MiTE: l'eolico diventa offshore galleggiante
Il MiTE si riunisce con le imprese e le associazioni che hanno partecipato al bando ministeriale di giugno e con le Amministrazioni statali interessate per la realizzazione di impianti eolici offshore galleggianti.
Si è svolta ieri al Ministero della transizione ecologica una riunione plenaria sugli impianti eolici offshore galleggianti alla presenza del capo di Gabinetto Roberto Cerreto, del Gruppo di lavoro di funzionari ed esperti che segue la questione per il MiTE, esponenti dei ministeri interessati e di tutte le imprese e le associazioni che hanno partecipato all’avviso pubblico del 25 giugno scorso del Mite inteso ad acquisire manifestazioni d’interesse da parte dei soggetti imprenditoriali in grado di realizzare impianti eolici offshore flottanti.
Sono state 64, infatti, le manifestazioni di interesse pervenute, di cui 55 da parte di imprese e associazioni di imprese, 3 da parte di associazioni di tutela ambientale (Wwf, Legambiente e Greenpeace) e 6 da altri soggetti (Anev, Elettricità futura, Cna, Cgil, università Politecnico di Torino, Owemes – associazione di ricercatori). Sedici proposte sono già corredate da progetti per la realizzazione di specifici impianti offshore flottanti, da collocare, in sei casi, in acque oltre le 12 miglia. Per i singoli progetti il bando ha già previsto come criteri di valutazione “la minimizzazione degli impatti ambientali, la celerità della realizzazione e il dimensionamento ottimale di ciascun progetto sotto il profilo della produzione energetica”.
La riunione ha fatto registrare l’apprezzamento unanime delle associazioni ambientaliste e degli operatori economici per il progetto del Ministero che, è stato più volte ripetuto, segna un nuovo modo di procedere nei rapporti tra Amministrazione, imprese e soggetti collettivi portatori di interessi pubblici.
La scelta di utilizzare le nuove tecnologie per realizzare impianti eolici offshore galleggianti al largo delle coste è stata, a propria volta, ritenuta capace di minimizzare l’impatto ambientale e paesaggistico e di ridurre al minimo i lacci e lacciuoli che spesso bloccano l’installazione degli impianti FER a terra.
I rappresentanti del Ministero hanno quindi preso atto con favore del generale clima di condivisione e collaborazione che sarà necessario per consentire la rapida definizione e approvazione dei progetti nel pieno rispetto delle istanze ambientali ai fini della loro realizzazione e messa in produzione al servizio della comunità nazionale.
A tal fine sarà anche fondamentale l’apporto di Terna per minimizzare l’impatto derivante dalla messa a terra dei cavi di trasporto dell’energia elettrica prodotta.
Il capo di gabinetto del MiTe ha osservato che l’offshore è uno dei passaggi che porteranno alla transizione energetica, anche se va sviluppato ancora l’onshore. Diversi contrasti tra il MiTe e altre amministrazioni hanno bloccato tanti gigawatt che potrebbero già essere prodotti, ma si sta lavorando pure con la Presidenza del Consiglio per superare i problemi. “Non sono obiettivi velleitari ma molto impegnativi” – ha affermato.
A tal fine il Ministero ha preannunciato che continuerà a seguire con grande attenzione il progetto e che già la prossima settimana inizieranno le riunioni bilaterali con i presentatori dei singoli progetti.