Sul tema della revisione dell'Irpef il Governo a Camere riunite ha audito ieri la Banca d'Italia e l'Agenzia delle Entrate.
Audizione a Camere riunite ieri di Banca d'Italia, rappresentata da Giacomo Ricotti, Capo del Servizio Assistenza e consulenza fiscale, e dell'ADE, rappresentata dal Direttore Generale Ernesto Maria Ruffini. Ecco le considerazioni di maggior rilievo emerse in corso di audizione.
Audizione Agenzia delle Entrate:
Criticità – Il quadro complessivo dell’IRPEF presenta numerose criticità: l’attuale sistema disincentiva l’offerta di lavoro a causa di aliquote marginali elevate su redditi bassi e un sistema di detrazione decrescente al crescere del reddito che provoca sul reddito medio bassi il c.d. “salto d’aliquota”. Inoltre, vi sono criticità relative all’equità (progressività elevata per i redditi bassi e progressività molto bassa per i redditi alti). Il sistema di detrazioni/deduzioni ha generato un perverso meccanismo di erosione della base imponibile, molto accentuata dall’introduzione di tassazioni sostitutive negli ultimi anni.
· Dati sull’IRPEF – 41 mln di contribuenti sono assoggettati all’IRPEF e il reddito complessivo di questa platea di soggetti ammonta a 880 mld a cui corrispondono circa 194 mld di IRPEF. La distribuzione dell’imposta è schiacciato verso il basso con un reddito dichiarato non superiore a 16 mila euro. La tipologia di reddito dichiarato è rappresentata da oltre l’84% da redditi di lavoro dipendente e pensioni.
· Esigenza di codificazione – La frammentazione della legislazione tributaria rappresenta un freno per gli investimenti e complica il rapporto tra fisco e cittadini. Il moltiplicarsi delle disposizioni al di fuori del Testo Unico del 1986 gioca a favore della confusione legislativa che si è andata stratificando. Sarebbe pertanto utile la definizione di un testo unico da poter far confluire in un codice tributario complessivo, che possa contenere anche altre materie. Si ritiene inoltre necessario un riordino delle tax expenditures e delle agevolazioni fiscali, da razionalizzare per concentrare le risorse su pochi strumenti e che siano passivi di una valutazione ex post. Sono circa 150 le agevolazioni fiscali, molte delle quali con un impatto molto modesto. In questa prospettiva si potrebbe ipotizzare un riordino delle detrazioni/agevolazioni anche per rendere possibile la gestione di tali agevolazioni nella dichiarazione dei redditi.
· Sulla base imponibile omnicomprensiva – Nel calcolo dell’IRPEF potrebbe essere riconosciuto un reddito minimo esente variabile sulla base della composizione della famiglia sul modello dell’IRPEF spagnolo, che deve essere coordinato con l’assegno unico per i figli di prossima introduzione e ragguagliato al reddito minimo di emergenza. La progressività sarebbe garantita da scaglioni e aliquote di imposta. Tale riforma potrebbe condurre a due sviluppi: da un lato il reddito minimo potrebbe essere incrementato dell’importo di alcune spese rilevanti sottoforma di deduzioni dal reddito imponibile e dall’altro il reddito minimo esente potrebbe aprire la strada all’introduzione di un’imposta negativa.
· Sulla flat tax – La flat tax potrebbe funzionare a condizione che comprenda tutti i redditi su una base imponibile più ampia e riconducesse gran parte delle deduzioni e detrazioni ad un solo minimo esente. Ogni flat tax in ogni caso ha bisogno di una copertura finanziaria certa e solida.
· Sul sistema ad aliquota continua – Ispirato al meccanismo applicato in Germania, prevede che l’imposta lorda venga applicata su ogni livello di reddito e si basa su un algoritmo che calcola una serie continua di aliquote, senza salti di aliquota, che si applica sull’ammontare della base imponibile non suddivisa per scaglioni.
· Tassazione per cassa –La tassazione per cassa è la tassazione del reddito di impresa a cui sono soggetti partite IVA e titolari di attività economica. Sarebbe opportuno consentire l’immediata deducibilità di taluni investimenti in luogo di quella rateizzata mediante il sistema degli ammortamenti. Il sistema della tassazione per cassa sarebbe più aderente al principio di capacità contributiva: la conclusione del processo di riforma potrebbe condurre ad un sistema che abbini ai pagamenti mensili o trimestrali dell’IVA anche quelli dell’IRPEF, superando il sistema della ritenuta di acconto per i professionisti e quello di acconto e saldo per le imprese e consenta di estendere la dichiarazione dei redditi precompilati anche ad alcuni soggetti partita IVA.
· Riscossione coattiva IRPEF – Il magazzino della riscossione contiene cartelle di pagamento riferite a ruoli dal 2000 al 2020, di cui una parte rilevante si riferisce a crediti non più riscuotibili. Questo limita l’azione dell’Agenzia per la riscossione di crediti invece riscuotibili. Altra criticità riguarda il disallineamento fra gli interessi pagati dai cittadini in caso di tardività di pagamento e gli interessi che la PA versa ai cittadini. Tale disallineamento e l’attuale disciplina delle forme di rateizzazione devono essere portate ad una coerenza sistematica.
