Confcommercio: "fenomeni illegali per le imprese italiane"
Confcommercio ha pubblicato i risultati di una ricerca, presentata durante la nona edizione della Giornata di Confcommercio "Legalità, ci piace" per analizzare l'impatto che fenomeni illegali hanno sulle imprese italiane
Lo studio, compiuto su un campione di imprese del terziario con al massimo 50 addetti, sottolinea come il credito abbia assunto un ruolo fondamentale per avere liquidità dall'inizio dell'emergenza sanitaria. "L'analisi" - si legge nella nota ufficiale - "evidenzia un peggioramento della percezione dei livelli di sicurezza tra le imprese del terziario di mercato. Quasi il 12% degli imprenditori, infatti, percepisce un peggioramento dei livelli di sicurezza nel 2021. Il dato è più accentuato nelle grandi città (16,2%), al Sud (16,6%), per le imprese del commercio al dettaglio alimentare (15,1%) e per gli alberghi (20%). La percezione maggiore tra i fenomeni criminali in maggior aumento riguarda l'usura (27%). Il trend è più marcato nelle grandi città e al Sud, dove l'usura è indicata in aumento dal 30% delle imprese. Seguono, poi, l'abusivismo (22%), racket (21%) e furti (21%)".
L'usura vai inoltre a penalizzare la crescita delle imprese e del sistema economico: l'11% degli imprenditori ha avuto notizie di episodi di usura o estorsione, mentre il 17,7% è preoccupato per il rischio di esposizione a esse (valore più alto al Sud). Ma come si pongono gli imprenditori di fronte a un episodio? Il 58,4% ritiene che si dovrebbe denunciare, il 33,6% non saprebbe cosa fare mentre il 6,4% dichiara di non poter fare nulla (anche qui il dato più interessante è al Sud con una polarizzazione più netta, forse causata dalla maggiore esposizione a fenomeni criminali).
Secondo le stime dell'ufficio Studi Confcommercio, c'è alto rischio usura per 30.000 imprese del commercio e dei pubblici esercizi. L'impatto in termini di perdita annua di fatturato è del 6,3%, con l'abusivismo commerciale che costa 8,7 miliardi di euro, l'abusivismo pesa per 4,8 miliardi nella ristorazione, la contraffazione pesa 4,1 miliardi, il taccheggio 4,3 miliardi.
Quali sono le possibilità per prevenire il fenomeno dell'usura? Il report risponde: "In questo contesto, strumenti strutturali già esistenti, quali i Confidi, possono essere utili a prevenire il fenomeno del ricorso all’usura nell’ambito dei sistemi imprenditoriali locali. È necessario, pertanto, rilanciare l’operatività dei Confidi a favore delle imprese a rischio usura (all’art. 15 della legge 7 marzo 1996, n. 108), attraverso un generale potenziamento e la revisione degli schemi di funzionamento. In particolare gli interventi dovrebbero essere volti a semplificarne l’utilizzo e ad ampliarne l’accesso. La stessa legge 108/96 regola l’accesso al fondo previsto dall’ articolo 14, gestito dal Comitato di solidarietà per le vittime dell’estorsione e dell’usura, istituto presso Ministero dell’Interno. In relazione alla piena funzionalità di tale Fondo, attraverso il quale le vittime di usura possono ottenere un mutuo commisurato agli interessi usurari e ai danni derivanti dagli stessi, senza interessi, da restituire in 10 anni, sono allo studio alcune ipotesi di modifica finalizzate a superare alcune criticità evidenziate nelle ultime relazioni annuali del Comitato".
L'Ambulatorio Antiusura propone azioni concrete contro i fenomeni illegali, sin dal momento della denuncia del crimine, monitorando e scongiurando il rischio della diffusione della criminalità organizzata tramite percorsi di accesso al credito che siano alternativi a quello criminale.
Fra le proposte c'è una revisione della legge 108/96, che disciplina la materia dell’usura, un maggiore coinvolgimento degli istituti di credito nella prevenzione e nel percorso di educazione finanziaria, l'aumento della pena editale per il reato di usura, accrescere il numero di centri di ascolto e aiuto per imprenditori in difficoltà, la costituzione di nuclei dedicati delle forze dell'ordine e l'istituzione di un registro delle cessioni di aziende nel periodo pandemico, con focus su queste attività in un momento storico di crisi in cui le condizioni di cessione delle imprese avvengono in condizioni particolari.