Il Presidente di Confindustria al Messaggero: "metodo inaccettabile. Senza un confronto leale non si fanno le riforme".
Riportiamo la voce di Confindustria, espressa dal Presidente Bonomi in un'intervista sul Messaggero e il Mattino. Altri approfondimenti sulla pagina dedicata del sito di Confindustria
“Noi abbiamo dato una grande disponibilità anche a questo Governo, com’è nella tradizione di Confindustria, e anche in materia di lavoro. Avevamo incontrato il Ministro ed era stato trovato un accordo per prorogare il blocco dei licenziamenti al 30 giugno.
Poi ci siamo trovati di fronte ad un cambio di metodo inaspettato e inaccettabile: parlo di metodo perché nel merito ci si poteva confrontare e ragionare con la massima trasparenza. Mi sembra però che a mancare sia la volontà del Ministro di affrontare i veri problemi del mondo del lavoro”.
Così il Presidente Carlo Bonomi questa mattina in una intervista apparsa su Il Mattino e Il Messaggero, in cui ha spiegato la reazione di Confindustria e delle sue Associazioni alla notizia di un’ulteriore proroga del blocco dei licenziamenti al 28 agosto, senza che la misura fosse stata discussa con i rappresentanti delle imprese.
“Da un anno - ha ricordato Bonomi - abbiamo messo nero su bianco le nostre proposte sulla riforma degli ammortizzatori sociali e sulle politiche attive del lavoro ma, a quanto pare, al momento è solo Confindustria ad avere idee e proposte al riguardo”.
Il Presidente si è detto rammaricato che questo episodio adombri quanto di positivo è contenuto nel Decreto Sostegno Bis come, ad esempio, il recupero dell’Iva derivante da crediti fallimentari.
Le imprese lamentano un problema di metodo che rischia di minare l’interlocuzione istituzionale necessaria a lavorare insieme sulle riforme delle politiche attive del lavoro, “che dovrebbero vedere il concorso di tutti, dallo Stato alle imprese, ai sindacati” ha sottolineato il Presidente. “Confindustria aveva investito su questi rapporti, c’era un tavolo sul quale confrontarsi. Che certezza hanno adesso le imprese, che si stanno riorganizzando? E che immagine diamo come Paese? In questo modo - ha chiarito Bonomi - a ritrovarsi in difficoltà è il Paese, non Confindustria”.
Tuttavia, secondo il Presidente, questo episodio, non cambia la fiducia e la disponibilità verso il Presidente del Consiglio: “È il metodo, questo metodo che non va bene” - ha detto.
Il colloquio è proseguito con un’analisi dei cambiamenti che stanno investendo il mondo del lavoro a causa della doppia crisi, sanitaria ed economica, che il nostro Paese sta vivendo e del rapporto con i Sindacati. “Sono stato accusato dai Sindacati di non volere i rinnovi dei contratti di lavoro. In realtà nel mio primo anno alla guida di Confindustria abbiamo rinnovato quelli di oltre 2 milioni di lavoratori, e parlo di contratti fermi anche da 17 anni” - ha spiegato Bonomi.
“Bisogna cambiare paradigma: il mondo del lavoro sta cambiando e i posti di lavoro non saranno più com’erano e dov’erano (…) perché il mondo si sta trasformando. Ecco perché diciamo che bisogna mettere al centro le persone e la loro occupabilità.
Purtroppo, sembra che il futuro delle persone interessi solo a noi. Non a caso nella dialettica comune si cerca di far passare l’idea che Confindustria voglia i licenziamenti e che boccia per questo la proroga: ma non è affatto così” - ha affermato il Presidente Bonomi.
“Noi vogliamo che le nostre imprese, che stanno guardando ad alti standard qualitativi di produzione, abbiano le competenze necessarie per affrontare le nuove sfide sulla competitività. Per esempio, se il personale è in Cassa integrazione, per legge la formazione non si può fare” - ha osservato. “E la formazione è importante, e questo vale non solo per quelli che sono fuori o che usciranno purtroppo dal mondo del lavoro, ma anche per tutti coloro quelli che oggi ne fanno parte e rimangono.
