Fondi strutturali europei: audizione Ministra Carfagna
In Commissione Politiche UE, audizione della Ministra per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna, sull’impiego dei fondi strutturali e di investimento europei.
Riportiamo i punti rilevanti dell'Audizione della Ministra Carfagna.
Ammontare risorse: in pochi anni arriveranno in Italia – e soprattutto al Sud – risorse ingenti: la coda della Programmazione 2014-2020, con spesa da realizzare entro il 2023; REACT-EU (€13,7 miliardi, di cui €8,4 per il Mezzogiorno); PNRR (€221 miliardi, di cui €82 al Mezzogiorno); nuovo ciclo di Fondi strutturali 2021-27 con circa €84 miliardi destinati al Mezzogiorno; ciclo di programmazione Fondo Sviluppo e Coesione (circa €74 miliardi, di cui €58 al Mezzogiorno). Sono centinaia di miliardi di euro che già nei prossimi due anni assorbiranno capacità amministrativa di tutti i livelli di governo. Sul punto, si rileva come vi sia il rischio che la pressione per usare efficacemente tali risorse verrà aggravata dalla concomitanza dell’attuazione del PNRR.
Recap Ciclo 2014-20: l’ammontare totale delle risorse è pari a oltre a €50,5 miliardi, di cui €33,7 di quota europea e €16,8 di cofinanziamento nazionale. Al 28 febbraio 2021, gli impegni ammessi da POR e PON rappresentano il 77,4% del totale (€39,1 miliardi) con una quota del 47,2% di pagamenti, pari a €23,8 miliardi. Si registra un andamento disomogeneo fra Regioni (POR) e diversi Programmi Operativi Nazionali (PON) e pagamenti effettuati: per il PON-FSE si va dal 75% al 18%, per i Programmi regionali si va dal 72% al 23%; per i POR-FESR si va dal 72% al 31%. Rispetto a questi dati,precisazioni:
1) i criteri europei sono diversi da quelli nazionali, quindi gli impegni assunti si riferiscono alle c.d. selected operations (interventi selezionati ma non per forza da attuare);
2) ciò che determina un effettivo utilizzo delle risorse europee non è il semplice pagamento, bensì la certificazione della spesa. Dei €23,8 miliardi già pagati, le risorse certificate ammontano a 21,8 miliardi, pari al 43% del totale dei programmi cofinanziati con i fondi strutturali.
Se da un lato non appare molto problematico il raggiungimento del target fissato per il 31 dicembre 2021 di €16,2 miliardi (per la sola quota europea) per i fondi strutturali, per il quale mancano €1,7 miliardi, l’effettiva rendicontazione delle quote future di risorse necessita di un impegno particolarmente deciso da parte di tutte le amministrazioni coinvolte. Inoltre, bisogna ancora investire e rendicontare €28,7 miliardi da qui al 2023.
Un peso importante è rappresentato dalla riprogrammazione delle risorse europee in favore di azioni di contrasto alla pandemia e dei suoi effetti socioeconomici: tale riprogrammazione ha riguardato circa €12 miliardi di fondi strutturali cofinanziati da FSE e FESR tra spese Covid e non, consentendo di redistribuire le risorse su tre grandi ambiti: emergenza sanitaria in senso stretto, sostegno ad attività economiche, interventi in materia di istruzione, occupazione e inclusione sociale. Attraverso questa azione non solo è possibile dare un importante contributo alle azioni per il contrasto alla pandemia, ma anche ottenere un’accelerazione della spesa dei fondi europei che faciliti i target da rispettare sino al 2023 tramite loro allocazione a interventi più facili da finanziare e rendicontare. Gli effetti saranno tanto più efficaci quanto più si sfrutterà l’opportunità offerta dai regolamenti europei di rendicontare la spesa a valere al 100% sulla quota di risorse al 30 giugno 2021: ciò significa che, se si rendiconta entro il 30 giugno, le spese saranno rimborsate al 100%; se si va oltre, le spese saranno rimborsate all’80%. L’Agenzia per la Coesione sta svolgendo, in questo senso, una intensa opera di affiancamento delle amministrazioni regionali, con l’obiettivo di certificare non meno di €2 miliardi entro il 30 giugno.
