Dati di Settore
Deloitte: sono sempre più green le quotate a Piazza Affari
La sostenibilità sempre più centrale per le aziende: Il 53 per cento delle relazioni finanziarie del 2020 prende in considerazione il cambiamento climatico.
In un solo anno è cresciuta dell’11 per cento la percentuale di società quotate sul mercato MTA di Borsa Italiana che menzionano il cambiamento climatico nella propria informativa. È la prima volta che più del 50 per cento delle società analizzate include il fattore clima nei propri report annuali.
«Continua a crescere l'attenzione per il tema cambiamento climatico: il 53 per cento delle relazioni finanziarie del 2020 delle società quotate sul Mercato Telematico Azionario (MTA) di Borsa Italiana ha prodotto un'informativa sul clima. Un significativo +11 per cento rispetto al 2019, e un dato che conferma l'accelerazione dell’attenzione al tema del cambiamento climatico. Un’attenzione che anche come Deloitte condividiamo: per questo vogliamo dare il nostro contributo fornendo stimoli alla redazione di un'informativa finanziaria che, con riferimento alla sostenibilità ambientale, esprima contenuti qualitativi e quantitativi maggiormente rispondenti alle aspettative formulate dagli enti regolatori, dagli investitori istituzionali e da tutti gli altri stakeholder dell’ecosistema del reporting finanziario». Ad affermarlo è Stefano Dell’Orto, Amministratore Delegato di Audit & Assurance Deloitte, nel presentare il report Climate Change nell’informativa finanziaria redatta dalle società quotate in Italia, lo studio di Deloitte che analizza la rilevanza del cambiamento climatico nei bilanci delle società di Piazza Affari.
«In linea con il trend già emerso nel 2019, osserviamo una crescente diffusione dell’informativa fornita nelle Relazioni finanziarie annuali 2020 delle società quotate e una maggiore consapevolezza che le tematiche legate al cambiamento climatico non possono essere confinate al solo contesto della Dichiarazione Non Finanziaria», spiega Stefano Dell’Orto. «Si tratta, però, di un primo stadio del percorso evolutivo atteso dall’ecosistema del reporting finanziario, dato che solo in alcuni casi tale informativa viene estesa ai riflessi del cambiamento climatico nella valutazione delle poste iscritte in bilancio. E anche in tali casi l’informativa fornita risulta prevalentemente di carattere qualitativo», dice Stefano Dell’Orto.
L’analisi di Deloitte è stata condotta con riferimento alle Relazioni Finanziarie Annuali relative all’esercizio 2020 pubblicate dalle società quotate sul Mercato Telematico Azionario (MTA) gestito e regolamentato da Borsa Italiana e ha riguardato i bilanci di 220 società sulle 239 società quotate su tale mercato. Le società analizzate sono state classificate secondo un criterio settoriale: utilizzando i cluster di Borsa Italiana, ogni società è stata identificata all’interno del macro-settore e del settore specifico di appartenenza.
Analizzando questi 220 bilanci, emerge che il 53 per cento delle relazioni finanziarie esaminate, relative a 116 entità, contiene informativa in merito al cambiamento climatico con livelli di dettaglio molto diversificati. Il trend è in crescita rispetto al 2019, in cui solo il 42 per cento delle relazioni finanziarie annuali includeva riferimenti espliciti al tema del cambiamento climatico. Tuttavia, rimane un significativo numero di società che non affronta questo aspetto nella Relazione finanziaria annuale: il 47 per cento delle relazioni finanziarie 2020, infatti, non include alcun riferimento al tema.
