L'occupazione ai tempi del Covid-19: indagine Confindustria
I risultati dell’indagine sul ricorso alla cassa integrazione delle aziende del comparto restituiscono un’istantanea delle dimensioni reali di questa crisi.
Ad oggi 45,8% delle imprese del settore dei dispositivi medici, quasi la metà, già usufruisce della Cassa integrazione guadagni in deroga. Questo il primo dato che emerge dall’indagine del Centro Studi di Confindustria Dispositivi Medici chiusa lo scorso 17 aprile. Nello specifico, 30,1% delle imprese ha dichiarato che già usufruiva della cassa integrazione, mentre il 15,7% ne avrebbe cominciato a usufruire nei giorni successivi.
E in caso di ricorso alla cassa integrazione, il 63,2% delle imprese la utilizza per oltre i 2/3 del proprio personale, mentre il 13,2% delle aziende ha sospeso tutto il personale. Tuttavia la soluzione di gran lunga preferita per le aziende dei dispositivi medici è quella di ridurre a tutto il personale l’orario di lavoro (42,1%), ovvero a oltre metà di tutto il personale (21,0%). Tale informazione implica che la strategia di gran parte delle imprese sia quella di prendere tempo e continuare a resistere per capire con l’andamento dell’emergenza quale strada prendere.
Per comprendere meglio le dimensioni di questa crisi, all’interno del settore dei dispositivi medici, va premesso che a fronte di una crescita della domanda di dispositivi medici in alcune aree terapeutiche che sono state letteralmente travolte dall’emergenza sanitaria, a cominciare da quella respiratoria e di terapia intensiva, vi è stata invece la sospensione di tutte le attività di erogazione ambulatoriale e ospedaliera, con l’effetto che in molte altre aree terapeutiche, come quella dell’ortopedia la domanda è stata quasi nulla.
Inoltre alcune filiere, dalla produzione al punto vendita, come quella degli ausili legati a disabilità motorie e degli apparecchi acustici per l’ipoacusia, patologie per cui è richiesta prescrizione medica, sono completamente ferme dalla fase di lockdown. Ad esempio i pochi centri acustici che sono rimasti aperti hanno lavorato solo su appuntamento e quasi esclusivamente per assistenza su prodotti già in commercio, vendita di batterie e altro materiale di consumo. In questi casi è stata praticamente azzerata sia la prova che la vendita del nuovo.
Un altro aspetto che va considerato rispetto all’analisi dell’impatto del Covid-19 è che il ricorso alla cassa integrazione è direttamente correlato con la dimensione aziendale. Solo 1/3 delle grandi aziende, quelle con un fatturato maggiore o uguale a 50 milioni di euro, ha ricorso o ricorrerà alla Cigd; viceversa, poco meno dei 2/3 delle micro imprese con fatturato minore a 2 milioni di euro, sta ricorrendo o ricorrerà alla cassa integrazione. Più è grande l’impresa minore è il ricorso alla cassa integrazione, quindi le aziende con una struttura economico-finanziaria di dimensioni maggiori hanno una capacità maggiore da un punto di vista finanziario.
Le aziende che hanno dato il loro contributo rispondendo alle domande dell’indagine possono essere considerate come un “campione” estremamente rappresentativo, che copre circa il 40% dell’intero mercato. Lo studio è stato realizzato attraverso un questionario sintetico dedicato a tutte le imprese del comparto, sia associate sia non associate. Ed è il primo di una serie di approfondimenti che il Centro studi di Confindustria Dispositivi Medici sta portando avanti per avere un quadro reale sulla dimensione degli effetti della crisi per il settore dei dispositivi medici. All’inizio della prossima settimana avremo i risultati dell’indagine sull’impatto dell’emergenza sui fatturati delle imprese del settore.
Documento allegato.
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