E’ il cuore del meccanismo per la ripresa, che complessivamente vale 750 miliardi. Aiuti volontari legati a piani nazionali di rilancio, che dovranno essere rispettati
“E’ così che funziona l’UE, questa non è la Troika, per le politiche di coesione ci sono risorse a disposizione degli Stati, ma se non si realizzano i programmi concordati queste risorse vanno perse”.
Gentiloni, commenta così lo "Strumento per la ripresa" questo è il nome del programma per il rilancio dell’Unione europea dopo la recessione provocata dalla pandemia di COVID-19. E’ qui che si trova il grosso delle risorse messe a disposizione dei governi per ritornare a crescere.
Dei 750 miliardi di euro complessivi dell’intero “Next Generation EU”, 560 miliardi di euro sono per lo strumento per la ripresa e la capacità di resistenza agli shock, ripartite tra garanzie (310 miliardi di euro a prezzi 2018, 334 miliardi a prezzi correnti) e prestiti (250 miliardi, a prezzi 2018). E’ qui che gli Stati devono attingere per le riforme, quelle vere.
In linea di principio viene stabilito che ogni Stato potrà ricevere aiuti al massimo per l’equivalente del 4,7% del Reddito nazionale lordo, il che avvantaggia le economie più grandi. Ma in realtà la ripartizione viene fatta sulla base dei danni. Quindi l’Italia, dai primi calcoli fatti a Bruxelles, risulta il primo beneficiario, con 68 miliardi e 482 milioni di euro (a prezzi correnti) sul totale di 334 miliardi di euro. In altri termini l’Italia da sola godrebbe di un quinto delle garanzie totali.
Ci sono però delle condizioni. Si tratta di soldi che dovranno essere richiesti dagli Stati. Non si tratta di aiuti concessi in automatico. I singoli governi dovranno fare esplicita richiesta, dietro presentazione di un programma nazionale di riforme dettagliato che indichi cosa fare, come farlo, in che tempi. La Commissione valuterà la richiesta e in caso di decisione positiva inizierà ad erogare le risorse, a tranche. L’esborso delle tranche successive dipenderà dal grado di realizzazione del piano di riforme messo a punto dai governi.
Ai 560 miliardi di euro del meccanismo per la ripresa, si aggiungono 50 miliardi di euro del programma “ReactEU“, che va ad aggiungere risorse alle politiche di coesione. Sono soldi che possono essere usati per le regioni più svantaggiate. Una leva per lo sviluppo del Mezzogiorno, se si pensa all’Italia. Lavoratori autonomi, piccole e medie imprese, sanità, cultura, turismo: a tutto questo saranno destinate le risorse dentro il “Next Generation EU”, senza dimenticare green economy e digitale.