Il "climate change" per le società di leasing
Nell’operazione di leasing si può definire non solo il grado di rischio climatico e ambientale connesso al modello di business del cliente, ma anche il grado di sostenibilità ecologica del bene oggetto della locazione.
Nell’anno 2019 l’Unione europea emana il New Green Deal presentando la strategia ambientale che sottende l’obiettivo di neutralità climatica per il 2050 e che si basa su tre pilastri: l’utilizzo e la diffusione di tecnologie pulite (con bassa CO2, contenuto consumo energetico, alimentazione da fonti pulite, circolarità del bene, efficienza, etc.), l’energia conveniente, sicura e sostenibile e la transizione verde e digitale.
Si vuole raggiungere, quindi, un modello di crescita sostenibile europeo che riduca del 55% le emissioni di gas serra entro il 2030 rispetto al 1990, per questo motivo nel 2021 l’UE trasforma gli obiettivi climatici in legislazione con l’iniziativa Fit 55 nei settori più strategici, quali l’ambiente, l’energia, i trasporti e gli affari economici e finanziari. Stiamo vivendo una profonda trasformazione che si chiama “transizione climatica” in cui la parola d’ordine è “urgenza”. Il rinnovamento del sistema produttivo è la leva principale della transizione e comporterà una nuova cultura aziendale, che porterà all’abbandono dei business legati all’energia convenzionale e ai processi obsoleti, generando un fabbisogno finanziario di circa € 1.093,6 mld l’anno fino al 2050. È chiaro che un ammontare simile implica una partnership pubblico-privato. Questi dati rappresentano un’opportunità per il sistema finanziario europeo nel suo insieme, ma per il credito italiano l’effetto è amplificato se si considerano le caratteristiche del tessuto imprenditoriale e il relativo rischio climatico del paese. Risulta evidente che per gli operatori economici e finanziari scegliere l’ambiente significa generare valore, di conseguenza, il sostegno delle attività produttive sostenibili sarà sempre più la chiave della competitività economico-finanziaria. Perché non si parla di rischi ambientali, ma di rischi climatico-ambientali? In realtà, dei sei obiettivi di sostenibilità, al momento, i primi due hanno la priorità: la mitigazione dei cambiamenti climatici e l’adattamento ai cambiamenti climatici, facendo sì che molte iniziative prevalentemente siano climatico-ambientali poiché trattano solo i temi climatici. In particolare, in diversi documenti finanziari, si tiene conto dei fattori di rischio legati al clima e all’ambiente (fisici e di transizione) che minacciano concretamente l’attività delle imprese e la stabilità del sistema finanziario. Anche il sistema finanziario, parallelamente, sta vivendo una transizione che si concretizza nell’integrazione dei fattori di sostenibilità ambientale, sociale e di governance (ESG). In tal senso, al Green Deal seguono i mandati alla Banca centrale europea (BCE) e all’Autorità bancaria europea (EBA) da parte della Commissione finalizzati, tra le varie attività, anche alla revisione dell’intermediazione finanziaria per l’integrazione dei fattori ESG.
La “Guida sui rischi climatici e ambientali” di BCE del 2020 ridisegna il framework e identifica i rischi climatico-ambientali quali driver dei rischi finanziari tradizionali. L’anno seguente l’EBA pubblica il “Report on management and supervision of ESG risks for credit institutions and investment firms” che fornisce definizioni sui rischi ESG, raccomandazioni per una tempestiva integrazione e indicazioni sulle aspettative di vigilanza. In questo contesto, emerge chiaramente la necessità di prodotti bancari con caratteristiche di misurabilità e monitoraggio del contributo di banche e intermediari finanziari al sostegno dell’economia green. Il leasing, meglio di altri prodotti bancari, è già naturalmente predisposto a soddisfare al meglio questo compito: grazie alla sua intrinseca struttura, nell’operazione di leasing è possibile non soltanto definire il profilo di rischio climatico e ambientale connesso al modello di business della controparte cliente e ai suoi obiettivi di trasformazione ecologica (clienti sostenibili), ma anche definire il grado di sostenibilità ecologica (climatica ed ambientale) del bene stesso oggetto della locazione (beni sostenibili), riuscendo in questo modo a ottenere una visione più completa e approfondita di tutti gli aspetti correlati alla transizione ecologica. Il leasing, oltretutto, rappresenta uno strumento molto efficace per favorire e accelerare l’adozione e l’utilizzo di tecnologie innovative e green (a più bassa emissione di CO2) in tutte le categorie di beni.
Qual è quindi il cambiamento atteso per le società di leasing?
Richiamando il contenuto delle “Aspettative di vigilanza sui rischi climatici e ambientali” emesse nel 2022 da Banca d’Italia, le società di leasing dovranno intervenire nei vari ambiti della gestione aziendale:
• governance e presidi organizzativi: l’istituzione di strutture dedicate a fornire consulenza sui temi della sostenibilità ambientale, lo stanziamento di un adeguato livello di risorse finanziarie ed umane per la gestione di tali tematiche e l’introduzione di KPI specifici in ambito remunerazione;
• modelli di business e strategie commerciali: l’offerta di beni e prodotti di finanziamento leasing, il pricing e la definizione di metodologie e la quantificazione dei rischi climatici ed ambientali;
• gestione dei rischi climatici ed ambientali: innanzitutto, l’integrazione del Risk Management Framework delle società di leasing, nonché l’adeguamento dei processi di gestione del rischio di credito ed operativo. Risulta auspicabile anche l’esecuzione di un Materiality Assessment, volto a determinare l’impatto dei fattori di rischio C&E sui rischi tradizionali dell’intermediario e l’integrazione della mappa dei rischi e del Risk Appetite Framework. Inoltre, è opportuno che i fattori di rischio climatico ed ambientale siano integrati nei processi del credito (underwriting e monitoring) e che sia implementata un’adeguata metodologia di valutazione dei beni in leasing;
• data governance e reporting: processi di raccolta, manutenzione ed archiviazione dei dati, sistemi di reporting, identificazione di data strategy per le informazioni relative ai rischi climatici ed ambientali che includano analisi di data gap, individuazione di affidabili fonti per la raccolta dei dati.
Tutti questi interventi dovranno essere coordinati ed integrati nel quadro di un ‘piano d’azione’ organico, richiesto sempre dalla Banca d’Italia, che definisca precisamente obiettivi e tempi per la realizzazione.
Domani 21 marzo Assilea parlerà di leasing e sostenibilità nel convegno online "Leasing e sostenibilità ambientale ed economica" dalle ore 10.00 alle ore 13.00.
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