Allora - ha proposto Bonomi - vogliamo sederci attorno ad un tavolo e discutere di formazione e rioccupabilità, a partire da giovani e donne, le categorie più colpite? Io sono pronto, non vorrei essere l’unico”.
Un altro capitolo importante affrontato nel corso del colloquio con Il Messaggero è quello delle riforme e del Codice degli appalti: “Che questo Paese debba fare le riforme, attese ormai da 25 anni, non c’è alcun dubbio” - ha commentato il Presidente Bonomi.
“Ci è sempre stato raccontato che mancavano le risorse, ma oggi questo problema non c’è: le semplificazioni servono ma sul Codice non si può pensare di andare ad una deregulation totale. Devono esserci norme di garanzia per la trasparenza e la legalità ma non possiamo tenerci una legislazione che di fatto impedisce di realizzare qualsiasi cosa. Se per realizzare un’opera superiore ai 100 milioni in Italia occorrono non meno di 15 anni e 7 mesi, e se due terzi di questo tempo li sprechiamo prima ancora della gara, vuol dire che qualcosa non funziona” ha fatto notare Bonomi.
Il tema è dunque, secondo il Presidente, intervenire non sul percorso della gara ma a monte “semplificando ad esempio tutta la procedura in materia di autorizzazioni come l’Ance indica da tempo, del resto”.
Il ruolo delle infrastrutture per lo sviluppo, soprattutto per il Mezzogiorno, è stato un altro dei capitoli discussi nel corso del colloquio. “Il 40% delle risorse del PNRR messe a disposizione del Mezzogiorno, superando anche il quorum del 34% in base alla popolazione, dimostra che il problema non è la quantità dei fondi in campo, necessari soprattutto a ridurre il gap infrastrutturale di quest’area” - ha detto Bonomi.
“Ma dobbiamo guardarci una volta per tutte negli occhi e mettere a fuoco i veri temi: e cioè, cambiare la mentalità per la messa a terra di tutte queste risorse” - ha osservato.
“Parlo di capacità tecnica degli enti locali, tanto per cominciare, perché i Comuni saranno gli enti finali attuatori del PNRR e il tema dell’execution sarà fondamentale come dimostra il fatto che si impiegano 20 anni per completare un’opera e quando è finita si scopre che oramai è inutile.
Ma c’è anche un tema di legalità, senza negare che anche il Nord non ne è immune come dimostrano le forti infiltrazioni della criminalità organizzata in quei territori. Ecco perché è importante sapere come utilizzare e bene le risorse. L’esempio dei Fondi strutturali e di Coesione, impegnati solo al 50%, conferma che bisogna cambiare mentalità altrimenti le nuove risorse non arriveranno mai a destinazione” - ha chiarito Bonomi.
Il colloquio si è concluso con una riflessione del Presidente sulla necessità di una grande collaborazione fra pubblico e privato per risollevare l’Italia: “Torniamo al discorso del metodo. O c’è una grande partnership pubblico-privato o falliamo come Paese.
Un anno fa lanciai un grande Patto per l’Italia e oggi che abbiamo il PNRR, ci sono le risorse e dobbiamo fare le riforme, è arrivato il momento di lavorare tutti insieme come ci chiedono gli italiani.
Nel PNRR si indica la crescita del PIL a fine 2026 in una forchetta compresa tra l’1,8% e il 3,6%: ma questa crescita non ci consentirebbe di affrontare il macigno del 150% del rapporto Debito-PIL che secondo tutti gli esperti durerà per parecchi anni” - ha fatto notare Bonomi.
“Se dunque si considera che le ampie risorse per la transizione energetica del PNRR potrebbero mettere in moto ben 600 miliardi di investimenti privati, non sarebbe il caso di metterci attorno a quel tavolo e vedere come raggiungere l’obiettivo?
La partnership tra pubblico e privato è fondamentale per il Paese: forse, il malessere che è emerso a proposito della proroga inaspettata del blocco dei licenziamenti conferma che su questo punto non c’è ancora la necessaria, giusta considerazione” - ha concluso il Presidente.
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