L’Italia del Ben – Vivere. Il Rapporto 2020.
Il Ben-Vivere delle province italiane: "Abbiamo bisogno di indicatori che connettano lo sviluppo economico con la soddisfazione di vita e il senso del vivere".
E’ stata presentata del Festival Nazionale dell’Economia Civile, la seconda edizione della ricerca “Il Ben-Vivere delle province italiane” realizzata dal quotidiano Avvenire con la Scuola di Economia Civile e il contributo di Federcasse.
Partendo da una serie di “focus group” per comprendere a fondo quali fattori influiscono maggiormente sulla qualità della vita delle persone e in quali ambiti gli abitanti di una città riescono meglio a esprimere se stessi, il rapporto punta a misurare il “ben vivere” nei territori attraverso la “lente” della generatività.
Coordinato dai professori Leonardo Becchetti, Luigino Bruni e Vittorio Pelligra, lo studio presenta tre sezioni: la prima riguarda la classifica che misura il Ben-vivere, l’altra la Generatività in atto. Entrambe le classifiche si basano sull’analisi di dati antecedenti la pandemia, mentre l’ultima sezione riguarda una prima ricognizione delle conseguenze economiche del Covid sulle province e sui settori economici.
LA CLASSIFICA BENVIVERE
E’ ancora una volta il Nordest ad essere ai primi posti della classifica, con Bolzano che si conferma in prima posizione e Pordenone seconda, sorpassando Trento. Al quarto posto si conferma Firenze, mentre al quinto e al sesto Milano e Bologna, seguite Parma, Siena Prato e Pisa.
Lo studio, prende in esame oltre 90 parametri relativi a dieci domìni (Demografia e famiglia, Salute, Impegno civile, Ambiente turismo e cultura, Servizi alla persona, Legalità e sicurezza, Lavoro, Inclusione economica, Capitale umano, Accoglienza) misurando il ben-vivere in un territorio non solo dal punto di vista della ricchezza economica ma secondo gli indicatori del Benessere equo e sostenibile (Bes) e gli obiettivi di sviluppo sostenibile indicati dall’Onu (Sdg) che valorizzano maggiormente le dimensioni sociali e ambientali della nostra vita.
LA CLASSIFICA DELLA GENERATIVITÀ IN ATTO
Quando si parla di generatività in atto ci si riferisce alla capacità di “incidere positivamente nella vita di altri esseri umani, considerando tutti i comportamenti generativi dei singoli e l’insieme delle azioni individuali grazie alle quali il processo generativo è in essere”.
Secondo la classifica, rispetto allo scorso anno, non ci sono variazioni nei primi tre posti, con Bolzano, Pordenone e Trento. Emerge invece una “spiccata mobilità” nelle posizioni intermedie con territori che compiono grandi progressi nel corso di un solo anno – come Massa Carrara, (39 posizioni guadagnate), Brescia (+30 posti), Grosseto (+24) e Palermo (+24) -ed altri che altrettanto velocemente peggiorano come Sassari (-40 posizioni), Fermo (-27), Aosta (-27), Prato (-24), Biella (-21), Terni (-20).
IL LEGAME TRA INQUINAMENTO E PANDEMIA
L’ultima parte dello studio analizza il rapporto tra inquinamento e Covid. Diverse ricerche internazionali, infatti, dimostrano il legame tra l’inquinamento da polveri sottili o da ozono e il numero di contagi e decessi per coronavirus. Secondo i ricercatori se tutta l’Italia fosse “costituita da comuni-parco (località sul cui territorio insistono riserve o aree naturali protette) in Italia avremmo avuto 582 morti di Covid in meno al giorno”.
LE CONSEGUENZE ECONOMICHE DEL COVID
E’ ancora presto per valutare le conseguenze della pandemia, è possibile intanto dare una prima indicazione qualitativa sulla tenuta dei territori. Secondo la ricerca hanno sofferto soprattutto “le micro-imprese del Nord, un’analisi coerente con l’andamento della curva pandemica in Italia”. Una prima interpretazione generale dei dati analizzati, spiega il Rapporto, è che “le decisioni di chiusura o l’impossibilità di proseguire l’attività economica sono dipese anche da fattori diversi rispetto a quello della diffusione del virus: choc di domanda o di offerta, paralisi della filiera produttiva”. Una seconda suggerisce come “le imprese delle Regioni settentrionali potrebbero aver maggiormente forzato la mano cercando di continuare l’attività. E questo sarebbe coerente con i dati sul ruolo delle imprese artigiane e con la maggior diffusione del virus nel Nord del Paese”.