· Considerazioni generali – Si sottolinea che qualunque sia la riforma IRPEF, è necessario prestare attenzione all’accettazione dei contribuenti, ai profili di psicologia fiscale e all’ordine e alla chiarezza delle norme per evitare un eccessivo “costo di impianto” per l’amministrazione e il contribuente. E’ inoltre necessario che le norme IRPEF siano stabili nel tempo per evitare che i professionisti, le imprese e i cittadini debbano continuamente adattarsi alle regole fiscali.
Audizione Banca d'Italia:
Necessità della riforma IRPEF – Il sistema tributario italiano necessita di una riforma ampia e organica, con la finalità di incentivare l'offerta di lavoro e l’attività d'impresa. Qualunque intervento di riforma dovrebbe, inoltre, evitare di aumentare il livello complessivo del prelievo fiscale, già alto nel confronto internazionale. Quest'ultimo risente in misura significativa dell'incidenza dell'economia sommersa e dell'evasione, che si traduce in una pressione fiscale effettiva troppo elevata per quanti rispettano pienamente le regole.
· Criticità IRPEF – Per favorire la crescita occorre muovere verso una ricomposizione del prelievo fiscale a beneficio dei fattori produttivi. Interventi in questa direzione consentirebbero di minimizzare le distorsioni indotte dalla tassazione e favorire l'impiego efficiente ed efficace delle risorse. Si sottolinea che la struttura attuale presenta diverse criticità dal punto di vista dell'efficienza e dell'equità della tassazione. Le principali riguardano l'evasione dell'imposta, l'erosione della base imponibile, il livello e l'andamento delle aliquote marginali effettive e la capacità redistributiva dell'imposta. Inoltre, si sottolinea, che alcune caratteristiche dell'Irpef non la rendono adatta a svolgere un ruolo rilevante anche nelle politiche di contrasto alla povertà e di sostegno alla famiglia. Per attribuire determinate prestazioni o integrazioni, si sottolinea, è preferibile far riferimento ai mezzi posseduti dalla famiglia piuttosto che dal singolo individuo, unità impositiva dell'Irpef.
· Organicità della riforma – Un processo di riforma dell'imposta personale sul reddito dovrà cercare di contenere le irregolarità nell'andamento delle aliquote marginali, anche per ridurre i disincentivi all'offerta di lavoro. Se si mantiene l'attuale struttura dell'imposta, sarebbe opportuna una riorganizzazione unitaria del sistema di detrazioni e bonus e al contempo un riordino degli istituti come i trasferimenti sociali e le addizionali locali
· Carico fiscale sui consumi e sugli immobili – Dati i vincoli di bilancio, a parità di spesa pubblica, ulteriori riduzioni del prelievo sul lavoro potrebbero essere finanziate attraverso un maggiore carico fiscale sui consumi e sulla ricchezza, considerato meno dannoso per la crescita. Il confronto internazionale mostra come il livello di prelievo effettivo sui consumi in Italia sia tra i più bassi in Europa, anche per il limitato apporto dell'Iva. Una ricomposizione del prelievo dai redditi da lavoro ai consumi potrebbe essere ottenuta, oltre che con un rafforzamento degli strumenti di contrasto all'evasione dell'Iva, riducendo l'erosione dell'imposta. Inoltre, si sottolinea, un maggiore prelievo sul possesso di immobili per finanziare un minor carico sui fattori produttivi potrebbe rappresentare un'opzione di riforma favorevole alla crescita. Si sottolinea che alcune recenti simulazioni mostrano come sia possibile disegnare interventi congiunti di riduzione delle imposte sul lavoro e di revisione della tassazione immobiliare che nel loro insieme consentano di ottenere contestualmente un impatto economico positivo ed effetti redistributivi non avversi
· Tassazione ricchezza immobiliare – Margini di riforma nell'ambito della tassazione della ricchezza immobiliare possono essere individuati nell'ampliamento della base imponibile dei prelievi esistenti, realizzabile sia attraverso la revisione dei valori catastali, sia con l'inclusione delle abitazioni principali (eventualmente prevedendo una detrazione che riduca l'incidenza dell'imposta per le famiglie a basso reddito). Si sottolinea che una revisione del catasto finalizzata all'allineamento dei valori a quelli di mercato migliorerebbe il profilo distributivo di tutte le imposte gravanti sugli immobili, sia di quelle ricorrenti (come l'Imu) che di quelle non ricorrenti (come le imposte d'atto e quella su successioni e donazioni). Inoltre valori catastali aggiornati renderebbero più equa una ipotetica reintroduzione della tassazione sull'abitazione principale, la cui esenzione da ogni forma di imposizione ha effetti distributivi a favore dei decili di reddito più alti.
Video delle audizioni: https://bit.ly/3nyxmVE