Il settore automobilistico italiano nella transizione verde
Un recente paper di Banca d’Italia analizza le caratteristiche del mercato automobilistico italiano e le criticità nel processo di transizione verde.

Partendo da evidenze e valutazioni degli addetti ai lavori, A. Orame, G. Cariola e G. Viggiano, in un Occasional Paper della Collana Banca d’Italia Questioni di Economia e Finanza (n. 911 di Marzo 2025), tracciano un quadro del mercato automobilistico italiano, analizzando le caratteristiche dell’offerta, le dinamiche della domanda e gli aspetti tecnologici ed economici legati alla conversione dell’industria all’alimentazione elettrica.
Nell’Unione Europa le emissioni del settore dei trasporti hanno un peso maggiore che nella media mondiale, pari a circa il 30% delle emissioni totali di CO2 e la quasi totalità delle emissioni dei trasporti europeo è riconducibile al trasporto su strada (96%). In questo contesto, il passaggio all’auto elettrica si sta affermando come il principale mezzo per la riduzione delle emissioni di gas serra nel settore automobilistico. Secondo la maggior parte degli esperti del settore, la transizione all’auto elettrica è ormai irreversibile, sospinta dalla regolamentazione europea, dalla risposta del mercato alla maggiore sensibilità ambientale della popolazione e dal progresso tecnologico.
L’industria automobilistica italiana è la terza in Europa e si distingue per il coinvolgimento di molti comparti della nostra economia e per un’ampia quota dedicata alla produzione di componenti. Mentre a livello mondiale la produzione di autovetture dal 2000 ad oggi è aumentata, in Europa è diminuita ed in Francia ed in Italia la diminuzione è stata ancora più pesante. Sul calo italiano potrebbe aver influito il fatto che vi è un’alta concentrazione nella produzione di auto di piccole dimensioni, più di altre interessate dal fenomeno della delocalizzazione, al fine di abbattere i costi di produzione. L’industria italiana si trova di fatto in una situazione di sovracapacità produttiva. È all’avanguardia in ambiti tecnologici legati alla produzione di componenti e motori a combustione, soprattutto diesel, ed ha una storica dipendenza da un unico produttore finale che ha iniziato ad offrire modelli elettrici in maniera significativa solo in anni molto recenti.
Da un punto di vista infrastrutturale, il nostro Paese per numerosità e potenza dei punti di ricarica si colloca attualmente in una situazione intermedia a livello europeo, tuttavia, nonostante la rapida crescita complessiva, la nostra rete resta ancora poco capillare, lasciando poco meno della metà dei comuni italiani sprovvisti di punti di ricarica ad accesso pubblico; risultano, inoltre, ancora poco diffusi i punti di ricarica in autostrada.
La flotta italiana di autoveicoli si componeva nel 2022 di circa 40 milioni di unità, la seconda più numerosa dell’Unione Europea dopo quella tedesca. In rapporto alla popolazione il mercato italiano appare tra i più saturi in Europa. L’età media del parco circolante è superiore alla media europea e tra i principali paesi, solo la Spagna ha un parco auto più vecchio di quello italiano. La quota di motorizzazioni elettriche è pari all’1,2 per cento, quasi equamente suddivisa tra veicoli a batteria (BEV) e veicoli ibridi plug-in (PHEV), valore inferiore rispetto alla media europea (3,0 per cento) e alla quota di Germania (4,9 per cento), Francia (3,8 per cento) e Spagna (1,4 per cento). Il passaggio all’elettrico potrebbe temporaneamente accelerare il ricambio del parco auto e quindi le vendite. Esso è tuttavia frenato da prezzi al momento più elevati.
Le flotte aziendali e i noleggi possono avere un ruolo importante nella transizione all’auto elettrica, avvicinando i consumatori a questo nuovo prodotto e alimentando un mercato dell’usato a prezzi più accessibili. Fattori, quali economie di scala all’ampliarsi del mercato dell’auto elettrica e l’attesa riduzione del costo delle batterie, potranno consentire lo sviluppo del mercato.
L’auto elettrica è in apparenza più semplice rispetto a un veicolo con motore a combustione interna, ma risulta più complessa nella progettazione ingegneristica e nello
sviluppo del software. Questo rende difficile valutare il possibile impatto della transizione sulla filiera italiana, caratterizzata da imprese di piccole dimensioni e minori capacità di investimento. Il coordinamento tra il sostegno pubblico dal lato dell’offerta e quello dal lato della domanda appare dunque necessario per garantire una transizione ordinata della filiera al nuovo paradigma della mobilità.
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