Dalle elaborazioni effettuate sul patrimonio informativo di EURISC
- il Sistema di Informazioni Creditizie gestito da CRIF – emergono i primi segnali di ripresa del numero di richieste di credito presentate dalle famiglie dopo la flessione registrata a seguito del lockdown disposto dal Governo a partire dal 9 marzo scorso per contenere la diffusione della pandemia di Covid-19.
Prendendo come valore di riferimento (100%) la settimana compresa tra il 9 e il 15 marzo scorso, che ancora beneficiava delle istruttorie imbastite nelle settimane precedenti, il picco negativo è stato registrato nelle due settimane comprese tra il 23 marzo e il 5 aprile, quando i volumi si sono attestati intorno alla metà di quelli pre-lockdown.
“L’andamento delle richieste di credito da parte delle famiglie mostra inequivocabili segnali di ripresa dopo la fase di lockdown, a conferma che gli italiani hanno parzialmente posticipato alcuni progetti di spesa sostenuti da un finanziamento a causa del blocco delle attività ma che, con la riapertura, il Paese sta progressivamente ripartendo. Ora è però fondamentale che le aziende siano messe nella condizione di soddisfare questa domanda, fondamentale per il rilancio dell’economia, senza modificare la loro attitudine a erogare o appesantendo le condizioni di offerta ad esempio attraverso la richiesta garanzie accessorie – commenta Antonio Deledda, Direttore del Credit Bureau di CRIF -. Considerando che le erogazioni di credito vengono accordate dagli istituti anche grazie alle informazioni contenute nei SIC, siamo chiamati a svolgere un ruolo ancora più importante. Senza la disponibilità di dati completi e aggiornati sulla storia creditizia dei richiedenti si stima che l’entità dei finanziamenti che non verrebbero erogati sarebbe pari a circa 30 miliardi di Euro per i mutui e a 12 miliardi per i soli prestiti personali. Inficiando lo sforzo che l’intero Paese dovrà
affrontare per far ripartire l’economia”.
In Allegato lo studio completo
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