Retribuzioni contrattuali: indagine ISTAT aprile-giugno 2021
La ripresa dell’attività contrattuale prosegue anche nel secondo trimestre del 2021 e determina un’ulteriore diminuzione della quota dei dipendenti con il contratto scaduto.
Alla fine di giugno 2021, i 34 contratti collettivi nazionali in vigore per la parte economica riguardano il 41,3% dei dipendenti – circa 5,1 milioni – e corrispondono al 42,1% del monte retributivo complessivo.
Nel corso del secondo trimestre 2021 sono stati recepiti quattro contratti: pelli e cuoio, metalmeccanica, calzature e trasporto merci su strada e servizi di magazzinaggio.
I contratti che, a fine giugno 2021, sono in attesa di rinnovo scendono a 39 e interessano circa 7,3 milioni di dipendenti (il 58,7% del totale), quasi 2,5 milioni in meno rispetto al dato di fine marzo; riguardano il 57,9% del monte retributivo complessivo.
Il tempo medio di attesa di rinnovo per i lavoratori con contratto scaduto, tra giugno 2020 e giugno 2021, è aumentato sia per i lavoratori con il contratto scaduto (da 16,6 a 28,1 mesi), sia per il totale dei dipendenti (da 13,7 a 16,5 mesi).
La retribuzione oraria media, rispetto al secondo trimestre del 2020, è cresciuta dello 0,6%.
In aumento anche l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie: dello 0,2% rispetto a maggio 2021 e dello 0,6% rispetto a giugno 2020.
In particolare, l’aumento tendenziale è stato dell’1,2% per i dipendenti dell’industria, dello 0,7% per quelli dei servizi privati ed è stato nullo per quelli della pubblica amministrazione.
I settori che presentano gli aumenti tendenziali più elevati sono quelli del legno, carta e stampa (+2,3%), dell’energia elettrica e gas (+2,2%), del credito e assicurazioni (+2,0%). L’incremento è invece nullo per il settore alimentare, per quello del tessile, dell’abbigliamento e della lavorazione pelli, delle industrie chimiche, del commercio, delle farmacie private e della pubblica amministrazione.