Inoltre, il livello di dettaglio delle informazioni fornite differisce significativamente: 36 delle 116 relazioni finanziarie annuali che trattano il cambiamento climatico menzionano il tema come fattore puramente di contesto e di mercato, non declinato rispetto alla realtà aziendale e al relativo quadro strategico e senza individuazione di rischi e di opportunità correlati. Invece, 80 delle 116 relazioni finanziarie annuali, pari al 36 per cento dell’intero campione, affrontano, seppur con livelli di dettaglio significativamente differenti, il cambiamento climatico quale fattore critico della realtà aziendale, declinando le considerazioni nell’ambito della relativa strategia di gestione e identificando i rischi e le opportunità correlati.
«L’analisi ha complessivamente messo in luce una crescente consapevolezza rispetto alla tematica del cambiamento climatico e ai suoi impatti sul bilancio, in continuità con il percorso virtuoso tracciato già con i bilanci 2019», commenta Franco Amelio, Sustainability Leader di Deloitte Italia. «Tuttavia, il tipo di informazioni inserite nelle Relazioni finanziarie annuali risulta ancora prevalentemente di carattere qualitativo anziché quantitativo e concentrato nella Relazione sulla gestione, con particolare riferimento alla descrizione dei rischi correlati al cambiamento climatico, presentati con livelli di dettaglio e specificità molto variabili», afferma Amelio.
Questo vale sia per le società industriali, di cui circa il 36 per cento (62 società su 169) ha fornito informativa nel corpo della Relazione finanziaria annuale in merito al rischio correlato al cambiamento climatico, sia per le società operanti nell’ambito dei servizi finanziari che presentano percentuali del tutto analoghe (18 società su 51). Il dato diventa viceversa disomogeneo se letto in una prospettiva settoriale. «L’esposizione dei singoli settori ai rischi derivanti dal cambiamento climatico è, allo stato, un driver oggettivo fondamentale per l’estensione e la qualità dell’informativa fornita», evidenzia Massimiliano Semprini, IFRS Leader di Deloitte Italia. «L’appartenenza a settori identificabili con maggiore esposizione a tali rischi, come quelli dell’energia e delle utility, influenza in maniera significativa non solo la strategia comunicativa, ma anche la portata e il contenuto dell’informativa nel contesto delle Relazioni finanziarie annuali», spiega Semprini.
«In generale, è importante sottolineare che se, da un lato, dichiarazioni forti rispetto alle strategie aziendali di decarbonizzazione sono sempre più al centro della comunicazione da parte degli emittenti, dall’altro, soltanto in alcuni casi tali affermazioni sono coerentemente riflesse nei bilanci», prosegue Mauro Di Bartolomeo, National Professional Practice Director di Deloitte Italia. «Per fare concreti passi in avanti nel percorso evolutivo dell’informativa finanziaria bisogna ricercare una sempre maggiore coerenza tra l’informativa sul clima fornita e la comunicazione strategica. Ma non solo: è fondamentale l’elaborazione di un’informativa sempre più analitica e quantitativa degli impatti legati al cambiamento climatico effettivamente riflessi nella predisposizione dei bilanci».
«In linea con il trend già emerso nel 2019, osserviamo una crescente diffusione dell’informativa fornita nelle Relazioni finanziarie annuali 2020 delle società quotate e una maggiore consapevolezza che le tematiche legate al cambiamento climatico non possono essere confinate al solo contesto della Dichiarazione Non Finanziaria», spiega Stefano Dell’Orto. «Si tratta, però, di un primo stadio del percorso evolutivo atteso dall’ecosistema del reporting finanziario, dato che solo in alcuni casi tale informativa viene estesa ai riflessi del cambiamento climatico nella valutazione delle poste iscritte in bilancio. E anche in tali casi l’informativa fornita risulta prevalentemente di carattere qualitativo», dice Stefano Dell’Orto.
L’analisi di Deloitte è stata condotta con riferimento alle Relazioni Finanziarie Annuali relative all’esercizio 2020 pubblicate dalle società quotate sul Mercato Telematico Azionario (MTA) gestito e regolamentato da Borsa Italiana e ha riguardato i bilanci di 220 società sulle 239 società quotate su tale mercato. Le società analizzate sono state classificate secondo un criterio settoriale: utilizzando i cluster di Borsa Italiana, ogni società è stata identificata all’interno del macro-settore e del settore specifico di appartenenza.
