Le imprese italiane si trovano oggi ad affrontare un drastico calo del fatturato, che si traduce in minori flussi di cassa e di conseguenza in tensioni finanziarie improvvise e di inattesa severità, con il rischio di non essere in grado di adempiere alle proprie obbligazioni di pagamento commerciali o finanziarie, generando quindi un’impennata di insolvenze, che a sua volta può condurre ad un vero e proprio “blackout” produttivo generalizzato. Il Governo italiano, nell’intento di supportare le imprese nel contesto emergenziale, ha già disposto alcune misure di sostegno, che dal punto di vista finanziario si traducono in una moratoria, che estende di oltre 180 giorni ogni scadenza legata ad obblighi di pagamento per le microimprese e le PMI. Tali misure rappresentano certamente un primo passo importante per il sostegno della liquidità delle imprese. Altre misure sono ora necessarie, nella direzione del coinvolgimento delle grandi imprese e della fornitura di “nuova” liquidità (non più solo di mantenimento delle linee di credito esistenti) al mondo produttivo.
Ciò può avvenire coinvolgendo direttamente il capitale circolante delle imprese, che rappresenta il “motore” della gestione corrente, direttamente collegato alla disponibilità di cassa e alla rotazione del magazzino e di crediti e debiti commerciali. È sul capitale circolante, infatti, che si scaricano le tensioni di liquidità delle imprese: incassi e pagamenti commerciali manifestano ritardi che mettono e metteranno a dura prova le risorse finanziarie disponibili e rendono e renderanno, in previsione futura, difficoltoso il ricorso ad affidamenti di natura autoliquidante in presenza di clientela che può divenire insolvente. Le imprese sono cosi costrette a far leva sugli affidamenti bancari che ben presto, però, si rilevano insufficienti a sostenere le mutate esigenze finanziarie. Appare, quindi, cruciale fornire alle imprese i mezzi finanziari di cui hanno bisogno per far fronte ai pagamenti commerciali, anche per mantenere immutato il merito creditizio ed evitare un ricorso eccessivo agli affidamenti, in un contesto ove già si paventa a livello internazionale un futuro di crisi di liquidità.
Il ricorso al factoring, pro soluto e pro solvendo, in tutte le sue forme incluso il supply chain finance, supportato da una garanzia statale, cosi come già previsto in risposta alla crisi in altri paesi comunitari, rappresenta una efficace ed immediata soluzione alle criticità poste per le imprese dall’attuale situazione di emergenza. Tale soluzione assicura la “tenuta” dei flussi finanziari all’interno della filiera ed il consolidamento della struttura finanziaria di PMI e imprese corporate. L’utilità di tali tecniche nel contesto attuale è già stata evidenziata anche da fonti autorevoli1.
L’industria del factoring, naturale attore di riferimento per il supporto gestionale e finanziario alle transazioni di natura commerciale delle imprese, è pronta a fornire il proprio contributo all’economia reale con un intervento di sistema supportato da garanzia statale ed ispirato a quanto già attuato con la Piattaforma per la Certificazione dei Crediti. Attraverso l’istituzione di un apposito fondo di garanzia per la “cessione di crediti” e nell’ambito di un plafond specifico con appropriati meccanismi di funzionamento, lo Stato può intervenire garantendo l’importo in conto capitale dei debiti commerciali delle imprese che sono stati o vengono ceduti pro soluto a banche e intermediari finanziari (“factor”), riducendo tempi e costi di accesso e liberando così ulteriore capacità di credito per le imprese.
Tali misure possono già essere immediatamente adottate con decreto ministeriale, ai sensi del comma 9 dell’art. 49 del D.L. “Cura-Italia”2, fatti salvi eventuali interventi più favorevoli (a condizione che sia preservato il coinvolgimento delle imprese oggi non ammesse al Fondo di garanzia PMI).
In allegato la proposta completa di Assifact.
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