'intervista a Il Sole 24 Ore, confermando che l'obiettivo dell'Esecutivo è rendere la decontribuzione per il Mezzogiorno strutturale.
Dalle prime interlocuzioni con Bruxelles, ha detto il ministro, “è emersa la disponibilità a considerare la proposta grazie al suo inserimento nel più vasto quadro di riforma previsto dal Piano Sud 2030”, che prevede un’azione di rilancio degli investimenti pubblici e privati ed è parte integrante del Piano Nazionale di Riforma.
Tra le ipotesi per la copertura della misura, su cui il Governo ha costituito una task force congiunta con la Commissione europea, c'è quella di finanziare la decontribuzione per il Sud con le risorse di REACT-EU, il meccanismo ponte tra l'attuale Politica di Coesione e quella che partirà nel 2021 previsto nell'ambito del pacchetto Next Generation EU, e della prossima programmazione dei fondi strutturali europei.