Le spese per il sostegno alle attività economiche, con riferimento al PON imprese e competitività, hanno visto un incremento di oltre €1,4 miliardi dell’importo destinato al Fondo centrale di garanzia, già certificato a dicembre 2020 per un importo pari a €358,42 milioni. Per il restante importo di oltre un miliardo, si stanno finalizzando le operazioni di certificazione per il 30 giugno 2021.
Rispetto alle spese per il sostegno all’occupazione, che successivamente saranno sostenute anche dal REACT-EU, i dati relativi all’agevolazione contributiva del 30% per l’occupazione nelle Regioni del Mezzogiorno indicano che oltre 1 milione di addetti ha fruito dell’esonero contributivo.
Braccio operativo: il Dicastero ha già iniziato a rafforzare il ruolo dell’Agenzia per la Coesione, al fine di renderla uno strumento in grado di dare assistenza concreta e costante e, quando necessario, di supplenza alle amministrazioni locali nell’attuazione delle politiche di coesione; in sostanza, si sta ridando all’Agenzia il ruolo originario di braccio operativo del Ministero.
Aggiornamento iniziativa REACT-EU: lo scorso 9 aprile, il documento è stato trasmesso dal Dicastero – tra i primi in Europa – alla Commissione, la quale pochi giorni fa ha manifestato apprezzamento per la programmazione complessiva. Il REACT-EU è uno strumento supplementare per la Programmazione 2014-20, finalizzato a interventi di immediato contrasto alla pandemia. Con la finalità di rendere chiara l’allocazione territoriale delle risorse, per ciacuna delle misure previste è stata specificata ex ante la quota destinata al Mezzogiorno (complessivamente il 64,3% ossia €8,4 miliardi). I contenuti delle misure riguardano l’esigenza di contrasto agli effetti economico-sanitari della pandemia, azioni per transizione verde e digitale, ricerca e formazione superiore universitaria, recupero delle perdite idriche.
Quadro generale stato dell’arte Accordo di Partenariato (AdP) 2021-2027: il Dicastero si appresta a notificare alla Commissione – non appena saranno approvati e pubblicati gli specifici regolamenti – il nuovo Accordo di Partenariato. In queste settimane, il Dicastero sta intensificando il negoziato informale con la Commissione per la preventiva condivisione dei contenuti dell’Accordo per quanto concerne obiettivi, priorità, architettura finanziaria e programmi. In questa ultima fase, si stanno cercando di rafforzare le azioni su interventi volti al conseguimento di obiettivi di policy coerenti con gli assi strategici del PNRR: riduzione divari di genere, generazionali e territoriali. La dote complessiva di risorse è pari a €83 miliardi (incluso il cofinanziamento nazionale); la cifra è superiore al ciclo precedente, quindi serve uno sforzo maggiore nello spenderli. Di queste risorse, €24,5 miliardi sono allocati a 10 Programmi Operativi Nazionali (PON), oltre al Just Transition Fund per la riconversione delle aree di Taranto e del Sulcis. Si è operata una semplificazione del numero dei PON (da 13 a 10) in coerenza con le richieste della Commissione, e si è introdotto un nuovo PON dedicato alla Salute: l’intenzione del Dicastero è di notificare l’AdP immediatamente dopo la pubblicazione dei regolamenti europei, così da facilitare una rapida attuazione dei Programmi nazionali e regionali. Un aspetto maggiormente caratterizzante dei nuovi PON è il ruolo di garanzia dell’addizionalità finanziaria e strategica delle risorse della Coesione rispetto a quelle che le stesse Amministrazioni dovranno gestire per l’attuazione del PNRR: i PON possono e devono rappresentare un valore aggiunto sia per il coordinamento e l’attuazione ai fini della riduzione dei divari e della garanzia dei servizi essenziali ai cittadini sia per la massimizzazione delle sinergie con il PNRR. A tal fine, PON e POR devono essere priorità strategica nell’azione dei Ministeri e delle Regioni a cui è affidato un ruolo di autorità di gestione o di organismo intermedio: l’Agenzia per la Coesione e il Dicastero daranno “massimo supporto”.