Un grande programma di investimento sulle persone, che mette al centro le competenze per ridisegnare il lavoro pubblico a misura di Next Generation Eu e migliorare i servizi per cittadini e imprese.
È la riforma della Pubblica amministrazione contenuta nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, presentato sabato 24 aprile in Consiglio dei ministri. Sul piatto ci sono 1,67 miliardi tra fondi Pnrr e fondi strutturali suddivisi lungo le tre direttrici della riforma: accesso (reclutamento), buona amministrazione (semplificazioni e digitalizzazione) e competenze (profili, carriere e formazione). L'Abc per ripartire.
Di fronte a una Pa invecchiata (l'età media dei dipendenti è 50,7 anni) e depauperata di competenze per il blocco del turnover e la drastica riduzione degli investimenti in formazione, la Commissione europea ha richiesto un approccio circolare, che punti sull'innovazione organizzativa per rendere la Pubblica amministrazione attrattiva per i migliori giovani talenti. Un approccio capace di creare strutturalmente capacità amministrativa attraverso percorsi di selezione delle migliori professionalità e di eliminazione dei colli di bottiglia che potrebbero rallentare l'attuazione degli investimenti.
"Il Pnrr è il più grande piano del periodo repubblicano", sottolinea il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta. "Per dimensioni e qualità della progettazione non ha nulla da invidiare al Piano Marshall, lo European Recovery Program che ha sostenuto la ricostruzione europea dopo la Seconda Guerra Mondiale. E si muove nel solco della migliore tradizione italiana della programmazione economica promossa negli anni Sessanta da uomini come La Malfa, Saraceno, Giolitti e Ruffolo per guidare il processo di sviluppo del Paese. È un'opera di straordinaria complessità e di grande concretezza. Siamo grati al Governo che ci ha preceduto per aver avviato il percorso, ma questo Pnrr è un deciso passo in avanti".
"Il Piano – continua il Ministro – riconosce alla Pubblica amministrazione il ruolo di architrave della ripresa del Paese, fattore abilitante per la crescita. Ci sono le risorse economiche, grazie ai fondi europei, e politiche, grazie al Governo Draghi di unità nazionale, per una incisiva riforma del lavoro pubblico. Abbiamo il dovere di rendere la Pa attrattiva per i giovani e per i migliori talenti, ridisegnando il reclutamento, i profili professionali e i percorsi di carriera. Il Pnrr permette il ricambio generazionale e l'ingresso nelle amministrazioni delle 'professioni del futuro'. È finito il tempo della Pa ammortizzatore sociale, del posto fisso come rendita di posizione. Abbiamo bisogno di civil servant motivati, valorizzati e ben pagati per scongiurare il rischio di un blocco resistente a qualsiasi cambiamento. Qualificare, semplificare e digitalizzare: oggi è possibile. Non sprechiamo questa occasione irripetibile".