Novamont, bioeconomia circolare per "rilanciare il Paese"

La crisi ha dimostrato l’insostenibilità del sistema attuale e l’urgenza di aumentare la resilienza e di accelerare la transizione verso un sistema sostenibile e puntando sulla dimensione locale con il Green New Deal

Novamont, bioeconomia circolare per "rilanciare il Paese"

“La crisi che stiamo affrontando ha dimostrato l’insostenibilità del sistema attuale e l’urgenza di aumentare la nostra resilienza e di accelerare la transizione verso un sistema sostenibile e puntando sulla dimensione locale, sfruttando l’imperdibile opportunità del Green New Deal”, ha esordito Catia Bastioli, amministratore delegato Novamont in occasione della convocazione agli Stati Generali.
 
Nel corso del suo intervento Bastioli ha evidenziato le potenzialità della bioeconomia circolare, che ha come prerequisito la salute del suolo, e che rappresenta il 10% del valore della produzione dell’economia italiana, definita “strumento chiave concreto e immediatamente sfruttabile in questo processo di transizione, settore di innovazione in cui l’Italia è in una posizione di leadership”. Un settore che ha investito negli ultimi dieci, solo nel comparto dei biochemicals, oltre 800 mln in Italia.
 
Dopo essersi soffermata sulla filiera delle bioplastiche e degli intermedi chimici - biolubrificanti, bioerbicidi, ingredienti per cosmetici, etc - (275 operatori, 745 Mln di euro di fatturato e 2645 addetti dedicati)  e della frazione organica (circa  2 Mld di euro di fatturato per i servizi di raccolta e trattamento biologico con 9900 addetti), un modello che oggi vede l’Italia al primo posto in Europa per il riciclo del rifiuto alimentare e alla cui creazione Novamont ha dato un contributo sostanziale, Bastioli ha evidenziato il ruolo fondamentale dei cluster tecnologici nazionali ed in particolare del Cluster SPRING, che riunisce 119 principali player nei settori della ricerca, dell’industria, dell’agricoltura, dell’energia, dell’ambiente e 13 Regioni, indicando poi i passi necessari e  i progetti territoriali cantierabili fin da subito, molto rilevanti anche per il Meridione d’Italia:
 
1. il recepimento della direttiva europea sul pacchetto per l’economia circolare che riconosca e rafforzi la leadership italiana nella raccolta differenziata della frazione organica;
2. il recepimento della direttiva SUP (Single Use Plastics) che dal 2021 mette al bando alcune categorie di manufatti monouso (tra cui piatti e posate), che indirizzi verso l’utilizzo di materiali compostabili come le bioplastiche a supporto dei rilevanti investimenti da parte della filiera delle bioplastiche e dell’industria della trasformazione nonché degli innovativi sistemi di trattamento e riciclo. Su questo tema si sono già espressi positivamente Federdistribuzione, CIC  Utilitalia e Coldiretti;
3. la creazione del consorzio obbligatorio Biorepack nell’ambito CONAI, che potrà avere ricadute importanti sullo sviluppo e la leadership nel settore delle bioplastiche biodegradabili e compostabili;
4. la realizzazione di una rete impiantistica per il trattamento del rifiuto organico alla base di un suolo sano, così come delineato nel dettaglio dal Cluster Spring, con investimenti sino a 1,7 BLN di euro.
 
Catia Bastioli ha concluso ricordando che “Per mettere in pratica tutto questo e rendere più resiliente il nostro futuro dovremo essere in grado di sperimentare nuove forme di collaborazione tra settore pubblico, privato e terzo settore, creando ponti tra aree ed anime diverse, provando a superare le appartenenze e gli egoismi, gli ostacoli e le barriere normative, portando sul mercato soluzioni coerenti che massimizzino le ricadute sulle comunità e la rigenerazione delle risorse naturali, valorizzando le grandi innovazione del Paese in questi settori strategici per un rivoluzionario Made in Italy”.