Analizzando questi 220 bilanci, emerge che il 53 per cento delle relazioni finanziarie esaminate, relative a 116 entità, contiene informativa in merito al cambiamento climatico con livelli di dettaglio molto diversificati. Il trend è in crescita rispetto al 2019, in cui solo il 42 per cento delle relazioni finanziarie annuali includeva riferimenti espliciti al tema del cambiamento climatico. Tuttavia, rimane un significativo numero di società che non affronta questo aspetto nella Relazione finanziaria annuale: il 47 per cento delle relazioni finanziarie 2020, infatti, non include alcun riferimento al tema.
Inoltre, il livello di dettaglio delle informazioni fornite differisce significativamente: 36 delle 116 relazioni finanziarie annuali che trattano il cambiamento climatico menzionano il tema come fattore puramente di contesto e di mercato, non declinato rispetto alla realtà aziendale e al relativo quadro strategico e senza individuazione di rischi e di opportunità correlati. Invece, 80 delle 116 relazioni finanziarie annuali, pari al 36 per cento dell’intero campione, affrontano, seppur con livelli di dettaglio significativamente differenti, il cambiamento climatico quale fattore critico della realtà aziendale, declinando le considerazioni nell’ambito della relativa strategia di gestione e identificando i rischi e le opportunità correlati.
«L’analisi ha complessivamente messo in luce una crescente consapevolezza rispetto alla tematica del cambiamento climatico e ai suoi impatti sul bilancio, in continuità con il percorso virtuoso tracciato già con i bilanci 2019», commenta Franco Amelio, Sustainability Leader di Deloitte Italia. «Tuttavia, il tipo di informazioni inserite nelle Relazioni finanziarie annuali risulta ancora prevalentemente di carattere qualitativo anziché quantitativo e concentrato nella Relazione sulla gestione, con particolare riferimento alla descrizione dei rischi correlati al cambiamento climatico, presentati con livelli di dettaglio e specificità molto variabili», afferma Amelio.
Questo vale sia per le società industriali, di cui circa il 36 per cento (62 società su 169) ha fornito informativa nel corpo della Relazione finanziaria annuale in merito al rischio correlato al cambiamento climatico, sia per le società operanti nell’ambito dei servizi finanziari che presentano percentuali del tutto analoghe (18 società su 51). Il dato diventa viceversa disomogeneo se letto in una prospettiva settoriale. «L’esposizione dei singoli settori ai rischi derivanti dal cambiamento climatico è, allo stato, un driver oggettivo fondamentale per l’estensione e la qualità dell’informativa fornita», evidenzia Massimiliano Semprini, IFRS Leader di Deloitte Italia. «L’appartenenza a settori identificabili con maggiore esposizione a tali rischi, come quelli dell’energia e delle utility, influenza in maniera significativa non solo la strategia comunicativa, ma anche la portata e il contenuto dell’informativa nel contesto delle Relazioni finanziarie annuali», spiega Semprini.
«In generale, è importante sottolineare che se, da un lato, dichiarazioni forti rispetto alle strategie aziendali di decarbonizzazione sono sempre più al centro della comunicazione da parte degli emittenti, dall’altro, soltanto in alcuni casi tali affermazioni sono coerentemente riflesse nei bilanci», prosegue Mauro Di Bartolomeo, National Professional Practice Director di Deloitte Italia. «Per fare concreti passi in avanti nel percorso evolutivo dell’informativa finanziaria bisogna ricercare una sempre maggiore coerenza tra l’informativa sul clima fornita e la comunicazione strategica. Ma non solo: è fondamentale l’elaborazione di un’informativa sempre più analitica e quantitativa degli impatti legati al cambiamento climatico effettivamente riflessi nella predisposizione dei bilanci».