Autonoleggio, il Coronavirus fa fallire il colosso Hertz

Dopo il crollo dei ricavi e la svalutazione della flotta, l’azienda usa ricorre all’amministrazione controllata.

Autonoleggio, il Coronavirus fa fallire il colosso Hertz

Il coronavirus non fa sconti a nessuno: il colosso statunitense dell’autonoleggio Hertz venerdì sera ha annunciato la bancarotta ricorrendo al “Chapter 11”, la legge Usa che protegge dai creditori.

Il Chapter 11  è una norma della legge fallimentare statunitense, che consente alle imprese che lo utilizzano una ristrutturazione a seguito di un grave dissesto finanziario. In particolare, è una procedura di riorganizzazione e non di liquidazione, che dovrebbe evitare il fallimento della Hertz grazie al risanamento dell’impresa. Nel caso della Hertz, è molto probabile che ne uscirà un’azienda fortemente ridimensionata.

L’istanza di fallimento riguarda le divisioni statunitense e canadese: rimangono quindi fuori, almeno per ora, le divisioni di Europa, Australia e Nuova Zelanda.

L’azienda era stata fondata nel 1918 a Chicago da Walter Jacobs, ex rivenditore della Ford. Allora si chiamava Rent-a-Car e possedeva una flotta di una dozzina di Model T. Il nome con cui era diventata famosa lo aveva ricevuto da John Hertz, che l’aveva acquistata nel 1923. Ora ha oltre 12.000 sedi in tutto il mondo, circa 667.000 auto, e 40.000 dipendenti, dimezzati però durante la scorsa settimana per fronteggiare la crisi. L’investitore attivista Carl Icahn possiede il 39% delle azioni, e quindi in sostanza ha la posizione di controllo.

A onor del vero, non è solo dovuta all'emergenza sanitaria la condizione attuale di Hertz infatti gli analisti  fanno risalire l'origine dei problemi già alla crisi del 2008, e poi all’acquisto nel 2012 di Dollar Thrifty per 2,3 miliardi, un prezzo ritenuto troppo alto. Nel 2014 era stata costretta ad ammettere che aveva truccato i conti, pagando 16 milioni di multa, e qualche mese dopo il ceo Mark Frissora si era dimesso.

Negli ultimi anni la compagnia aveva accumulato 17 miliardi di debiti. Gli analisti ritenevano che si stesse riprendendo da queste difficoltà, ma quando il coronavirus ha paralizzato viaggi e trasporti è rimasta senza vie di salvezza, per due motivi: primo, l’ovvio crollo dei ricavi; secondo, la profonda svalutazione della flotta delle auto, che piazzava sul mercato dell’usato.

Naturalmente, la Hertz che fallisce preoccupa fortemente l’intero settore automotive, a cominciare da General Motors e Fca, i 2 più importanti fornitori dell’azienda.